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Hong Kong: l’ammutinamento dei negri di casa

di Israel Shamir - 23/08/2019

Hong Kong: l’ammutinamento dei negri di casa

Fonte: Comedonchisciotte

La schiavitù aveva alcuni aspetti positivi per chi si fosse trovato in posizione abbastanza favorevole. Una sistemazione coloniale è la cosa migliore per la schiavitù ed ha anche una certa attrazione per le persone che hanno saputo posizionarsi giusto al di sotto dei sahib e al di sopra dei comuni nativi. La rivolta di Hong Kong è l’ammutinamento di aspiranti negri domestici, che sentono che il divario tra loro e gli indigeni sta rapidamente colmandosi. Una volta, un residente di Hong Kong superava con la testa e tutte le spalle i miserabili coolie della terraferma, parlava inglese, possedeva elettrodomestici intelligenti, aveva il suo posticino nel tentacolo che succhiava ricchezza dalla terraferma e parte di quella ricchezza rimaneva attaccata alle sue mani sudaticce. Ma ora non gode più di nessun vantaggio rispetto agli abitanti di Shanghai o di Pechino. Le grandi città della Cina rossa sono sempre più ricche. I Cinesi vestono bene, viaggiano all’estero e non hanno bisogno della mediazione di Hong Kong per trattare con l’Occidente. Pechino aveva offerto ad Hong Kong una certa dose di [relativa] uguaglianza; a loro non sarebbe stato tolto nulla, ma questo divario sempre più ridotto non è solo inevitabile, è anche auspicabile.

In ogni caso, Hong Kong è stata per troppo tempo una testa di ponte imperiale in Cina. La sua popolazione è stata complice, anzi partner volenterosa, di ogni crimine occidentale contro la Cina, a cominciare dal commercio dell’oppio e dal saccheggio della ricchezza cinese. Milioni di tossicodipendenti da oppio, interi gruppi e nuclei familiari in rovina, avevano quasi distrutto il Regno di Mezzo e ognuno di essi aveva contribuito alla prosperità di Hong Kong. Il sangue, il sudore e il lavoro di tutta la Cina rifornivano l’isola di ogni ben di Dio. Hong Kong è stato il primo dei Porti dei Trattati Ineguali e l’ultimo a tornare a in patria. La sua popolazione non si è mai completamente disintossicata, non si è mai ideologicamente preparata ad una nuova vita da pari a pari.

Il Presidente Mao nutriva forti sospetti sulle città compradore, le città e le persone che avevano prosperato grazie alla loro collaborazione con il nemico imperialista. Le aveva purificate con una rieducazione comunista e patriottica: i compradori recalcitranti erano stati mandati in villaggi remoti ad aiutare i contadini, in modo che tornassero in sintonia con la gente comune. I successori di Mao avevano una convinzione, forte ma mal riposta, nel nazionalismo cinese come rimedio universale, pensavano che i cinesi di Hong Kong, Macao e Taiwan si sarebbero uniti a loro nel momento in cui il giogo coloniale fosse crollato. Questa si è rivelata una valutazione troppo ottimistica. Le forze imperialiste non hanno mai perso la loro influenza sui loro ex schiavi domestici e, nel momento in cui avevano bisogno di riattivarli contro la Cina indipendente, hanno saputo dove cercare.

Il loro momento era arrivato quando il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina era entrato nella fase calda. Il governo segreto dell’Occidente, noto anche come Stato Profondo, era giunto alla conclusione che la Cina pensava di essere più importante di quanto non fosse in realtà. Non le bastava fabbricare gadget economici per i clienti di Walmart. Produceva anche apparecchiature d’avanguardia, che facevano concorrenza alle merci americane e, peggio ancora, i loro dispositivi non erano accessibili alla sorveglianza dell’NSA. La società cinese Huawei è stata attaccata, sanzioni e dazi doganali sono seguiti a ruota. Quando lo Yuan sotto attacco è stato svalutato, i Cinesi sono stati accusati di manipolare la loro valuta. È un’accusa forte: quando il Giappone era stato attaccato dall’Occidente negli anni ’90 e lo Yen si era svalutato come previsto, questa accusa aveva costretto Tokyo a mantenere alta la quotazione dello Yen, cosa che aveva portato il Giappone in una crisi durata vent’anni. Ma la Cina non ha fatto marcia indietro.

