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Elogio dei Sikh

di Alessio Mannino - 21/05/2017

Elogio dei Sikh

Fonte: Alessio Mannino

La sentenza della Cassazione sul caso dell'indiano di religione Sikh, fermato a Mantova perché in possesso di un coltello sacro, ci induce ad una riflessione più profonda sui quei "valori occidentali" che i giudici assurgono a parametro di riferimento.

 

Signori della Corte, avreste la cortesia di spiegarci quali sarebbero i valori dell’Occidente? Scrivono i giudici di Cassazione nella sentenza che conferma un multone da duemila euro comminato nel 2013 ad un indiano risiedente a Goito nel Mantovano, per aver violato i «valori della società ospitante», cioè nostra, indossando il tradizionale coltello “kirpan”: «è essenziale l’obbligo per l’immigrato di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale, in cui ha liberamente scelto di inserirsi, e di verificare preventivamente la compatibilità dei propri comportamenti con i principi che la regolano e quindi della liceità di essi in relazione all’ordinamento giuridico che la disciplina».

 

Non bastavano le leggi vigenti in materia di sicurezza, a sanzionare il divieto? Evidentemente, per le solertissime toghe in vena di filosofia etico-politica, no. Hanno voluto renderci partecipi, i sommi ermellini, di aver sposato la tesi secondo cui esisterebbe un “mondo occidentale”, con ben precisi fondamenti ideologici. Precisi? Non si capisce quali siano, almeno per loro. Avrebbero dovuto enumerarli, così da individuare il sacro principio che, in aggiunta al codice, proibisce il sacro pugnale (una delle cinque “K”, gli oggetti di fede che un buon Sikh è tenuto a indossare: il turbante in cui sono raccolti i capelli da tenere lunghi, il pettine per averne cura, un bracciale e indumenti intimi di una particolare foggia). Perché se si comincia a ravanare nella lista di tutti i possibili valori dell’Occidente, ognuno di noi bravi occidentali potrebbe aver da che ridire su quello dell’altro. Per il semplice motivo che il valore di base dell’Occidente è che ciascun individuo abbia e pratichi i propri, con l’unico limite della legge. Che è un limite strettamente giuridico, non etnico. Tanti liberi valori, nessun valore obbligato, né tanto meno obbligatorio. Questo, se vogliamo essere coerenti col sistema in cui viviamo, la democrazia laica e liberale la cui logica di fondo è, purtroppo o no, il relativismo culturale ed etico (e qui sta la sua nemesi, il tarlo che lo corrode). Se invece non ci gusta più, cambiamo sistema, leggi e valori – e noi si sarebbe per cambiarli, ad esser chiari. Ma non facciamo i soliti manipolatori di giornata. I veri politicamente corretti sono stati i gran sacerdoti cassazionisti, riunitisi in sinedrio di certa ideologia fondata in realtà sul vuoto. Fra l’altro, contro i fieri e tranquillissimi Sikh. Ora, se c’è una comunità pacifica, laboriosa, con costumi che dovremmo anzi ammirare (hanno fortissimo il senso dell’onore, e infatti in alcuni luoghi d’inferno soffrono, svolgendo mansioni disonorevoli come trattare la merda di bufala negli allevamenti a Bergamo, o nel farsi di metanfetamina nei campi a Sabaudia), e persino esteticamente bella, nelle folte barbe degli uomini e nell’eleganza delle donne, questa sono proprio loro. Onore e gloria ai Sikh, e abbasso l’Occidente cavo, concavo e ipocrita.