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“A Dio per la parete nord” di Hervé Clerc: le vie impervie della Fede

di Giovanni Tateo - 26/01/2019

“A Dio per la parete nord” di Hervé Clerc: le vie impervie della Fede

Fonte: Barbadillo

La montagna come vetta di spiritualità

Hervé Clerc, l’autore del libro di cui ci occupiamo, è, almeno ai nostri occhi, un giornalista davvero fuori del comune. Sì, perché quest’uomo, non solo ha studiato, con evidente profitto, la filosofia e le dottrine metafisiche occidentali ed orientali, ma è egli stesso un vero e proprio ricercatore spirituale, come il suo stesso testo dimostra. Qualcuno capace di offrirci quella che è sicuramente una delle migliori introduzioni o sintesi immaginabili sulla dottrina metafisica induista della “non-dualità” della realtà, corrispondente a quella della “unicità dell’esistenza” secondo l’Islam mistico, od esoterico, che dir si voglia, altrimenti noto come Sufismo.

Per chi non avesse ancora letto il libro, o semplicemente non avesse la minima idea di questi argomenti, diciamo innanzitutto che tali dottrine, appunto sostanzialmente identiche nel loro significato, affermano che tutto ciò che noi intendiamo con i termini “realtà”, “essere” o “esistenza”, in verità, non sono altro che Dio, perché Lui è in assoluto l’unica realtà, l’unico essere, l’unica esistenza, fonte assolutamente unica, incondizionata ed infinita di tutti gli esseri, gli enti od esistenti. Il che ovviamente implica pure che assolutamente nessuno di essi possieda, o possa mai possedere, una propria realtà, od un proprio essere, e quindi nemmeno una vita od un’esistenza propria, al di fuori di Dio stesso.

Lo scritto però, non si limita affatto ad una brillante ed efficacissima esposizione di questa dottrina, ma costituisce un vero e proprio caloroso e convinto invito alla ricerca di un Dio così concepito.

Un Dio, com’è evidente, completamente, incommensurabilmente, anzi abissalmente, è proprio il caso di dirlo, diverso dal Dio che le religioni comunemente conosciute e vissute ci hanno sempre prospettato. Certo, non che l’uno sia il vero Dio e l’altro il falso: si tratta “soltanto” di due aspetti diversi, o meglio due differenti prospettive, dell’unica Divinità.

Le religioni, da sempre, ci mettono in contatto col “Dio personale”, che è la divinità solamente del bene, della giustizia soltanto, mentre l’altro, quello appunto indicato da Clerc, è quello che si pone in una condizione di assoluta neutralità, corrispondente alla sua pura assolutezza, che trascende necessariamente non solo il bene ed il male, ma qualunque qualità od attributo divino od ontologico possibile ed immaginabile. Il primo è il Dio sul quale molte precise affermazioni teologiche possono e debbono essere formulate, e che può essere rappresentato anche simbolicamente ed artisticamente, mentre il secondo è assolutamente inconoscibile, misterioso, imperscrutabile, impensabile, inimmaginabile, irrappresentabile ed indicibile.

Il primo, quindi, è, tutto sommato, qualcosa a cui la mente umana può in qualche modo avvicinarsi, mentre il secondo è quasi sempre paragonato ad un puro ed inconcepibile nulla, ad una tenebra impenetrabile, infatti è l’oggetto principe della cosiddetta “teologia negativa”, ossia di quella teologia che esprime la Divinità esclusivamente negando che ad Essa possa riferirsi alcunché di determinato, limitato, finito o distinto.

Ora, se quest’opera è davvero straordinaria ed assai preziosa per la notevolissima capacità del suo autore di esporre dei concetti così complessi e profondi con un linguaggio sempre semplicissimo, chiaro, agile, scorrevole ed elegante, tuttavia essa, inevitabilmente, non può che porre tutta una serie di problemi, che però restano insoluti. Si tratta precisamente delle dirette implicazioni delle stesse affermazioni esposte, o dei dubbi che da esse possono facilmente sorgere. Ne esponiamo una serie, partendo sia dallo specifico punto di vista cristiano, e sia da quello più genericamente filosofico.   

