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Ancora molti continuano a parlare di lotta di classe

di Fabio Falchi - 27/09/2019

Ancora molti continuano a parlare di lotta di classe

Fonte: Fabio Falchi

Ancora molti continuano a parlare di lotta di classe, che rischia però di essere una espressione pericolosamente fuorviante, giacché in una società frammentata come quella occidentale non esiste alcuna classe sociale che sia potenzialmente rivoluzionaria (come lo fu nei secoli scorsi la borghesia e come avrebbe dovuto essere, secondo i marxisti, la classe operaia, che di fatto rivoluzionaria non lo è mai stata). Attualmente in Italia, ad esempio, circa l'80% degli occupati lavorano nel settore terziario , ossia circa 18 milioni, di cui oltre 11 milioni nel terziario di mercato, mentre solo poco più di 5 milioni sono gli occupati nel settore secondario (industriale) e poco più di un milione in quello primario (agricoltura e pesca). Inoltre, da più di un secolo è terminata l'epoca degli opifici e con le grandi aziende è inevitabilmente cominciata un'epoca in cui la divisione del lavoro ha conosciuto trasformazioni profonde, che di fatto hanno reso impossibile qualsiasi forma di gestione collettiva delle aziende, vuoi per le competenze tecniche vuoi per le capacità strategiche necessarie per il funzionamento di tali aziende (età capitalistica quindi caratterizzata dal predominio - che è concetto, si badi, eminentemente politico - degli strateghi e dei funzionari del grande capitale).
In questo contesto, decisiva è pertanto una lotta politica e sociale (questa sì ancora possibile) che miri a spezzare l'anello che consente al grande capitale (privato, si intende) - ossia a chi detiene la proprietà o, meglio, il controllo dei principali mezzi di produzione, finanziari e di comunicazione di massa - di controllare, direttamente o indirettamente, i vertici del potere pubblico. In altri termini, oggi è decisiva - anche per vincere la battaglia per un diverso rapporto con la terra - la lotta per la (ri)conquista dello Stato (per la supremazia del potere pubblico nei confronti del potere del grande capitale privato) anziché la lotta contro lo Stato, al punto che non è esagerato sostenere che è proprio questa differenza che attualmente dovrebbe strutturare e articolare la differenza che caratterizza l'essenza stessa del Politico ovverosia la differenza tra amico e nemico.