Lo scontro tra le elitè occidentali e l'antagonismo
di Riccardo Paccosi - 22/12/2025

Fonte: Riccardo Paccosi
QUELLO SCONTRO FRA LE ELITE OCCIDENTALI CHE STIAMO OSSERVANDO COME TIFOSI ANZICHE' COME GIOCATORI AUTONOMI.
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Lo scontro interno alle èlite occidentali tra fazione globalista e fazione para-sovranista (che negli USA andrebbe forse definita più correttamente nazionalista) si sta facendo via via più esplicito.
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IN ITALIA, il fatto che Giorgia Meloni abbia svolto il ruolo di killer principale del progetto europeo volto a utilizzare gli asset russi per finanziare la guerra, ha fatto riaffiorare lo scontro con la Presidenza della Repubblica, ovvero con il vertice di quel deep state europeista e globalista che indirizza il paese da oltre tre decenni.
Le manovre di Mattarella per far cadere l'attuale governo e instaurare un esecutivo tecnico, probabilmente, sono destinate nell'immediato futuro a passare da voce di corridoio a cronaca politica quotidiana.
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NEI RAPPORTI TRA USA E GRAN BRETAGNA vediamo che finalmente, dopo un anno di cenere spazzata sotto al tappeto, la crisi inizia a palesarsi.
E' di ieri, infatti, la notizia che Trump abbia congelato un accordo da 40 miliardi inerente a progetti congiunti USA-UK sull'Intelligenza Artificiale. Tra i motivi di tale decisione - riporta il sito di analisi geopolitica zerohedge - vi sarebbe la censura della libertà di espressione ch'è in atto in Gran Bretagna: solo nel 2024, pare vi siano stati circa 10.000 arresti di cittadini inglesi che avevano espresso sui social network opinioni non gradite al governo (questo - vale la pena ricordarlo - in quello stesso paese dove la classe dirigente è ricorrentemente avvolta da scandali relativi all'insabbiamento o al coinvolgimento diretto in reati di pedofilia).
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DAI VERTICI DEGLI STATI UNITI, attraverso la Direttrice dell'Intelligence Nazionale Tulsi Gabbard, è partito ieri il più esplicito attacco istituzionale al fronte anglo-europeo: quest'ultimo è stato in sostanza accusato di stare cospirando per dare avvio a un'escalation nucleare.
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Noi italiani, al pari degli altri popoli europei, stiamo osservando questo scontro al vertice da una prospettiva di tifoseria passiva anziché da quella di giocatori sul campo volti a difendere la loro autonomia e i loro interessi.
E' evidente, da quanto sopra esposto, come i due schieramenti non siano equivalenti, ovvero come il fronte globalista sia una minaccia esistenziale immediata per tutti i popoli europei e per tutto ciò che definiamo civiltà.
Ma pensare che si possa essere all'altezza di questo passaggio storico limitandosi a tifare per il centrodestra italiano e/o per la destra americana, è una sciocchezza per almeno tre motivi:
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1) L'attuale crisi geopolitica discende da una crisi sistemica e globale del neoliberismo che va avanti ormai da diciotto anni e nessuna destra - italiana o americana che sia - intende mettere in discussione tale dottrina politico-economica. L'aumento della povertà in Italia e della disoccupazione in America sono lì a dimostrare che la geopolitica è sì un aspetto strutturale, ma al contempo tale disciplina non può spiegare - e meno che meno risolvere - tutti i problemi del nostro tempo.
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2) La trasformazione antropologico-culturale dovuta alla digitalizzazione e alle trasformazioni tecnologiche, procede seguendo conclamati indirizzi totalitari e post-umanisti che sussumono non soltanto le divisioni fra destra e sinistra interne ai paesi occidentali, ma anche le ben più ampie divisioni geopolitiche tra Occidente collettivo e Sud globale.
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3) Nello specifico dell'Italia, la crisi congiunta di NATO e UE genera l'opportunità storica di un possibile nuovo patto fra Stati Uniti e Italia, ovvero un accordo ex novo e subentrante a quanto stabilito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Ma pensare che una premier "autorizzata" a governare cinque anni fa dalle èlite d'oltreoceano e un centrodestra culturalmente figlio d'una Seconda Repubblica generatrice di deindustrializzazione e demolizione del tessuto produttivo del paese, possano essere all'altezza d'un simile compito, è punto di vista non già pertinente all'analisi politica bensì al regno emozionale-identitario del tifo calcistico.
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Per tutti questi motivi, è necessario che nel paese si formi una soggettività politica autonoma, patriottica e popolare, capace di mobilitazione nonché in grado di elaborare indirizzi strategici basati esclusivamente sugli interessi specifici dell'Italia e della sua popolazione.
Propedeutico a qualsivoglia autonomia, però, non può che essere l'antagonismo verso i due paradigmi neoliberali denominati destra e sinistra.

