Ecco perché l’Ue ha bisogno dei droni russi ai suoi confini
di Marco Bertolini - 12/09/2025
Fonte: Sussidiario
Droni russi sulla Polonia. Mosca smentisce e i polacchi, in realtà, nella vicenda si sono anche scambiati informazioni con i bielorussi, alleati del Cremlino, ma da parte occidentale il dubbio rimane, ed è inquietante, perché potrebbe segnare un’escalation nella guerra in Ucraina. Anche perché nella zona in cui il nugolo di droni Geran-2** [**NDR - L'intervista e l'articolo sono stati scritti prima che uscissero evidenze fotografiche che fossero droni da ricognizione Gerbera e non Geran; lo evidenziamo perché per i nostri solerti lettori pare che questo unico dettaglio sia fondamentale per la fruibilità dell'intervista] è entrato in territorio polacco ci sono le caserme da cui partono gli aiuti per l’Ucraina. Non solo, in quel momento in volo verso Varsavia ci sarebbe stato anche l’inviato di Trump Keith Kellogg.
Il problema, però, spiega Marco Bertolini, generale della Brigata Folgore e comandante di numerose operazioni speciali in Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan, è il clima di tensione continua fra Europa e Russia, nel quale ogni incidente o episodio del genere può diventare la miccia che innesca l’escalation della guerra.
La Ue non sembra volerne prendere atto, anzi, le leadership europee, per non dover ammettere il fallimento delle loro strategie in Ucraina, punterebbero proprio a un prolungamento di una guerra “comoda” che viene combattuta da altri. Intanto la Polonia ha attivato l’articolo 4 della NATO per consultazioni urgenti con gli alleati.
Generale, come si può spiegare il volo dei droni sul territorio polacco?
Intanto non sappiamo bene di cosa si tratta. La Russia ha smentito il suo coinvolgimento, però ci sta benissimo che possa essere una ritorsione: la von der Leyen è appena stata al confine tra Polonia e Bielorussia, parlandone come se fosse il confine dell’Europa, Kaja Kallas ha ribadito che continuerà il sostegno all’Ucraina. Una cosa la possiamo dire di sicuro: il clima generale è bellico, come se l’Europa fosse davvero in guerra, anche se in realtà si tratta di un conflitto non dichiarato, “comodo”, perché lo combattono gli altri, in cui noi mettiamo armi, finanziamenti e parole. Ma c’è un ripetersi di eventi e incidenti che possono innescare un’escalation preoccupante, una situazione che non ci consente di essere tranquilli.
Da cosa dipende questo clima?
L’Unione Europea sta attraversando una crisi nera, che riguarda anche i Paesi portanti: in Francia c’è la crisi di governo, in Germania l’AfD pare essere diventato nei sondaggi il partito di maggioranza relativa, in Gran Bretagna, che non è nella UE ma gioca un ruolo importante nella guerra in Ucraina, c’è una crisi strisciante che va avanti da tempo. Così qualsiasi incidente si presta a essere cavalcato per alzare il livello della tensione, come la fake news dell’aereo della von der Leyen il cui GPS sarebbe stato bloccato dai russi.
Più che l’episodio dei droni in Polonia, quindi, conta la contrapposizione Europa-Russia. Ma perché viene alimentata?
Tutto questo è servito a rilanciare la necessità dei giuramenti di fedeltà, della difesa dello spazio aereo, dell’Alleanza atlantica, dell’Unione Europea. Non si può puntare sull’economia, perché siamo alla canna del gas, né sulla politica, perché la UE, soprattutto dopo il vertice di Washington, ha dimostrato che non conta niente, e allora si punta tutto sulla difesa. Una difesa comune che sia la sommatoria di quelle nazionali, che, prese singolarmente, sono assolutamente insufficienti. Si cerca di soffocare le velleità nazionali che segnano un po’ tutti i Paesi europei, sostituendo le sovranità nazionali con la sovranità europea. Questo è il grosso problema.
Qualcuno avanza il dubbio che i droni russi siano stati deviati da qualche hacker, adombrando la possibilità che siano stati indirizzati dagli ucraini con il solito intento di coinvolgere direttamente la NATO nel conflitto. Che fondamento può avere un’ipotesi del genere?
Non lo so. So che sicuramente agli ucraini o, meglio, a Zelensky, questa vicenda fa comodo. Consente di ribadire che tutta l’Europa è in pericolo, che dopo l’Ucraina toccherà anche ad altri. C’è stata una collaborazione abbastanza strana tra Bielorussia, Polonia e Lituania, che hanno percepito lo sconfinamento dei droni come un evento pericoloso da tenere sotto controllo. La buona volontà, almeno da parte di questi Paesi, c’è stata. Se l’incidente è stata l’occasione di un ulteriore allarme, è stato anche l’innesco di uno scambio di informazioni. Che obiettivamente non ci si aspettava.
Questo presunto attacco russo in Polonia che scenario ci fa immaginare per il futuro immediato?
Intanto ha già causato un’escalation: il ricorso all’articolo 4 della Nato che prevede consultazioni urgenti tra i Paesi della NATO nel momento in cui percepiscono un pericolo.
Se il tema è di ridurre le tensioni Europa-Russia, le parole di von der Leyen sullo stato dell’Unione non sembrano andare in questa direzione: “Costruiamo un muro di droni con l’Ucraina”. Manca la consapevolezza del pericolo che si corre?
Se scoppiasse la pace, von der Leyen non me la vedo a parlare con Lavrov, e neanche Kaja Kallas, soprattutto dopo che ha sostenuto che bisogna dividere la Russia. Stanno combattendo per la loro sopravvivenza, che dipende dalla prosecuzione del conflitto. I leader UE sperano di poter continuare questa guerra comoda combattuta dagli ucraini per non dover ammettere la sconfitta.
intervista di Paolo Rossetti al Generale Marco Bertolini