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Che dite, vogliamo uscire spontaneamente dalla Nato?

di Davide D'Intino - 22/03/2022

Che dite, vogliamo uscire spontaneamente dalla Nato?

Fonte: Davide D'Intino

Curioso come, a sentire gli aficionados occidentalisti, un'Europa occupata in lungo e in largo da basi Nato e testate nucleari americane - sì, anche in Italia - possa minare la sicurezza degli Stati Uniti se intrattiene rapporti commerciali, anche e soprattutto attinenti alla politica energetica, con la Russia, comprimendo così la tanto declamata spontaneità delle decisioni di un governo nazionale quando sgradite agli alleati (sic) americani, mentre l'idea che l'Ucraina potesse entrare nella Nato, e che di conseguenza ospitasse alle porte di Mosca basi missilistiche controllate dal Pentagono, debba essere inscritta all'alveo delle scelte  spontanee e quindi legittime del governo nazionale di uno Stato sovrano e indipendente.
«Perché se l'Ucraina vuole decidere di entrare spontaneamente nella Nato non può prendere questa libera decisione?», chiedono le anime candide del sostegno dogmatico alla "democratica" Ucraina, lo stesso paese il cui governo ha recentemente sciolto undici partiti (e, ci mancherebbe, non saremo noi a dire come il Governo ucraino debba governare il proprio paese, ma non diciamolo nemmeno a quello russo).
Come rivelato da WikiLeaks, i rapporti in materia energetica tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin furono oggetto di un'indagine, commissionata dall'Amministrazione di George W. Bush, delle ambasciate americane di Roma e Mosca, perché i rapporti tra Eni e Gazprom erano interpretati da Washington alla stregua di un complotto contro gli Stati Uniti. E tutti ricordiamo come il fallimento del progetto South Stream, avviato da Prodi e proseguito da Berlusconi, sia completamente ascrivibile alla politica di contenimento dell'economia russa dettataci dall'Amministrazione Obama, da una parte, con l'interferenza, del tutto illegittima, esercitata sulla Bulgaria dopo che l'italiana Saipem si era già vista assegnare contratti per 2,4 miliardi, poi naturalmente cancellati, dall'altra, con le sanzioni suicide che seguirono l'annessione russa della Crimea.
Invece siccome con la Germania - che con la fine del merkelismo Pil-centrico potrebbe riorientare la propria politica e tornare ad essere, checché ne vogliano inglesi ed americani, una potenza geopolitica - i margini di dissuasione sono decisamente ridotti rispetto alle maglie larghe, o, se preferite, le braghe calate della colonia italiana, per scongiurare (definitivamente?) il pericolo Nord Stream 2 bisognerà attendere lo scoppio definitivo del conflitto russo-ucraino. E per poter capire per quale motivo gli Stati Uniti e i loro oligarchi, Soros su tutti, abbiano investito, dagli anni novanta ad oggi ingenti risorse finanziarie, politiche e militari in Ucraina, è bastato osservare la cinica soddisfazione della sottosegretaria americana agli Esteri Victoria Nuland, la quale ha sostenuto compiaciuta, col solito senso di impunità dei bulletti d'Oltreoceano, che il Nord Stream 2 sarebbe ormai «un pezzo di metallo in fondo al mare» e «non sarà mai resuscitato».
Che dite, vogliamo uscire spontaneamente dalla Nato?