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Gli Stati Uniti potrebbero essere i maggiori perdenti in una guerra contro la Russia

di Alastair Crooke - 25/02/2023

Gli Stati Uniti potrebbero essere i maggiori perdenti in una guerra contro la Russia

Fonte: Come Don Chisciotte

“La NATO non è mai stata così forte; la Russia è un paria globale; il mondo continua ad essere ispirato dal coraggio e dalla resilienza dell’Ucraina; in breve, la Russia ha perso, ha perso strategicamente, operativamente e tatticamente – e sta pagando un prezzo enorme sul campo di battaglia.”

Lui (il generale Mark Milley, capo di Stato Maggiore della Difesa degli Stati Uniti) non crede a una parola di tutto ciò. Sappiamo che non ci crede perché, due mesi fa, aveva detto l’esatto contrario, finché non era stato rimproverato dalla Casa Bianca per essersi discostato dalla linea di Joe Biden. Ora è tornato all’ovile e gioca nuovamente “in squadra.”

Probabilmente anche Zelensky non crede a una parola delle recenti promesse europee di carri armati e aerei – e sa che si tratta per lo più di una chimera. Ma anche lui gioca in squadra. Qualche carro armato in più non farà alcuna differenza sul terreno, e la sua quinta mobilitazione incontra forti resistenze in patria. Le forze armate europee non possono far altro che aspettare, le loro armerie sono ormai quasi completamente svuotate.

Zelensky continua a ripetere che deve avere carri armati e aerei entro agosto, per rinforzare le sue difese colabrodo. Ma, contraddittoriamente, a Zelensky viene detto che è fondamentale “ottenere guadagni significativi sul campo di battaglia” ora, poiché l’Amministrazione è “fermamente convinta” che dopo sarà più difficile ottenere il sostegno del Congresso (vale a dire che ad agosto sarà troppo tardi).

È chiaro che gli Stati Uniti stanno preparando il terreno per un “annuncio della vittoria” in primavera – come preannunciato dai deliranti commenti di Milley – e, [subito dopo], per un rapido cambio di rotta, ad un soffio dall’inizio del calendario elettorale presidenziale statunitense.

I media mainstream hanno già iniziato la transizione verso la nerrativa di un’imminente e schiacciante offensiva russa – e di un’eroica resistenza dell’Ucraina, sopraffatta da forze preponderanti.

“La natura critica dei prossimi mesi è già stata comunicata a Kiev in termini schietti da alti funzionari di Biden – tra cui il vice consigliere per la sicurezza nazionale Jon Finer, il vice segretario di Stato Wendy Sherman e il sottosegretario alla Difesa Colin Kahl, tutti in visita in Ucraina il mese scorso” (Washington Post) – e il direttore della CIA Bill Burns era andato ad informare personalmente Zelensky appena una settimana prima dell’arrivo di questi funzionari.

Zelenksky è stato messo sull’avviso. Risultati ora, o guai a te!

Ma poi è arrivato Seymour Hersh a presentare al mondo una dura e innominabile realtà, con conseguenze politiche estremamente complicate (mi riferisco all’intervista di Hersh alla Berliner Zeitung, (traduzione di Google)). No, non si tratta del sabotaggio del Nord Stream (questo lo sapevamo), ma della rabbia che sta montando a Washington e del disprezzo nei confronti degli immaturi giudizi politici di Biden e della sua stretta squadra di neoconservatori.

Non si tratta solo del fatto che il team di Biden ha “fatto saltare i gasdotti;” ne sono orgogliosi! Non si tratta solo del fatto che Biden ha distrutto la capacità competitiva e le prospettive occupazionali dell’Europa per il prossimo decennio (alcuni applaudiranno). La parte esplosiva della narrazione [di Hersh] è stata che “Ad un certo punto, dopo l’invasione dei Russi e il sabotaggio… (parliamo di individui che lavorano in posizioni di vertice nei servizi di intelligence e sono ben addestrati) si sono rivoltati contro il progetto. Lo ritenevano folle.”

