Fine del denaro contante, tomba della libertà
di Roberto Pecchioli - 26/05/2025
Fonte: EreticaMente
Cassandra, principessa troiana figlia del re Priamo e sorella di Ettore, l’eroe sconfitto, ebbe dal dio Apollo il dono della preveggenza. Poiché rifiutò di concedersi, Apollo la condannò a non essere mai creduta. Un triste destino che sempre più spesso ci sembra uguale al nostro. Nessuna profezia, per carità, soltanto la tenace volontà di unire i puntini di ciò che accade e trarne le conseguenze. Però restiamo inascoltati, non di rado derisi, insultati, emarginati. Uno degli ambiti in cui appare incredibile la credulità popolare è quello della progressiva abolizione del denaro contante e la sua sostituzione con la moneta digitale. Anche qui il virtuale soppianta il reale e rende schiavi. La fine del denaro contante è la tomba della libertà; non è una profezia di sventura, è un’evidenza che dovrebbe saltare agli occhi di chiunque ancora in possesso di normali facoltà mentali.
Invece, chi dà l’allarme non viene creduto e passa per stravagante, ripiegato sul passato, incapace di vedere le meraviglie della sostituzione del “nostro” denaro che tintinna nelle tasche o sta nel portafogli, con le carte dotate di chip che permettono – se i padroni del sistema vogliono, quando vogliono e nella misura da essi scelta – di addebitare o accreditare somme su conti gestiti in modalità elettronica. Ciò che non è nelle mie mani, sotto il mio diretto controllo, non è davvero mio. Ma il sonno della ragione genera mostri, soggetti che rinunciano a pensare, ragionare, giudicare.
Una decisione del governo spagnolo – che certo troverà entusiasti imitatori – dovrebbe mettere in guardia contro le continue limitazioni della libertà più concreta e immediata, quella di disporre di ciò che è nostro. Una legge impone la notifica preventiva di qualsiasi prelievo di contanti o trasferimento su conto superiore a tremila euro. Un passo gigantesco nella direzione del controllo totale sulla vita degli ex cittadini. Tuttavia Cassandra non si fa illusioni; sa bene che Giove toglie il senno a chi vuole rovinare. Pure, bisogna levare la voce contro vento e marea, e pronunciare parole di libertà. Senza denaro contante, che cosa ci rimane? Soldi che non sono più soldi, solo un numero su uno schermo. Una registrazione contabile che non puoi toccare, non puoi conservare né custodire, né utilizzare senza intermediari. Soldi che neppure esistono.
La norma spagnola non è fatta per contrastare il riciclaggio di denaro o l’evasione fiscale, ma per controllare ( ed eventualmente impedire) il semplice prelievo di denaro privato. Il nostro denaro: ecco il primo grande errore, anzi la menzogna creduta per ripetizione. I soldi che hai in banca non sono più tuoi, o non sono del tutto tuoi. Perché se quel denaro fosse davvero tuo, non dovresti chiedere il permesso di usarlo al sistema finanziario e al governo, alleati per stringere il cappio al collo dei sudditi. Non dovresti giustificare come intendi spenderlo, né dare alcun avviso allo Stato per esercitare il tuo diritto più fondamentale: avere il controllo delle tue risorse, che hai guadagnato con i tuoi sforzi e sulle quali hai già pagato fior di tasse allo Stato, alla regione, al comune.
La scusa è sempre la stessa: pericolo di riciclaggio, frode, sicurezza. Anche il risultato è sempre lo stesso: tutti sono trattati da sospetti. La presunzione di colpevolezza al potere: pretendiamo di usare i nostri quattrini ! Nel caso spagnolo, è come se ritirare – anzi chiedere il permesso di prelevare – tremila euro ci trasformasse all’istante in pericolosi criminali o in bambini sventati. Senza denaro contante, che cosa ci rimane? Repetita iuvant: soldi virtuali, cifre su uno schermo, registrazioni, l’ impossibilità di agire nella vita quotidiana senza un padrone che sorveglia dall’alto, si arroga la proprietà del nostro denaro e presto ci ordinerà in che modo e per quali spese utilizzare le somme che accetterà di accreditarci.
La mano che dà – se vuol dare – è superiore alla mano che riceve. Basterà dare opportune istruzioni al sistema informatico. Denaro che non esiste nemmeno, perché le banche lo moltiplicano grazie al sistema di riserva frazionaria. Denaro nostro nelle mani di terzi. E non certo neutrali: politici, banchieri, tecnocrati. Categorie delle quali diffidiamo. Come è possibile che le nostre difese cadano tanto facilmente sino a farci considerare progresso la scomparsa del denaro “fisico”? Il denaro contante è molto più di un mezzo di pagamento. È privatezza, autonomia, sicurezza in caso di emergenza. Libertà, alla fine.
