L'Iran immaginario tra ignoranza e malafede
di Daniele Perra - 19/06/2025
Fonte: Daniele Perra
1) La velayat-e faqih non è una dottrina islamista (non è un prodotto della modernità o della postmodernità, come possono essere le disquisizioni sullo "Stato Islamico" del teorico pakistano Abu Ala Maudud). Chi dice il contrario o è male informato o in palese malafede. Essa è frutto della dottrina teologica tradizionale dello sciismo. Al massimo si potrebbe riflettere sulle modalità attraverso cui Ruhollah Khomeini l'ha applicata alla realtà contingente dell'Iran postrivoluzionario. La costituzione della Repubblica Islamica, di fatto, è il frutto delle diverse tendenze (secolari e religiose) che hanno animato la Rivoluzione (molti l'hanno addirittura paragonata a quella dell'URSS).
2) Chi pensa che la Rivoluzione Islamica abbia catapultato l'Iran nel Medioevo o non è mai stato in Iran o, ancora una volta, è in palese malafede.
3) Accusare oggi l'Iran di voler "esportare la rivoluzione" non ha alcun senso e dimostra una sostanziale ignoranza degli eventi regionali almeno degli ultimi cinquanta anni. Tale obiettivo, se mai esistito, è svanito già con la guerra Iran-Iraq. Al massimo, si potrebbe affrontare il tema di come la "Rivoluzione" abbia rappresentato un fonte di ispirazione per altri esperimenti nella stragrande maggioranza fallimentari (penso all'occupazione della moschea della Mecca nel 1979). Pure Hezbollah ha sempre dichiarato che non vi è l'instaurazione di una repubblica islamica in Libano tra i suoi obiettivi. Diverso è il discorso per gli Houthi, legati ad una dottrina dell'imamato (quella zaydita) che con il khomeinismo ha scarsi punti di contatto. Ancora, gli sciiti iracheni sono divisi tra i sostenitori di Khamenei e quelli di al-Sistani (assai critico col khomeinismo). Il cosiddetto "Asse della Resistenza", di fatto, è semplicemente un sistema di alleanze informali tra gruppi e movimenti eterogenei che agiscono sia sul piano nazionale (diversificato per ognuno di essi), sia su quello regionale con il comune obiettivo di contrastare l'egemonia di USA-Israele. Esso, inoltre, era (ed è) impostato come sistema difensivo e non offensivo. Ad esempio, anche se si tende ad attribuire ad Hezbollah la responsabilità per il conflitto del 2006 (sconfinamento di alcuni sui miliziani e rapimento di soldati israeliani), è ben noto che Israele da tempo avesse pronto un nuovo piano di attacco contro il Libano (si veda il lavoro sull'argomento di Mearsheimer e Walt che dimostrarono pure come le accuse di Israele ad Hezbollah di utilizzare "scudi umani" fossero totalmente false). Lo stesso discorso potrebbe essere applicato al 7 ottobre 2023. Ancora, le accuse israeliane di posizionare gli obiettivi militari vicino a quelli civili ha poco senso: le colonie sioniste in Cisgiordania, ad esempio, sono al contempo strutture civili e militari (e sempre situate in posizioni dall'importante valore strategico).
4) Sorvolo, infine, sulla palese ignoranza/malafede di chi accusa l'Iran di aver sostenuto gruppi terroristici come al-Qaeda e ISIS (cosa che potrebbe dire un Ted Cruz che l'Iran non sa neanche dove si trovi). A tal proposito, vorrei ricordare che nel 2001 l'Iran fu tra i pochi Paesi musulmani che mostrarono solidarietà agli Stati Uniti dopo l'11 settembre. L'allora governo Khatami cercò inoltre di aprire alla cooperazione. In questo senso, dopo l'attacco all'Iraq, propose a Washington uno scambio di prigionieri: uomini del MeK detenuti dagli USA in Iraq in cambio di uomini di al-Qaeda detenuti in Iran. Gli Stati Uniti rifiutarono perché sapevano che il MeK era una risorsa per infiltrare l'Iran. Ad ogni modo, tale cooperazione non venne mai realizzata a causa delle pressioni della lobby sionista (si veda sempre Mearsheimer e Walt)