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Contro la guerra: fronte di sinistra e fronte popolare sono due prospettive antinomiche

di Riccardo Paccosi - 26/09/2025

Contro la guerra: fronte di sinistra e fronte popolare sono due prospettive antinomiche

Fonte: Riccardo Paccosi

MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA: FRONTE DI SINISTRA E FRONTE POPOLARE SONO DUE PROSPETTIVE ANTINOMICHE E, QUINDI, OCCORRE SCEGLIERE LA SECONDA. 
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Come vediamo nello screenshot sottostante, dopo che la Cgil ha di fatto tentato di boicottare la manifestazione del 22 settembre contro il genocidio a Gaza, i sindacati di base si dicono pronti alla "unità" coi confederali.
Ovviamente, qui si intende l'unità della sinistra come se questa - nel 2025 - ancora corrispondesse alla vagheggiata unità delle classi popolari e disagiate.
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I rischi che ho paventanto nel mio intervento d'analisi pubblicato all'indomani della manifestazione del 22, temo si stiano puntualmente materializzando: non già un fronte che unisca l'istanza in favore del popolo palestinese con l'istanza contro il  riarmo europeo e contro la prospettiva di guerra alla Russia, bensì un fronte che lascia separato il teatro di guerra palestinese per unire tutti sotto la bandiera dell'anti-melonismo. 
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Beninteso: qualsiasi movimento contro la guerra, di qualsivoglia composizione, non potrà fare altro che entrare in rotta di collisione col Governo Meloni, e questo in ragione della totale subalternità a Israele e Stati Uniti che quest'ultimo esprime.
Ma questo non deve impedire di vedere che, qualora il governo Meloni cadesse, dopo aver fatto bella presenza nelle piazze i vari Landini, Schlein e Conte sarebbero pronti a seguire Von der Leyen e compagnia fino all'inferno della guerra. 
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In questa fase storica in cui tutti i partiti presenti in Parlamento sono compromessi da legami sovranazionali che ne azzerano l'autonomia politica, il movimento contro la guerra o riesce a essere AUTONOMO da destra e sinistra o semplicemente non è.
Oltretutto, non possiamo non vedere come il tema palestinese abbia finito per declinarsi in modo da polarizzare ulteriormente le opinioni pubbliche in destra e sinistra (rispettivamente pro-Israele l'una e pro-Palestina la seconda).
Questo ha fatto sì che la tematica palestinese risulti oggi enunciativamente separata dal contesto di cui invece farebbe materialmente parte, ovvero la terza guerra mondiale a pezzi.
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Andando al nocciolo politico del problema: il movimento può avere ragione d'essere solo se capace di connettere conflitto israelo-palestinese e conflitto russo-ucraino. E questo porta all'esclusione delle forze politiche favorevoli al riarmo europeo e/o all'invio di armi in Ucraina. Ovvero porta all'esclusione dei partiti di sinistra giacché l'ambito dell'unità, la composizione del fronte, sono cose che possono essere definite dal dispiegamento delle dinamiche sociali, non certo a tavolino da organizzazioni prive di autonomia e governate da figure intellettualmente inadeguate a gestire la complessità di questa fase storica.