Il giorno del recente blackout in Spagna, Portogallo e Francia, quando bancomat, terminali per carte di credito, telefoni cellulari e media sociali sono andati in tilt, è stato un duro bagno di realtà, un promemoria dei motivi per i quali è essenziale il possesso reale e l’uso libero dei contanti Per comprare cibo, fare il pieno dell’automobile, per muoversi se necessario o se vogliamo farlo. Ma anche per proteggerci da situazioni rischiose, sfuggire agli abusi o – perché no – per non lasciare traccia nelle azioni quotidiane.
Quando non ci sono più i contanti, il numerario, tutto ciò che facciamo lascia un segno. Letteralmente ogni acquisto, ogni spesa, ogni euro. Dove eri, cosa hai consumato, con chi hai trattato, a chi hai versato un po’ dei tuoi soldi, a che ora. Una traccia totale e permanente in cui tutte le informazioni vengono memorizzate, incrociate, sfruttate per scopi commerciali e di controllo sociale, dunque inevitabilmente politico. Con quali limiti? Con quali garanzie? Che succede se il potere – politico e/o finanziario, concentrati nelle stessi mani – decide di usare il suo potere di interdizione e sorveglianza contro di me? E’ sufficiente il buon senso comune – che ci hanno estirpato senza incontrare resistenza – per capire che è una pessima idea dare a qualcuno – i nuovi onnipotenti, si chiamino governo, finanza, tecnocrazia – un così assoluto controllo sulla nostra vita. Senza denaro diventiamo dipendenti dalla volontà altrui, ostaggi indifesi di chi si è impadronito della nostra esistenza, costretti a passare per le forche caudine del sistema, alla mercé di burocrati e di chi ci ha sottratto le nostre risorse, banche, ministeri, giganti tecnologici.
Tutto ciò che hai, tutto ciò che spendi, tutto ciò che fai, passa attraverso i loro filtri, le loro condizioni, le loro commissioni, la loro approvazione. E se un giorno decideranno che non puoi prelevare o che non puoi trasferire, o se i tuoi fondi sono bloccati, semplicemente non potrai far nulla, perché non ci saranno alternative. L’incubo diventerà completo quando arriveranno le valute digitali delle banche centrali (CBDC, l’euro o il dollaro digitale). E’ questione non di anni, di mesi. Loro, i nostri padroni sono pronti, A quel punto non parleremo più di sorveglianza; sarà controllo totale, diretto. Il denaro digitale emesso dalla banca centrale sarà per definizione programmabile. Ossia potrà avere delle condizioni. Potrebbe avere una data di scadenza, o essere limitato a determinati usi. Potrà essere bloccato a seconda del tuo comportamento o delle tue idee. E’ tutto pronto. Quando qualcosa si può fare “tecnicamente”, qualcuno lo farà, è la legge di Gabor. Basta la volontà politica, come dimostra il caso spagnolo e l’esperimento canadese di qualche anno fa, il blocco dei conti dei camionisti in sciopero.
Non si tratta di un’esagerazione. È il modello cinese di credito sociale. Lì non è necessario essere arrestati per essere puniti. Basta che blocchino gli account; se dicessimo “conti” nella nostra lingua capiremmo meglio. Possono limitare i nostri spostamenti: esiste l’avanzato progetto – e gli esperimenti reali – delle città da quindici minuti, smart, furbe, intelligenti, la lingua invertita del mondo al contrario. Basterà che tu non possa comprare un biglietto del treno perché hai detto qualcosa di sgradito, oppure perché non hai seguito le linee guida politiche. L’euro digitale e la fine del denaro contante saranno l’importazione definitiva del modello cinese.
Quindi difendere il denaro contante significa proteggere la libertà. Non perché sia più bello, più nostalgico o più romantico, ma perché è l’ultima barriera tra noi e la dipendenza totale. L’unica cosa che resta per non dipendere da banchieri, burocrati, tecnocrati. Perché è l’unico modo per disporre di risorse (nostre, perbacco!) che non possono essere tracciate, censurate, condizionate o disattivate. Perché è l’ultima frontiera contro un sistema che non vuole più soltanto gestire l’economia, ma dominare la vita. Ma che te lo dico a fare, schiavo felice digitale, abitatore del virtuale, atomo non pensante per il quale Cassandra è tutt’al più il titolo di una serie televisiva? Genere horror, guarda caso.