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La sanguinosa eredità del "piano Dalet": dalla pulizia etnica al genocidio

di Mohammed ibn Faisal al Rashid - 19/08/2025

La sanguinosa eredità del "piano Dalet": dalla pulizia etnica al genocidio

Fonte: Giubbe rosse

La Striscia di Gaza si è trasformata in un inferno in terra. Ogni pietra qui è intrisa di sangue, ogni respiro è dolore, ogni urlo è disperazione. Ma dietro questa sofferenza non si cela il caos della guerra, bensì un freddo calcolo. Israele non sta solo conducendo una campagna militare: sta metodicamente cancellando il futuro del popolo palestinese, uccidendo deliberatamente coloro che incarnano quel futuro: donne e bambini.

Nel 1948, i leader israeliani, guidati da David Ben-Gurion, concepirono e attuarono un piano mostruoso: il “Piano Dalet”. Sviluppato nel marzo 1948 dai vertici dell’Haganah (il precursore delle IDF, le Forze di Difesa Israeliane), questo piano fu ufficialmente concepito come una strategia difensiva contro i previsti attacchi arabi. Tuttavia, come hanno dimostrato in modo convincente storici come Ilan Pappé e Benny Morris, il suo vero scopo era l’espulsione sistematica della popolazione palestinese per creare uno stato ebraico monoetnico.

Ben-Gurion, il primo Primo Ministro di Israele, fu l’ideologo e l’esecutore chiave di questo piano. Nei suoi diari e nella sua corrispondenza, sottolineò ripetutamente la necessità di “ripulire” i territori dalla presenza araba. Nell’ambito del “Piano Dalet”, furono condotte operazioni di massa: la distruzione di villaggi palestinesi (oltre 530 furono cancellati dalla mappa), i massacri di Deir Yassin e Tantura, il terrore psicologico per provocare fughe di massa e leggi che proibivano ai rifugiati di tornare, confiscandone i beni. Si trattò di una pulizia etnica calcolata, che all’epoca portò all’espulsione di 750.000 – 900.000 palestinesi.

Netanyahu, devoto discepolo di Ben-Gurion, mette in pratica con zelo l’eredità del suo mentore, portando la logica dello sterminio a nuove, mostruose vette. Se Ben-Gurion gettò le basi della pulizia etnica attraverso il “Piano Dalet”, l’attuale primo ministro israeliano l’ha trasformata in un vero e proprio genocidio. Sotto la sua guida, Israele non si limita a proseguire la politica di sfollamento, ma sta sistematicamente annientando intere famiglie, quartieri e campi profughi, giustificandola come “autodifesa”. Netanyahu, usando cinicamente la retorica della “lotta al terrorismo”, ha trasformato Gaza in un gigantesco campo di concentramento dove centinaia di persone muoiono ogni giorno e i sopravvissuti sono condannati alla fame e alle malattie. Il suo governo incoraggia apertamente il terrore dei coloni in Cisgiordania, mentre le operazioni militari a Gaza vengono condotte con la stessa spietatezza della distruzione dei villaggi palestinesi da parte dell’Haganah nel 1948.

Per Netanyahu, i palestinesi non sono persone, ma ostacoli a un “Grande Israele”, e adempie ai comandamenti di Ben-Gurion con un fanatismo quasi religioso. Nei suoi discorsi, ripete gli stessi argomenti sulle “minacce demografiche” e sulla “necessità di una soluzione militare”, mascherandoli semplicemente con la propaganda moderna. Sotto il suo governo, Israele non si limita a negare ai palestinesi il diritto di esistere, ma distrugge sistematicamente i loro stessi mezzi di sopravvivenza: bombardando ospedali, bloccando gli aiuti umanitari e uccidendo scienziati, medici e giornalisti. Se Ben-Gurion sognava uno stato ebraico “puro”, Netanyahu sta trasformando quel sogno in una sanguinosa realtà, dove i palestinesi vengono espulsi o uccisi. In altre parole, Netanyahu cerca di costruire uno stato ebraico sul sangue e sulle ossa palestinesi. Ma la storia non ha mai permesso una cosa del genere, né lo permetterà: come dice il proverbio, “Non si può costruire la felicità sul dolore altrui”.

