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L'euroburocrazia ha decido di distruggere l'agricoltura in Europa

di Matt Martini - 21/12/2025

L'euroburocrazia ha decido di distruggere l'agricoltura in Europa

Fonte: Matt Martini

La trattativa per fondere il mercato comune europeo con il Mercosur non c'entra molto con la geopolitica, anche se, va detto, il Sud America che gli Stati Uniti della rinnovata dottrina Monroe considerano "giardino di casa" è in effetti l'unico spazio continentale non del tutto "revisionista" con cui l'Europa e il Miliardo d'Oro possono ancora pensare di fare scambi senza finanziare i nemici del santo ordine liberale: l'Africa, stanca delle prese in giro coloniali, preferisce fare accordi con la Russia, la Cina, la Turchia o le petromonarchie. In questo senso un accordo sul commercio agroalimentare con l'America Latina sarebbe un'integrazione del CETA (entrato in vigore in modo provvisorio) e del TTIP mandato in vacca dalla politica di dazi di Trump. 
Qui finisce la parte geopolitica e comincia quella molto più inquietante delle politiche interne europee. 
L'Europa di per sé avrebbe la piena autosufficienza alimentare, se non fosse per le politiche green, fighette, e "sostenibili" con cui l'euroburocrazia ha decido di distruggere l'agricoltura in Europa. Politiche di lotta alle emissioni di azoto, di cui l'Olanda è stata pilota negli anni recenti, con una sistematica aggressione al comparto agroalimentare e zootecnico, bastone e carota che comprendevano esproprio, più o meno mascherato, dei terreni agricoli e sussidi ai coltivatori e allevatori per sospendere la produzione.
Distruggere la propria autosufficienza alimentare è un'idea intrinsecamente suicida, e quando qualcuno definisce "globalista" l'ideologia della governance europea ha ragione nell'usare questa espressione in relazione a scelte di questa fatta.
L'idea di mettere in disarmo l'agricoltura intensiva, e di rendere il continente un giardino ecologico per gente ricca, nasconde in fondo anche un'altra forma di ipocrisia. Un'agricoltura di questo tipo sarebbe sostenibile se il continente europeo fosse abitato da 50 o 60 milioni di abitanti, e non da 400 milioni come è in realtà. In fondo questo rivela il retropensiero malthusiano che si è sempre nascosto dietro la facies pubblica dell'ideologia ambientalista occidentale.  
L'ipocrisia sta anche nella concezione secondo cui noi dobbiamo essere un continente di soli consumatori, "consapevoli" ed eticamente superiori per aver trasformato l'agricoltura in una sorta di giardinaggio da diporto, e demandato la produzione agricola necessaria ad altri continenti (in questo caso il Sud America), in cui le regole produttive fra l'altro sono meno stringenti. In questo modo la coscienza ambientale europea è a posto. La stessa scemenza razionale si applica alla nozione di riduzione delle emissioni di CO2. 
Anche a voler prendere per buona l'idea scientificamente scorretta che sia la CO2 responsabile dell'effetto serra (dimenticando l'uguale contributo degli altri gas atmosferici incluso il vapore acqueo), è chiaro che ridurre l'emissione di CO2 in un mondo in cui hanno intenzione di farlo solo gli europei, e neppure gli americani, quindi solo metà dell'Occidente, non avrebbe alcun senso, perché la produzione netta di anidride carbonica non si può ridurre in questo scenario.
La logica europea presuppone una strana matematica di saldi netti immaginari, in cui il disordine e consumo creato negli altri continenti non viene mai messo nel conto. l'europeo ambientale globalista vive in una bolla neghentropica in cui la sua sostenibilità aumenta sempre e l'entropia diminuisce. In fondo è l'equivalente termodinamico della supercazzola del commissario europeo Borrell, secondo cui noi siamo un giardino fiorito, mentre il resto del mondo è una jungla. 
Il fatto che sia il pianeta nel suo complesso, e non il continente europeo, a dover essere considerato come sistema chiuso, non deve essere considerato. 
In fondo è la stessa mentalità coloniale e il senso di superiorità su cui gli imperi europei hanno vissuto per tre o quattrocento anni. Ora però di quella superiorità è rimasto solo il senso: perso il primato tecnologico e fortemente deindustrializzato, il Vecchio Continente si è trasformato in una casa di riposo per babbioni arroganti, illusi e in declino demografico, trasformati in meri consumatori e ora avviati persino alla dipendenza alimentare. Un padrone che invecchiando dipenderà per essere imboccato dal buon cuore di quelli che furono i suoi servi.
In tutto ciò un velo di resistenza è venuto da alcuni governi a orientamento meno globalista e dagli agricoltori europei. Ma come sempre battaglie di retroguardia per posporre di qualche mese decisioni fatali.