A questo punto, il potere supremo ha scatenato la sua arma ben collaudata: hanno iniziato a fomentare disordini in Cina e hanno amplificato la loro importanza sui media. All’inizio, hanno giocato la carta degli Islamisti uiguri, ma hanno avuto scarso successo. Gli Uiguri non sono numerosi, non sono nemmeno la maggioranza nella loro area tradizionale e la loro influenza in Cina è limitata. Nonostante i titoli dei media occidentali liberali che parlavano di milioni di Uiguri rinchiusi in campi di concentramento, l’impatto è stato nullo. Nessun importante stato musulmano ha sposato questa causa.

L’anniversario di Tiananmen è arrivato (all’inizio di giugno) ed è passato senza intoppi. Per una buona ragione: il presunto “massacro” è un mito, come i Cinesi hanno sempre saputo e come ora sappiamo con certezza anche noi, grazie alla pubblicazione da parte di Wikileaks di un importante cablogramma dell’ambasciata statunitense. Non c’erano stati migliaia di studenti schiacciati sotto i carri armati. Pochissimi erano morti combattendo contro l’esercito e la Cina aveva evitato la mala sorte dell’URSS. In Cina, l’evento è stato praticamente dimenticato. Alcuni partecipanti avevano raccontato le loro esperienze al pubblico occidentale, ma la tanto desiderata rivolta non si era materializzata.

E poi è arrivato il momento di Hong Kong. È una parte autonoma della Cina, non è stata rieducata, ci sono ancora abbastanza persone che ricordano i bei giorni della schiavitù coloniale. La scintilla vera e propria per l’ammutinamento, il previsto trattato di estradizione, era estremamente debole. Nell’ultimo decennio, Hong Kong era diventato il rifugio d’elezione per i criminali del continente, perchè Hong Kong ha trattati di estradizione con gli Stati Uniti e con la Gran Bretagna, ma non con la terraferma. Questo problema doveva essere risolto.

[Il trattato di estradizione aveva avuto un ruolo importante nel caso Snowden. L’ex spia della CIA Edward Snowden aveva deciso di rivelare al mondo l’entità della sorveglianza della NSA a cui siamo tutti soggetti. Aveva scelto per le sue rivelazioni il giornale The Guardian, probabilmente a causa del precedente di Wikileaks. Quando aveva rilasciato un’intervista completa al Guardian, ad Hong Kong, la sua identità era diventata di pubblico dominio. L’arrivo della richiesta di estradizione negli Stati Uniti era imminente. Le autorità cinesi avevano comunicato a Snowden che avrebbero dovuto mandarlo in un carcere negli Stati Uniti, dove sarebbe stato torturato e ucciso e che, nel suo caso, il trattato di estradizione non lasciva loro nessuna possibilità di rifiuto. Solo la prontezza di spirito della coraggiosa assistente di Julian Assange, Sarah Harrison, aveva impedito questo triste finale, quando aveva convinto Snowden a partire alla volta della sicura Mosca].
Mentre le autorità di Hong Kong erano obbligate a estradare Snowden, non lo erano e non potevano farlo per i numerosi criminali che provenivano dalla terraferma. Questo era un evidente errore che andava urgentemente corretto, di fronte a tensioni sempre crescenti. E poi le cellule dormienti dell’Occidente si sono risvegliate ed hanno attivato le loro reti. Disponevano praticamente di fondi illimitati, provenienti non solo dall’Occidente, ma anche da criminali non particolarmente squattrinati quanto timorosi dell’estradizione. Dopo l’inizio delle manifestazioni, i media occidentali hanno dato loro la massima copertura, amplificando ed incoraggiando gli ammutinati.

Centinaia di articoli, storie da prima pagina ed editoriali su importanti quotidiani hanno esaltato ed incoraggiato i ribelli di Hong Kong. La guerra popolare sta arrivando ad Hong Kong, è scritto sull’editoriale del New York Times di oggi. Un fatto sorprendente (se cioè siete appena arrivati da Marte): lo stesso giornale e le sue numerose consorelle non hanno prestato alcuna attenzione alla vera e propria guerra popolare che è esplosa in Francia, dove i Gilets Jaunes continuano a combattere da quaranta settimane contro l’austerità imposta dal regime di Macron. Undici persone sono state uccise e 2.500 ferite in Francia, ma i media farfugliano solo dell’antisemitismo dei GJ. Niente di nuovo, davvero. Gli stessi media non hanno notato la manifestazione di un milione di persone contro la guerra americana in Iraq, hanno prestato poca attenzione ad Occupy Wall Street, hanno ignorato le proteste contro le guerre e gli interventi statunitensi. Centomila persone che marciano a New York non hanno nessuna copertura mediatica se le loro motivazioni non sono in sintonia con i desideri del Governo Reale e, in alternativa, tremila manifestanti a Mosca, con i suoi 12 milioni di abitanti, vengono presentati come la voce del popolo che sfida Vlad il Tiranno.