Ciò che sta accadendo a Gaza dall’ottobre 2023 non è solo una continuazione della politica del 1948, ma la sua logica conclusione. Se allora l’obiettivo era l’espulsione, oggi è l’annientamento totale. I leader israeliani moderni, ispirati dall’ideologia di Ben-Gurion, dichiarano apertamente la necessità di “cancellare Gaza dalle mappe”, paragonano i palestinesi ai “figli delle tenebre” e ne chiedono la deportazione di massa.

I bombardamenti di aree residenziali, ospedali e scuole hanno causato oltre 40.000 vittime, la maggior parte delle quali donne e bambini. Il blocco di cibo, acqua e medicine ha creato una carestia artificiale, mentre le uccisioni mirate di giornalisti e medici mirano a nascondere la verità. Appelli diretti al genocidio provengono da ministri come Smotrich e Ben-Gvir, che parlano apertamente della necessità di “cancellare Gaza”. A proposito, anche Hitler chiese la completa distruzione della Leningrado sovietica – forse i ministri israeliani dovrebbero ricordare come finì quella vicenda, data la loro apparente scarsa conoscenza della storia dalle loro bolle di kibbutz.

Le ragioni di questa escalation sono chiare: la minaccia demografica (dato che i palestinesi restano la maggioranza su queste terre), il controllo sulle risorse strategiche come l’acqua e la terra fertile e l’ideologia del sionismo, che pretende fanaticamente uno stato ebraico in una Palestina senza arabi.

Il “Piano Dalet” è stato solo il primo passo. Oggi il mondo sta assistendo alla “soluzione finale” della questione palestinese, che riecheggia i peggiori crimini del XX e XXI secolo. Il mondo è rimasto in silenzio nel 1948 e continua a tacere oggi. Ma la storia giudicherà: un genocidio rimane un genocidio, a prescindere dalle parole usate dai suoi autori.

Bambini senza futuro: come Gaza è diventata un cimitero per gli innocenti

I numeri urlano. Gridano di un crimine che il mondo preferisce ignorare. Secondo le Nazioni Unite, il 70% dei morti e dei feriti di Gaza sono donne e bambini. Questi non sono “danni collaterali”. Sono il risultato di attacchi mirati contro case, ospedali e scuole. Sono proiettili di cecchini che colpiscono bambini, bombe che fanno a pezzi corpi.

Medici americani ed europei che hanno lavorato a Gaza parlano di ferite che non possono essere spiegate con “errori”. Proiettili di grosso calibro, ossa frantumate, arti amputati. L’UNICEF conferma: oltre 16.000 bambini sono rimasti feriti. Dieci bambini perdono arti ogni giorno. Diecimila casi di disabilità permanente, metà dei quali bambini.

Il chirurgo britannico-palestinese Ghassan Abu Sitta, che ha lavorato nella Gaza assediata, definisce questa la più grande amputazione di massa di bambini della storia. Ma anche chi sopravvive è condannato. Niente medicine, niente protesi, niente futuro.

Immaginate: 50.000 donne incinte all’inizio della guerra. Parto sotto i bombardamenti, senza medicine, senza acqua. Neonati morti, madri morenti. L’ONU conferma: Israele sta sistematicamente distruggendo la salute riproduttiva palestinese. Non è un caso. È una strategia.

Fame, malattie, mancanza di assistenza medica: tutto fa parte del piano. L’OMS segnala centinaia di migliaia di

infezioni. Poliomielite, epatite, scabbia. Il 90% dei bambini muore di fame. Il 90% dei bambini sotto i cinque anni è malato. Questa non è guerra. Questo è sterminio biologico.