Se Dio è tutti gli esseri senz’alcuna eccezione, allora Egli è anche Satana o questi è anche Dio? O Satana è il lato oscuro di Dio? Analogamente, Dio è l’uomo o l’uomo è Dio? L’universo è davvero un’illusione? Lo è davvero l’io? La religione è inutile forse? Se Dio è l’intera realtà, allora tutto è bene, e quindi anche il male? Esiste davvero il male? Se non c’è differenza tra bene e male, allora come orientarsi nell’esistenza? A quale etica o morale si dovrebbe far ricorso? Se inoltre Dio è l’unico agente, l’autore unico di tutte le azioni compiute dagli esseri viventi, uomini in primis, allora esiste davvero la libertà? Esiste davvero la responsabilità esistenziale o morale? Esiste forse, invece, la predestinazione, il destino?

Certo, ci rendiamo ben conto che tutte queste questioni non sono davvero contestabili all’autore in particolare, giacché egli, ovviamente, non ha affatto preteso di aver creato le dottrine originarie che espone, limitandosi invece a farsene interprete ed ambasciatore spirituale. Sono tutte questioni che semmai andrebbero indirizzate a quelle stesse dottrine, o meglio alle Tradizioni sacre che le hanno generate e vissute, le quali, infatti, non hanno mai mancato di occuparsene, risolvendole con ricchezza di argomentazione.

Allo stesso modo, siamo del tutto consapevoli che la brevità stessa del testo non poteva affatto consentire al suo autore nemmeno un accenno a tutte queste difficoltà; tuttavia esse restano, e sicuramente il lettore meno esperto non potrà che incapparci.

Dal nostro punto di vista, quindi, un libro del genere, per quanto davvero meraviglioso, e decisamente prezioso, risulta essere anche terribilmente insidioso, pericoloso. Esso, infatti, rischia seriamente di far perdere il lettore che vi si concentri, e non semplicemente nel senso di confonderne il pensiero, ma di disorientarlo totalmente nella sua stessa esistenza concreta. Siamo troppo pessimisti o troppo severi? Crediamo di no, anche per le seguenti ragioni ulteriori. Premettiamo, però, che conosciamo benissimo tali dottrine in oggetto, e da tempo ne condividiamo il contenuto, quindi non siamo affatto in disaccordo né con esse, né con Clerc.

Il problema generale che pone l’esistenza stessa di un libro come questo è un altro, ossia che il suo autore vi afferma la possibilità che, di fronte al diffuso nichilismo, ateismo e materialismo dell’Umanità attuale, ed in alternativa alle religioni tradizionali, considerate ormai al tramonto, si debba abbracciare una spiritualità incentrata su questo Dio “della parete nord”. Non a caso, egli sottolinea che oggi le chiese sono sempre più deserte, mentre i centri di meditazione si moltiplicano, e sono sempre più frequentati. All’orizzonte, dietro l’avanzare, l’estendersi del deserto della fede, lui vede approssimarsi l’alba di una nuova civiltà spirituale costruita su questo Dio simile ad un puro nulla. L’autore, però, dimentica, o tralascia, che i grandi mistici, o iniziati, o maestri spirituali, che lui stesso cita additandoli giustamente come esempi luminosissimi, per poter raggiungere le proprie vette metafisiche, non avevano assolutamente mai potuto far a meno di vivere profondamente la propria religione, e l’ipotesi che invece ciò sia tranquillamente possibile non ci sembra molto facile da dimostrare, e nemmeno tanto prudente.

A parte il fatto che noi, basandoci soprattutto sull’Apocalisse di Giovanni, ossia sulla Tradizione Sacra, crediamo che purtroppo, prima dell’avvento di una nuova Età dell’Oro, sarà tutt’altro a riempire quasi totalmente quel deserto, l’altro punto critico è il seguente.

Clerc pensa ad una nuova e diversa spiritualità di massa, e che quindi il suo messaggio debba essere rivolto indistintamente a chiunque. Egli, infatti, non si rivolge esclusivamente a coloro i quali nutrono un’autentica vocazione filosofica o mistica, e nemmeno semplicemente religiosa, ma a chiunque abbia la ventura di leggere il suo libro. Preparato o no, idoneo o no. È Clerc stesso a volersi fare da ponte tra quel suo Dio simile ad un completo nulla, e nel contempo misteriosamente onnipresente ed onnipervasivo, ed un lettore che invece Lo ignora totalmente, anzi nemmeno potrebbe immaginarseLo. Ad un lettore, insistiamo, eventualmente del tutto impreparato ed inadatto a raccogliere il suo messaggio e la sua esortazione.

