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Ade secondo Hillman: la pienezza dell’Invisibile

di Angelo Tonelli - Luca Valentini - 23/05/2017

Ade secondo Hillman: la pienezza dell’Invisibile

Fonte: Ereticamente

Abbiamo seguito l’inizio di uno seminario di studi del noto filologo ligure Angelo Tonelli, incentrato sull’interpretazione psicanalitica e sapienziale dei miti e delle divinità arcaiche – particolarmente quelle della civiltà greco – romana – del filosofo americano James Hillman, di nota derivazione junghiana. In questo primo appuntamento, si è approfondita la figura del dio degli Inferi, riferendosi al testo “Il mondo e il mondo infero” dello stesso Hillman, da cui riprenderemo citandoli alcuni passi, dal capitolo appositamente dedicato ad Ade.

Vi è una connessione molto stretta tra la morte e la vita, come tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile. E’ la comprensione di un unicum che si declina in diverse e differenziate modalità, la dimensione non – duale che traspare non solo negli insegnamenti della Sapienza Greca, ma anche nei dettami metafisici dell’Advaita Vedanta e nell’ascesi esoterica dello Shivaismo Kashmiro. Quando Hillman fa riferimento ad Ade, lo concepisce come l’altra porta del visibile, la sponda altra ma analoga e sorella dell’esistenza terrena, la morte non essendo altro che il passaggio da uno stato di coscienza all’altro, dal visibile all’invisibile appunto:

Ade, come sappiamo, era il Dio delle profondità, il Dio degli invisibili. E’ invisibile egli stesso, e questo potrebbe implicare che la trama invisibile sia proprio Ade, e che quell’essenziale <<che cosa>> che mantiene le cose stesse nella forma loro propria sia, in effetti, il segreto della morte. E se la natura, come dice Eraclito, ama nascondersi, allora la natura ama Ade“.

A tal proposito, spesso erroneamente si ha l’idea che affrontare l’argomento della morte debba necessariamente condurre a sentimenti estremi di tristezza e di disperazione, invece di aprire correttamente il varco ad una rinnovata consapevolezza di pace e beatitudine interiore, in cui si risolvono e si sublimano le sofferenze ed i tormenti della caduca vita materiale. A differenza dell’ultima follia contemporanea, il videogame che incinta al suicidio, una pacata e sapienziale riflessione sulla dimensione dell’oltre-vita può solo farci intuire tutta la sacralità della vita, di come essa debba essere vissuta pienamente, come una catarsi che ci renda quanto più consapevoli e coscienti possibili nel momento del trapasso all’invisibile, riconoscendo attivamente la radice del Divino e del Mondo:

Tutte queste manifestazioni <<negative>> concorrono a formare l’immagine netta di un vuoto, di un’interiorità o profondità, che è sconosciuta, ma a cui può essere dato un nome, e che esiste ed è sentito anche se non è visto. Ade non è un’assenza, ma una presenza nascosta – persino un’invisibile pienezza

Non casuale, infatti, sono alcuni aspetti simbolici di Ade che Hillman evidenzia, come la condivisione col fratello Zeus dell’Aquila come animale allegorico di riferimento: è la manifestazione della sincronicità dell’Universo, della sua mercurialità, in cui ciò che è prettamente tellurico è analogamente ed ontologicamente associabile a ciò che è prettamente uranico, essendo Ade, secondo Hillman identico a Zeus ctonio. Il passaggio all’invisibile, secondo Tonelli ed i suoi simposiasti, può essere accostato ad un processo di liberazione dal peso plumbeo delle occupazioni mondane, un autentico volo cosciente verso il Sole Spirituale. E’ fondamentale, pertanto, ribadire una nota assonanza etimologica tra due formulazioni verbali greche arcaiche, già poste in evidenza da Plutarco e da Arturo Reghini, τελευτάν e τελείσθαι , che designavano rispettivamente il morire e l’essere iniziato. Tale processo è associabile al percorso della nigredo alchimica, tramite cui si attua una comprensione profonda della morte, che permette, a seguito di una vita di purità iniziatica, l’espansione del vero sguardo dell’Io, slegato dalla materialità e dai vincoli dell’ego:

La Dimora di Ade è un regno psicologico di adesso, non un regno escatologico di poi. Non è un remoto luogo di giudizio sulle nostre azioni, ma costituisce il luogo per giudicare ora ed entro la riflessione inibitrice, interiore alle nostre azioni…il suo regno era considerato la meta finale di ogni anima, Ade è la causa finale, lo scopo, il vero telos di ogni anima, e di ogni processo dell’anima“.

Altro simbolismo importante legato ad Ade e considerato da Hillman è quello del copricapo, comune ad Hermes, comune alle diverse forme iniziatiche della Tradizione Occidentale, dal flaminato romano, alla teurgia egizio – caldea, alla Magia ed all’Ermetismo medievale, rinascimentale e contemporaneo. Secondo il filosofo americano, il capo coperto e velato è la reale padronanza dell’Io sul nostro mentale, quale forza attiva e magica, quale potestà pontificale di identificarsi con la profondità più estrema del proprio animo, che, come visto, è sincronicamente l’altezza più limpida del cielo olimpico.

…è il copricapo l’immagine esplicita della connessione tra Ermes e Ade (annunciata nell’inno omerico ad Ermes). Ermes e Ade condividono un medesimo stile di coprirsi la testa, che allo stesso tempo nasconde i loro pensieri e capta i pensieri nascosti. Sono le loro intenzioni che diventano invisibili. Non possiamo percepire dove <<sia la loro testa>>, anche se possiamo avere la sensazione di una nascosta sorveglianza sui nostri pensieri più profondi, e siccome non possiamo mai scoprire che cosa intenda la loro mente coperta, li consideriamo ingannatori, imprevedibili, spaventosi – oppure saggi “.

In conclusione, possiamo definire quanto espresso in questo simposio un consapevole superamento della necrofilia moderna, del gusto per l’aridità interiore, dello smarrito della propria identità culturale e spirituale, il superamento degli estremismi per quella pacata e saggia Via di Mezzo che il Taoismo e la Tradizione indicano come via maestra: è l’acquisizione dello stato di equanimità, di cosciente centralità rispetto alle polarità del Bene e del Male, del Bello e del Brutto. Al Dio Ade restituiamo tutta la sua essenzialità, tutta la sua anagogica funzione palingenetica: questo è l’insegnamento di James Hillman.

Sempre su EreticaMente proseguiranno le nostre sintesi circa i seminari di Angelo Tonelli sulle ulteriori riflessioni sapienziali di Hillman sul Sacro nelle civiltà arcaiche.

A cura di Luca Valentini