“C’era molta rabbia tra le persone coinvolte,” ha osservato Hersh. Inizialmente, la narrativa di Biden sul Nord Stream – “non si farà” – era stata intesa dai “professionisti” dell’intelligence come una semplice leva (legata ad un’invasione russa allora prevista) – un’invasione che Washington sapeva sarebbe arrivata, perché gli Stati Uniti stavano furiosamente armando gli Ucraini – proprio al fine di innescare l’invasione russa.

Eppure, il sabotaggio del Nord Stream era stato rimandato da giugno a settembre 2022, mesi dopo l’invasione. A che scopo, dunque, paralizzare la base industriale europea imponendole costi energetici altissimi? Qual’era la logica? E c’era stata ancora più rabbia verso i membri del team Biden che non erano riusciti a tenere la bocca chiusa sul Nord Stream, vantandosi del fatto che “certo, sì, l’abbiamo ordinato noi.”

Hersh commenta che, sebbene la CIA risponda al “potere” in senso lato, piuttosto che al Congresso, “anche questa comunità era inorridita dal fatto che Biden avesse deciso di attaccare l’Europa nel suo ventre economico – per sostenere una guerra che non vincerà.” Hersh ritiene che in una Casa Bianca ossessionata dalla rielezione, il sabotaggio del Nord Stream possa essere stato visto come una “vittoria.”

Hersh ha dichiarato nella sua intervista alla Berliner Zeitung:

“Quello che so è che non c’è modo che questa guerra finisca nel modo in cui noi [gli Stati Uniti] vogliamo che finisca… Mi spaventa che il presidente fosse pronto per una cosa del genere. E le persone che hanno portato a termine questa missione credevano che il presidente fosse ben consapevole di ciò che stava facendo al popolo tedesco. E, a lungo andare, [credono] che questo non solo danneggerà la sua reputazione di presidente, ma sarà anche molto dannoso dal punto di vista politico. Sarà un marchio d’infamia per gli Stati Uniti.”

La preoccupazione [di Hersh] riguarda più che altro il fatto che lo zelo ossessivo di Biden possa trasformare il conflitto in Ucraina da una guerra per procura in una questione esistenziale per gli Stati Uniti (esistenziale nel senso dell’umiliazione e del danno reputazionale se la guerra fosse persa). Per la Russia è già una questione esistenziale. E due potenze nucleari in un confronto esistenziale sono una pessima notizia.

Dobbiamo essere molto chiari: non è la prima volta che Biden fa qualcosa che i professionisti dell’intelligence statunitense considerano del tutto avventato: Robert Gates, l’ex segretario alla Difesa, domenica scorsa ha dichiarato che Biden, negli ultimi quarant’anni, si è sbagliato su quasi tutte le principali questioni di politica estera e di sicurezza. Nel febbraio 2022, aveva sequestrato i beni in valuta estera della Russia, aveva espulso le sue banche dallo SWIFT (il sistema di compensazione interbancario) e aveva imposto uno tsunami di sanzioni alla nazione. La Federal Reserve e la BCE avevano poi dichiarato di non essere mai state consultate e che, se lo fossero state, non avrebbero mai acconsentito alle misure.

Biden aveva affermato che la sua azione avrebbe “ridotto il rublo in macerie,” si sbagliava di grosso. Piuttosto, la resilienza della Russia ha portato gli Stati Uniti più vicini al precipizio finanziario (con l’esaurirsi della richiesta di dollari e lo spostamento del mondo verso est). Dal punto di vista dei principali attori finanziari di New York, Biden e la Fed devono ora affrettarsi a salvare gli Stati Uniti, un Paese sistemicamente fragile.