Ebbene, pur essendo concordi con lui sul fatto che l’essere umano, in quanto intelligente, è per sua natura “filosofo”, e che quindi, in un modo o nell’altro, cerca sempre il significato della vita, e, magari inconsapevolmente, anche Dio, la verità, tuttavia, è che la ricerca metafisica di cui l’autore, così appassionatamente e competentemente, parla, all’interno delle civiltà spirituali in cui essa è sorta e si è sviluppata, con buone ragioni, non è mai stata effettivamente consentita a chiunque indistintamente. La dottrina retrostante è invece sempre stata riservata ad un esiguo numero di individui animati dalla giusta vocazione, e provvisti delle qualificazioni interiori necessarie.

In altre parole, questa ricerca di Dio possiede un carattere eminentemente esoterico, non essoterico o religioso, per cui il suo testo, in pratica, non costituisce altro che quella che, nel linguaggio tecnico dell’esoterismo stesso, non può che definirsi come una vera e propria “iniziazione virtuale” o teorica.

Stando così le cose, perlomeno nelle condizioni in cui versa l’Umanità attuale, tale ricerca spirituale, che appunto non sbaglieremmo nel definire “esoterica”, non può affatto essere proposta o destinata all’individuo comune, il quale può smarrirsi facilmente già nel solo approccio teorico ad essa.

Esiste necessariamente una notevole differenza tra teologia ed autentica metafisica, così come, analogamente, tra religione e via iniziatica. È assolutamente scorretto ed inopportuno, dunque, proporre una via iniziatica come valido sostituto della religione. Anche se le due, ma solo nei contesti sacri che le prevedono entrambe senza che ciò costituisca alcuno strappo all’ortodossia od un sacrilegio vero e proprio, di norma non debbono essere nettamente separate, tuttavia i loro rispettivi e specifici ambiti devono essere sempre e comunque rispettati, e mai confusi tra loro.

Persino nell’antica Civiltà greca, il cui massimo precetto spirituale era proprio quello apollineo del “conosci te stesso”, che appunto sintetizzava precisamente la stessa ricerca del Divino in questione, e che teoricamente era indirizzato a tutti, era tuttavia previsto un rigido regime di segretezza per il contenuto dottrinale dei Misteri, ossia della sapienza di matrice divina, così come una rigorosa selezione dei candidati al percorso nella Via iniziatica vera e propria.

Non ne facciamo, però, una questione di esclusivismo o di elitarismo, ma consideriamo in maniera obbiettiva l’errore di voler indirizzare chiunque verso un sentiero spirituale che, per sua intrinseca natura, non può che essere compreso solamente da una speciale minoranza di individui, vissuto realmente da una minoranza ancora più stretta, ed infine effettivamente realizzato nei suoi ultimi esiti da un’ulteriore minoranza ancor più esigua.

L’uomo moderno, ormai, spesso riesce a stento a trovarsi semplicemente “in grazia di Dio”, figurarsi, quindi, se potrebbe, addirittura a maggioranza, riuscire a raggiungere quella ineffabile meta divina variamente denominata “illuminazione”, “identità suprema” o “liberazione”.

Quello che noi consideriamo un reale pericolo in operazioni come quella di Clerc, in definitiva, è che un messaggio ed un invito come i suoi, in menti inadatte a riceverli, possano produrre, per una drammatica eterogenesi dei fini, indesiderabili effetti contrari, persino peggiori degli stessi nichilismo, ateismo e materialismo. Mai come nella Modernità, infatti, è sempre stata in agguato l’idea sovversiva, titanica, faustiana, che l’Uomo sia o possa diventare Dio. Molte sono le forme storiche di questa concezione, la meno pericolosa delle quali è il superomismo. Esistono però anche degli altri suoi nomi precisi, ma lasciamo quindi al lettore avveduto le denominazioni che rinviano a posizioni di gran lunga, eufemisticamente, meno innocue.

In conclusione, però, al netto delle nostre dovute osservazioni critiche su alcuni aspetti del testo, all’Adelphi va senz’altro il nostro sentito plauso per questa sua ottima pubblicazione, e l’augurio che essa, come d’altronde ha già fatto, in futuro moltiplichi sempre più straordinarie iniziative editoriali del genere.