Alla loro peculiare maniera, i media adempiono comunque al compito di tenerci informati. Se i media mainstream riportano qualcosa, di solito mentono; ma se i media mantengono il silenzio, ci potete scommettere che la cosa è importante e voi non dovreste saperne nulla. Questo è particolarmente vero nel caso delle proteste popolari. Come si fa a sapere che stanno mentendo? Le loro labbra si muovono.

La più grande menzogna è chiamare i ribelli di Hong Kong che marciano sotto l’Union Jack, “filodemocratici.” Questi tizi desiderano solo ripristinare il dominio coloniale, essere governati dai loro severi ma giusti signori dagli occhi rotondi. Potrebbe essere una buona o una cattiva idea, ma democrazia di certo non è. La seconda, più grande menzogna è lo slogan “Make Hong Kong Great Britain Again.”

Hong Kong non ha mai fatto parte della Gran Bretagna. Questa non è mai stata un’opzione, quindi non è una cosa a cui si possa ritornare. Persino il politico britannico più incline all’avventura e alla diversificazione non renderà sette milioni di Cinesi di un lontano territorio cittadini britannici con tutti i diritti, membri di una democrazia britannica imperfetta ma reale. Hong Kong era una colonia, questo è ciò a cui aspirano i manifestanti: rendere Hong Kong nuovamente una colonia.

Tenendo conto di tutte le differenze, questo vale anche per le dimostrazioni moscovite. I manifestanti di Mosca sognano una Russia occupata dalle forze della NATO, non una democrazia. Credono che loro, filo-occidentali, istruiti e imprenditoriali, formerebbero la classe compradora e prospererebbero a spese dell’hoi polloi. Grazie a Dio, ce ne sono pochini: i Russi hanno già provato a vivere sotto una benevola occupazione occidentale, tra il 1991 e il 2000, quando il FMI aveva diretto le loro finanze e i consiglieri americani di Harvard avevano gestito la macchina statale. Ebrei intelligenti e spietati come Bill Browder, Boris Berezovsky, Roman Abramovich avevano fatto fortuna, ma la Russia era stata rovinata e la sua gente ridotta in povertà.

Non molti Russi vorrebbero tornare ai ruggenti anni novanta, ma alcuni lo farebbero. Sta alla maggioranza impedire a questa volonterosa minoranza di esaudire il proprio desiderio. Quelli che non ce la faranno fuggiranno in Israele, come il giovane signor Yablonsky, che ha scoperto le sue radici ebraiche dopo due notti nelle celle della polizia. Era finito in prigione per aver ostacolato con la violenza l’erezione di una chiesa nella sua città.

Allo stesso modo, i Cinesi si toglieranno il dente di Hong Kong. Potrà essere fatto se il governo non promette di limitare la sua risposta a misure indolore e senza spargimento di sangue. Solo la reale e imminente minaccia di una repressione dolorosa e sanguinaria potrà rendere superflue tali misure. Allo stesso modo, solo l’imminente minaccia di una Brexit senza accordi potrà schiarire le idee nelle dure teste dei leader dell’UE. Uno stato che non è pronto ad usare la forza è destinato a fallire, così come lo stato ucraino sotto il sig. Yanukowych nel 2014. Il sangue verrà [comunque] versato e lo stato sarà rovinato, se i suoi governanti saranno troppo schizzinosi per fermare la ribellione.

Possiamo distinguere le vere rivolte popolari dagli interventi ispirati dall’estero per conto dei compradori. Le prime verranno passate sotto silenzio, mentre i secondi verranno glorificati dal New York Times. È così semplice.

Non mi preoccuperei troppo per la Cina. I leader cinesi hanno saputo come trattare con Tiananmen, hanno saputo affrontare i disordini delle minoranze, senza inutili crudeltà ma senza esitazioni e prevaricazioni. Non si stavano trastullando quando gli Stati Uniti hanno cercato di inviare ad Hong Kong le loro navi da guerra, ma hanno categoricamente negato loro il piacere. Se ne faranno una ragione.



Fonte: unz.com
Link: http://www.unz.com/ishamir/house-niggers-mutiny/

Tradotto da Markus per comedonchisciotte.org