In parole povere, l’importanza dell’intervista di Hersh alla Berliner Zeitung (e di altri suoi articoli) sta nell’aver rivelato che le fazioni all’interno dello Stato profondo degli Stati Uniti sono furiose nei confronti della cerchia dei neoconservatori al potere (Sullivan, Blinken e la Nuland). La fiducia è “finita.” Li hanno messi nel mirino e continueranno a farlo… Il pezzo di Hersh è solo un primo assaggio.

Per il momento, il progetto neoconservatore sull’Ucraina rimane “attuale,” con il Team Biden che chiede a tutti gli alleati occidentali di rimanere coperti e allineati sul messaggio, in vista del primo anniversario dell’operazione speciale della Russia, il 24 febbraio.

Sembra però che la finestra critica per una “magica vittoria” dell’Ucraina si stia riducendo da mesi a poche settimane. Il termine “vincere,” ovviamente, rimane indefinito. Ma la realtà è che sarà la Russia, e non l’Ucraina, a scatenare l’offensiva di primavera – e probabilmente lungo l’intera linea di contatto.

Le cose ormai sono chiare (anche se è stato necessario mandare Kamala Harris alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco): l’Ucraina deve continuare a sostenere la “linea” del Team [Biden] che, per il lungo periodo, prevede un “impegno duraturo per l’Ucraina” da parte dell’Occidente collettivo.

Paradossalmente, dietro le quinte, questa “guerra civile” in corso nell’establishment statunitense minaccia di diventare fin troppo chiara anche per Biden, mentre si avvicina il momento della decisione sulla sua candidatura per il 2024.

Ci si può fidare che Biden non sia avventato, deve chiedersi la comunità dei servizi segreti statunitensi, mentre l’Ucraina sta affondando nell’entropia sotto l’incalzare della Russia su tutti i fronti? Biden diventerà di nuovo disperato?

Possiamo immaginare che gli Stati Uniti alzino semplicemente le mani e concedano la vittoria ai Russi? No – la NATO potrebbe disintegrarsi di fronte ad un fallimento così spettacolare. Quindi, l’istinto politico sarà quello di giocare d’azzardo, di raddoppiare la posta: è allo studio un dispiegamento della NATO nell’Ucraina occidentale come “forza cuscinetto,” per “proteggere questa zona del Paese dall’avanzata russa.”

Non è difficile capire perché le fazioni dello Stato profondo siano “inorridite”: i manufatti dell’industria della difesa americana vengono consumati in Ucraina più velocemente di quanto possano essere prodotti. Questo sta cambiando in senso negativo il calcolo degli Stati Uniti sulla Cina, mentre l’inventario militare americano brucia in Ucraina. E la guerra in Ucraina può facilmente estendersi all’Europa orientale…

Il punto cruciale è l’inaspettata intuizione (per l’élite) che gli Stati Uniti stessi potrebbero essere i maggiori perdenti nella guerra contro la Russia. (Mosca lo aveva capito fin dall’inizio).

Il Team Biden ha essenzialmente scatenato una reazione concertata [di una parte] dell’establishment contro la sua stessa incompetenza decisionale. Il rapporto di Hersh, il rapporto dell’Organizzazione Rand, le interviste dell’Economist a Zelensky e Zaluzhny, il rapporto del CSIS, il rapporto del Fondo Monetario Internazionale che mostra la crescita economica della Russia, e le rare esplosioni di dura realtà che appaiono nei media mainstream – attestano tutti il sempre più profondo circolo di dissenso nei confronti della gestione della guerra in Ucraina da parte di Biden.

Anche la recente isteria sui palloni cinesi, che ha portato il NORAD ad abbattere tutti gli oggetti non identificati nello spazio aereo statunitense, sembra essere stata montata apposta da qualcuno al Pentagono per dare un pugno in un occhio al team Biden: “Se voi (team Biden) siete così stupidi da volere a tutti i costi verificare ogni singolo oggetto che appare sui radar del NORAD, non stupitevi della spazzatura che abbatterete ogni giorno.”

