Gli indignati dell’ultima ora scoprono Gaza
di Lorenzo Giarelli - 27/05/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
“Convertiti”. Tajani, Crosetto, Vespa, Mieli&C. che giustificavano gli attacchi, all’improvviso piangono i civili: “Basta bombe, superato il limite”
“Il fatto che questa crisi sia iniziata a causa di ciò che ha fatto Hamas il 7 ottobre è irrilevante di fronte alle sofferenze dei bambini e dei civili innocenti”. Le parole dello scrittore David Grossman su Repubblica descrivono bene un improvviso cambio di atteggiamento anche da parte di chi si era sempre schierato in difesa di Israele. Eppure la situazione a Gaza non è cambiata granché in pochi giorni: quel che vale oggi, con persino gli Usa che hanno scaricato Bibi, valeva mesi fa.
Beninteso, la destra è ancora timida nella condanna a Netanyahu, ma qualcosa è cambiato. Il ministro Guido Crosetto diceva: “Stimo Benjamin Netanyahu, è il capo democratico di un Paese aggredito che rischia lo sterminio” (22.11.2024). Ieri ne ha preso le distanze: “Netanyahu sta sbagliando tutto. La guerra legittima ad Hamas ha superato i limiti”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, per mesi ha invitato a “proteggere i civili” ma senza mai affondare: “Hamas sta usando il popolo come scudo e vuole che Israele abbia una reazione ancora più dura per poi dire ‘Isoliamo Israele’”. (14.02.2024). Oggi Tajani: “Dobbiamo dire al governo israeliano: basta. I civili di Gaza stanno soffrendo troppo”.
Idem nella Lega. Matteo Salvini ha sostenuto Netanyahu pure di fronte alla condanna della Corte Penale Internazionale: “Se venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri” (22.11.2024). Oggi regna l’imbarazzo. Ma poche settimane fa, il leghista Andrea Crippa ha consegnato al Fatto parole ben diverse: “Siamo con Israele e i suoi valori, ma siamo contrari allo sterminio di un popolo”.
E nel Pd? Nell’ultimo anno e mezzo si trovano decine di distinguo, perlomeno da parte di Pina Picierno: “Il mandato di arresto della Cpi non può diventare l’occasione per un processo all’esistenza di Israele e alla sua volontà e al suo diritto di difendersi. Non si possono mettere sullo stesso piano le responsabilità del conflitto, e la condotta di Israele, con quelle di Hamas” (22.11.2024). Adesso, per Picierno “il piano di occupazione permanente e di deportazione dei civili da Gaza rappresenta l’ennesimo punto di non ritorno”. Ennesimo.
Sui giornali si coglie la stessa tendenza. Pietro Senaldi, condirettore di Libero, il 1º novembre 2023 scaricava su Hamas tutte le colpe: “È responsabilità di Hamas quello che sta succedendo. Quella di Israele è una rappresaglia legittima? Non è una rappresaglia, è una guerra”. Oggi: “La situazione sta chiaramente precipitando, Netanyahu sta isolando Israele”.
Pure Vittorio Feltri ha cambiato idea. Il 4 gennaio 2025 scriveva: “A Gaza, come in altri territori in cui è in corso un conflitto, si crepa, e crepano donne e uomini, giovani e vecchi, neonati inclusi. Strumentalizzare questo fatto solo per criminalizzare Israele è disonesto. La situazione in cui versa il popolo palestinese è causata da un regime terroristico di stampo islamico”. Di oggi la condanna a Bibi: “La risposta di Israele, assolutamente legittima, incontra un limite rappresentato dal diritto internazionale. E credo che tale limite sia stato superato da Netanyahu. Persino in guerra c’è un’etica da rispettare”.
Poi c’è Paolo Mieli. Il 23 maggio 2024 mostrava comprensione per Tel Aviv: “Ci siamo già dimenticati del 7 ottobre. I morti a Gaza sono tutti in carico ad Hamas, quegli ospedali e quelle immagini che vediamo”. Ora l’epifania: “Mi sono convinto che il 20 maggio sia stata una data spartiacque. L’intero Occidente si è mosso per l’orrore consumato a Gaza che deve finire”.
Persino Bruno Vespa, non certo di simpatie pro-Pal, fa capire un cambio di atteggiamento. Il 27 ottobre 2023 era categorico: “Le immagini di Gaza con la sofferenza delle persone e coi bambini che muoiono stanno nel cuore, ma quello che è successo il 7 ottobre ha un’altra dimensione, per ferocia, per donne violentate, per bambini bruciati vivi, Come si fa a non stare dalla parte di un popolo che altri vogliono estinguere?”. Nelle ultime serate, Vespa ha contestato le cifre di morti fornite da Fiamma Nirenstein, in difesa di Netanyahu: “Ti prego, queste cose non le puoi dire, non fanno onore alla tua professionalità”. E ancora: “Come fanno gli israeliani, che sparano dappertutto, a separare i civili da Hamas?”.
L’ultima conversione è di Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere. Prima: “La guerra è un crimine di guerra? La semplice esistenza del bombardamento aereo implica la possibilità che i colpiti possano essere ospedali, case o bambini” (12.12.2024). Dopo: “Israele si è infilato a testa bassa nel tunnel senza uscita che sempre più somiglia a uno sterminio”.
Qualche irriducibile c’è. Maurizio Molinari continua a derubricare il massacro come “risultato di una guerra brutale tra avversari che si battono, entrambi, per distruggere l’altro”, Il Foglio tentenna. Ma Giuliano Ferrara offre lo spiraglio: “Da necessità, la guerra di Bibi rischia di diventare scelta, all’apparenza strategicamente cieca”. Piccoli passi.