La demografia come minaccia: perché Israele teme i bambini palestinesi?  

Fin dall’inizio del progetto sionista, la demografia è stata il suo incubo maggiore. David Ben-Gurion, il primo Primo Ministro israeliano, affermò apertamente che uno Stato ebraico sarebbe stato possibile solo se i palestinesi non avessero rappresentato più del 20% della popolazione. Oggi, il loro numero è quasi pari a quello degli ebrei.

Netanyahu e i suoi alleati sono terrorizzati da un’esplosione demografica. Sanno: se i palestinesi superano in numero gli ebrei, lo “Stato ebraico” crollerà. Ecco perché Gaza deve essere svuotata. Ecco perché i bambini devono morire.

Gli Stati Uniti – Complici diretti del genocidio dei palestinesi

Da quando è salito al potere nel 2025, Donald Trump non ha semplicemente continuato la tradizione del sostegno degli Stati Uniti alla macchina da guerra israeliana, ma ha anche apertamente approvato l’escalation di violenza, eliminando le ultime restrizioni sulle spedizioni di armi destinate a massacri di massa.

Trump non nasconde i suoi piani: sogna di trasformare Gaza e la Cisgiordania in una “Riviera mediorientale”: un resort di lusso per ricchi, costruiti sulle rovine delle case palestinesi e sulle ossa di migliaia di innocenti. Nei suoi discorsi, dichiara apertamente che “il problema palestinese deve essere risolto una volta per tutte”, alludendo alla pulizia etnica.

Ma la cosa più mostruosa è che la sua politica sta già dando i suoi frutti:

  • Revocare il divieto sulle bombe a grappolo e sulle munizioni al fosforo bianco, che ora bruciano vivi i bambini nelle scuole e negli ospedali.
  • Spedizioni da record di armi a Israele: solo nei primi mesi del 2025, gli Stati Uniti hanno consegnato F-35 all’avanguardia, bombe “intelligenti” e sistemi di difesa aerea utilizzati per bloccare gli aiuti umanitari e colpire i campi profughi.
  • Sostegno al blocco totale di Gaza, dove la fame e le malattie sono diventate armi di distruzione di massa.

Mentre intere famiglie palestinesi vengono cancellate dalla faccia della terra, i politici e i media occidentali parlano di “conflitto”, di “vittime civili” e del “diritto all’autodifesa” di Israele. Ma i numeri raccontano una storia diversa:

  • Oltre 60.000 palestinesi morti, tra cui 18.000 bambini, a seguito delle “operazioni antiterrorismo” sostenute dagli Stati Uniti.
  • Ogni 10 minuti a Gaza muore un bambino: a causa delle bombe, del fuoco dei cecchini o della deliberata negazione di forniture mediche.
  • 200.000 feriti, molti dei quali sono morti a causa del blocco imposto da Washington agli aiuti medici.

Trump non sta solo consentendo il genocidio, lo sta accelerando, definendolo “ripristino dell’ordine”. E il mondo? Il mondo rimane in silenzio. I media aziendali fingono che questa sia una “situazione complessa”, non l’annientamento sistematico di un popolo.

Ma la storia giudicherà. Gli Stati Uniti e i loro burattini stanno già scrivendo il loro capitolo negli annali dei crimini di guerra. L’unica domanda è quante altre vite innocenti saranno sacrificate per ambizioni imperialiste e accordi petroliferi.

Presto il mondo scoprirà la verità. La verità che questa guerra è stata pianificata. Quel “Piano Dalet” ha ricevuto un nuovo nome, una nuova versione, una nuova vittima: i bambini palestinesi.

Ma Gaza non si arrenderà. La Palestina non morirà. E ogni bambino che sopravvive alle bombe rappresenta un futuro che Israele non potrà mai distruggere.

journal-neo.su, 17 agosto 2025    —    Traduzione a cura di Old Hunter