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Il Medio Oriente e il declino relativo della potenza egemone occidentale

di Fabio Falchi - 11/10/2019

Il Medio Oriente e il declino relativo della potenza egemone occidentale

Fonte: Fabio Falchi

I primi a combattere l'ISIS furono, nell'estate del 2014, gli sciiti iracheni appoggiati dall'Iran e da miliziani di Hezbollah (in particolare questi ultimi avevano il compito di istruttori militari, mentre l'Iran, oltre ad offrire sostegno logistico e intelligence, appoggiò le operazioni militari degli sciiti iracheni con la propria aviazione).
L'intervento dell'Iran contro l'ISIS indusse pure gli USA a formare una coalizione militare per combattere l'ISIS, ma l'Iran e gli USA condussero le loro operazioni separatamente, e l'aviazione della coalizione a guida USA si concentrò soprattutto contro le forze dell'ISIS che combattevano contro gli iracheni, non contro quelle che combattevano contro l'esercito di Damasco.
Com'è noto, l'intervento russo nel 2015 salvò la Siria di Assad,che stava per "collassare" dato che il sistema di difesa siriano (che nei primi anni di guerra aveva subito perdite terribili per evitare che Damasco cadesse nelle mani degli islamisti) era sovraccaricato dovendo combattere contro numerose bande di islamisti (soprattutto stranieri sostenuti da arabi, da turchi e da occidentali).
L'intervento della Russia a sostegno dell'esercito di Damasco non solo inflisse duri colpi anche all'ISIS ma creò pure le premesse per un maggiore impegno della coalizione a guida USA contro le forze dell'ISIS in Siria, un impegno tanto più necessario dato che contro l'ISIS in Siria combattevano anche le milizie sciite, affluite in Siria per colmare i vuoti che si erano formati nelle file dell'esercito siriano. Le operazioni terrestri contro l'ISIS furono però condotte anche dalle milizie curde, appoggiate dalla coalizione a guida USA.
Comunque, se in Iraq alla fine del 2017 l'ISIS era praticamente del tutto distrutto, in alcune zone della Siria l'ISIS, pur avendo subito una serie di gravi di sconfitte, resisteva ancora ostinatamente.
Nel marzo del 2019 furono pertanto le milizie curde (che comprendevano pure arabi, assiri ecc.) ad infliggere (ovviamente con l'appoggio della aviazione della coalizione a guida USA) una sconfitta decisiva alle forze dell'ISIS nella battaglia di Baghuz Fawqani (l'esercito di Damasco e i suoi alleati avevano infatti dovuto concentrare i loro sforzi soprattutto contro le altre bande islamiste, riuscendo a riconquistare gran parte del territorio perduto dalla Siria nei precedenti anni di guerra).
Tuttavia, la guerra scatenata nel 2011 da arabi e occidentali per rovesciare il governo di Assad e che nel corso degli anni si è trasformata in un conflitto internazionale, non è ancora terminata e adesso il conflitto tra turchi e curdi, la "guerra delle petroliere" nel Golfo Persico, la guerra nello Yemen e la difficile questione del nucleare iraniano rischiano di far saltare in aria la "polveriera medio-orientale".
Il declino relativo della potenza egemone occidentale genera quindi continue scosse di terremoto geopolitico, con effetti che possono essere disastrosi ma che potrebbero pure portare ad una "distruzione creatrice".
Difficile comunque potere prevedere il futuro, ma vi è comunque una notevole differenza tra chi ha i mezzi, le risorse e soprattutto la capacità di affrontare le difficili sfide dell'epoca presente e chi , come l'Unione Europea, si illude di poterle affrontare con le ciance ideologiche politicamente corrette.