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Carnevale

di Maurizio Murelli - 20/02/2023

Carnevale

Fonte: Maurizio Murelli

In fondo siamo a Carnevale, con Arlecchino servo di due padroni.
Un tempo un qualsiasi leader mondiale per poter far parte del circo Barnum liberista doveva recarsi al Muro del Pianto di Gerusalemme e farsi filmare in mondovisione. Oggi quel muro è stato virtualmente trasferito a Kyev. Così come ai leader ante 24 febbraio 2022 era indifferente la loro effettiva e veritiera partecipazione emotiva al senso attribuito da Israele al Muro, allo stesso modo è del tutto indifferente ai leader post 24 febbraio il loro sentimento verso la Kyev del gran sacerdote Zelensky. Indispensabile è esserci, l’importante è l’inchino, la genuflessione, lo sproloquio a favore di telecamera. Se non ci vai sei un paria. Se poi dissenti dalla narrazione ufficiale e esprimi dissenso sei subito lapidato mediaticamente persino dai media di tua proprietà (vedi Berlusconi). Della processione al muro del pianto ucraino mancava la signora Meloni che si appresta a colmare la lacuna. Chissà se la nostra Meloni chiederà al democraicissimo Zelensky che ne è degli otto giornalisti freelance italiani silenziati e bloccati a Kyev perché non allineati ai desiderata narrativi del Gran Sacerdote. Vanno bene solo gli imbonitori che si fanno megafono delle veline ucraine e che ci ammorbano con le loro narrazioni mostrificanti dei russi sempre ed esclusivamente dal fronte sul lato ucraino (per altro più nelle retrovie che in prima linea). Così, accendi la TV e senti che gli araldi di Kyev sostengono, dopo Londra (ça va sans dire)  che i russi contano 824 caduti al giorno a Bakhmut (Artyomovsk) e 24 ore dopo, il giornalista italiano di turno (primo fra tutti è arrivato Fausto Biloslavo in collegamento con la Palombelli) rimbalza la notizia in tutti talk show. 824 al giorno (non 823 o 825, li hanno contati uno per uno girovagando tra la tundra e i ruderi del villaggio) significa 8.240 ogni 10 giorni, 24.720 al mese. Già questo semplice calcolo, senza essere partigiani per l’una o l’altra parte, dà il segno dell’assurdità della notizia, sopra tutto se si tiene conto del fatto che di media, sul campo di battaglia, per ogni caduto si contano 10 feriti che devono essere soccorsi dalla logistica: 247.200 ferti al mese? Fosse una vignetta, ci sarebbe il classico “pat-pat” sulla spalla del giornalista che tale assurdità rimbalza non dico senza verificarla, ma neppure senza ragionarci sopra.
L’ossessione mediatica di questi giorni è la data del 24 febbraio per cui, secondo i nostri cantori scatterà l’offensiva russa. Ve lo ricordate il 9 maggio scorso, ricorrenza della vittoria russa nella Grande guerra patriottica? Sulla piazza Rossa dovevano sfilare in catene i prigionieri del battaglione Azov, in Dombass dovevano essere appesi ai lampioni. E poi il genetliaco di Putin, ad ottobre. L’esercito russo avrebbe dovuto fargli dono di una grande vitoria. E via elencando, come il fatto che a marzo dell’anno scorso la Russia doveva andare in default con il rublo ridotto a carta straccia, ad aprile terminare i missili, a giugno subire la grande offensiva ucraina e vedersi sottratta anche la Crimea, a settembre esaurire carri armati e munizioni. Le Sanzioni faranno schiattare la Russia ed invece a schiattare economicamente, checché ne dicano quelli della UE, sopra tutti Stoltenberg, il mezzadro degli USA  che, travalicando il suo ruolo di segretario di un'alleanza militare, si atteggia a capo politico europeo.
I popoli europei sono indubbiamente in gran parte storditi, ma non posso credere che una parte non arrivi a rendersi conto che ormai tutta questa vicenda si è trasformata in un perenne tragico Carnevale con il rischio che invece di volare coriandoli cominci a volare quale missile nucleare.