Questo dimostra, in primo luogo, il disprezzo della Casa Bianca per i dettagli più fini e, in secondo luogo, il ruolo simbolico che il pallone aerostatico cinese ha svolto nel rianimare i falchi statunitensi anticinesi che detengono la maggioranza in termini di sostegno bi-partisan al Congresso.

Biden potrebbe essere rimosso dall’incarico? Teoricamente sì. Il 60% dei giovani membri del Partito Democratico non vuole che Biden si ricandidi. La difficoltà risiede tuttavia nella profonda impopolarità di Kamala Harris come possibile successore. L’ultima prova dell’affievolimento della posizione della Harris è un articolo fortemente critico del New York Times, pieno di disapprovazione anonima da parte di alti funzionari democratici, molti dei quali un tempo erano suoi sostenitori. Ora sono preoccupati.

Il loro timore, scrive Charles Lipson, è che sia quasi impossibile non farla ricandidare:

“Per vincere, i Democratici hanno bisogno del sostegno entusiasta degli Afroamericani, che probabilmente si sentirebbero offesi se la Harris venisse scaricata. Il problema potrebbe essere evitato se la Harris fosse sostituita da un altro Afroamericano. Ma non ci sono alternative ovvie. Se la Harris venisse sostituita, si tratterebbe probabilmente di un candidato bianco o ispanico…

“Un simile cambiamento metterebbe in subbuglio un partito profondamente investito nella politica dell’identità razziale ed etnica, in cui i gruppi perdenti sono visti come vittime ingiustamente trattate e i vincitori come oppressori “privilegiati.” In America queste divisioni sono più virulente quando si concentrano sulla storica ferita della razza e si ritorcerebbero contro il partito.”

Perché non dovremmo aspettarci un’indagine da parte della gerarchia del Partito Democratico o del Congresso che esiga una risposta alle accuse di Seymour Hersh di aver deliberatamente aggirato il Congresso? In parole povere, il perché è questo: perché espone l'”indicibile.” Sì, Biden non aveva “informato” il Congresso, anche se alcuni di loro sembravano aver saputo in anticipo del sabotaggio del Nord Stream. Tecnicamente, ha aggirato il sistema.

Il problema è che entrambi gli schieramenti approvano ampiamente questo eccezionalismo: un eccezionalismo che prevede che gli Stati Uniti possano fare ciò che vogliono, quando vogliono, a chiunque vogliano. Ci sono stati veramente tanti casi in cui questo modo di pensare era stato stato messo in pratica: chi oserà scagliare la prima pietra contro il “vecchio Joe”? No, un processo a Biden – se si vuole portarlo avanti – deve essere sostenuto dall’opinione collettiva, che ritenga che Biden non è in grado di esercitare un buon giudizio su questioni che potrebbero rischiare di far precipitare gli Stati Uniti in una guerra totale con la Russia.

Se Biden sarà costretto ad andarsene, sarà costretto a farlo dalle “stanze piene di fumo” degli addetti ai lavori. In troppi hanno tranquillamente beneficiato della truffa ucraina.

Dove andrà l’Europa dopo le rivelazioni sul Nord Stream? È difficile vedere un’Europa dominata dalla Germania discostarsi molto da Washington. L’attuale leadership tedesca è completamente asservita a Washington e ha accettato di buon grado il suo vassallaggio. La Francia – a parte qualche piccolo singhiozzo – resterà al fianco della Germania. Tuttavia, mentre osservano la contrazione della sfera del dollaro e l’espansione dei BRICS e della Comunità Economica dell’Asia Orientale, gli Stati Uniti si accaniranno sulle economie più vicine e prigioniere. L’Europa probabilmente pagherà un prezzo devastante.

In ogni caso, l’UE non discute le questioni veramente sensibili in pubblico, ma solo in sale riunioni dove tutti i cellulari sono stati preventivamente rimossi. Trasparenza e responsabilità figurano a malapena in queste discussioni.

 

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://strategic-culture.org/news/2023/02/20/an-unexpected-insight-for-elite-us-may-be-biggest-loser-in-war-russia/

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.