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Il crollo al prossimo virus

di Simone Torresani - 08/06/2020

Il crollo al prossimo virus

Fonte: Il giornale del Ribelle

Ennesima occasione sprecata.  O forse Covid-19 nella sua fase acuta, quella del lockdown, degli scali aerei deserti e del coprifuoco, è durata troppo poco per incidere notevolmente sugli eventi. Di certo si è trattato di un "cigno nero" che ha influito e probabilmente influirà molto sul (mal)costume e sulla società e meno sulla geopolitica e sull' economia -se non, per quest' ultima, l'accelerazione del digitale.

 A nemmeno due mesi di distanza i grandi dibattiti sulla questione ecologica, sui paradigmi economici e quant' altro sono scomparsi. O se non proprio scomparsi, pesantemente annacquati. A proposito, dove è finita Greta Thunberg? Letteralmente sparita dal palcoscenico. A parte un piccolo corteo a Bruxelles ai primi di marzo, quando solo l'Italia -in illo tempore- stava facendo i conti con le terapie intensive intasate, la nostra è uscita di scena. Eppure l'occasione sarebbe stata ghiotta per continuare, sulla scia dell'abbattimento dei valori di inquinamento causa lockdown e con le compagnie aeree in crisi nera e la mobilità ridotta, i licenziamenti, le prospettive di un ritorno alle campagne, la critica del consumismo, eccetera. Girava sui social, verso fine marzo, un video in cui Covid19 si rivolgeva all' Umanità (sullo sfondo di una suadente e calda voce femminile): "non stavate bene, vi ho colpito per fermarvi e farvi riflettere" era il sunto del pippone. Roba da tradurlo in svedese e inviarlo alla Thunberg: da andarne in estasi, materiale per mille scioperi del clima e stronzate simili. Invece il silenzio. Basta, finito, la messa è finita, andate in pace. L' Unione Europea, come una di quelle vecchie sgangherate e tenute in piedi col fil di ferro che non muoiono mai per la rabbia dei parenti, ancora una volta la ha sfangata. O il progetto europeo sarebbe caduto miseramente con Covid o si sarebbe rafforzato, questo era il pensiero di marzo. A me pare si sia rafforzato e l'Italia è destinata ad essere una marginale periferia povera in questo progetto. Se l'Europa unita fosse l'Italia, l'Italia sarebbe qualche nostra provincia depressa, per fare un paragone calzante.

 Niente di nuovo sotto il sole? Non proprio, Covid ci lascerà i suoi frutti avvelenati, il primo dei quali è il distanziamento sociale che diventerà la norma dappertutto, a partire dalle scuole. Magari la museruola negli ambienti chiusi prima o poi la leveranno, una volta che le aziende si saranno suddivise gli utili ma il distanziamento no. Perché distanziamento fa rima con divieto di assembramento e difficilmente i governi rinunceranno ad una occasione che raramente si presenta nella Storia. Poi ci lascerà un nuovo aumento del controllo: certo, si viaggia ancora ma diventerà la norma registrarsi non solo alle Questure ma pure alle Regioni per motivi sanitari, con tracciamento degli spostamenti. E dal 1 luglio calerà ancora il limite del contante come prelievo, preludio ad una ormai sicura moneta elettronica a breve termine.

 Eppure a un attento osservatore i cambiamenti non sfuggono. Le nostre città non sono più le stesse neppure con la movida del sabato sera. Manca un qualcosa, un ingrediente, un dettaglio che non le fa essere più quelle di prima. Anche con l'animazione e una parvenza di movida (solo al sabato) si sono intristite, ingrigite. Sono spariti quegli artisti di strada, sparite quelle atmosfere intellettuali nelle grandi librerie del centro, raduno di universitari e giovani, a metà tra il negozio e il caffè letterario. Spariti poi -ed è il tasto per me più dolente- quei portoni spalancati a lutto, assieme alle finestre, col marciapiede sgombero per veglia funebre: tutto quel via-vai di amici, parenti, vicini, compari, i catafalchi funebri in vista dalla strada, i drappi scuri e viola con le civette ricamate, i quadri di Cristi cupi devastati dal dolore, di Madonne lugubri coi pugnali in petto, di santi e di sacri cuori, insomma tutto l' armamentario dei funerali meridionali, che sono un qualcosa impossibile da descrivere, perché bisogna viverli. Le veglie duravano tutta notte e l'atmosfera era impressionante, almeno per uno non del posto, tra l'onirico e il magico. Vi era un andirivieni continuo, si salutavano i parenti stretti attorno al catafalco per la veglia, poi in casa vi erano crocchi di persone ovunque: chi spettegolava, chi piangeva, chi parlava di affari, di soldi, chi ordiva vendette private. Io li associavo sempre alla descrizione della sala dei banchetti della reggia di Alcinoo e di Nausicaa, erano atmosfere quasi omeriche, un qualcosa di unico. Temo che non lo vedremo più. Se così fosse, terrò con me i ricordi delle veglie cui ho partecipato.

 Addio, 1914, benvenuto (si fa per dire) 1919. Un mondaccio più triste e grigio del solito. Ne vedremo delle belle ma credo che almeno in Europa Covid sia un capitolo chiuso e a fine estate pure nelle Americhe. Resterà solo uno spauracchio, per giustificare cose balorde. Il crollo? Al prossimo virus. Ho sempre pensato che Covid era un avvertimento. Messaggio non recepito dalla massa. La prossima volta sarà cartellino rosso.