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Il nemico principale dell’Europa è l’Unione europea

di Marcello Veneziani - 18/09/2025

Il nemico principale dell’Europa è l’Unione europea

Fonte: Marcello Veneziani

Chi minaccia l’Europa? Chi mette in pericolo la vita, la sicurezza, la sovranità e l’identità dei popoli e degli stati che la costituiscono? L’Unione europea, le sue scelte, la sua politica. Non è una boutade ma è la realtà, se ci pensate bene. Oggi l’Europa corre alle armi perché si è convinta di essere in guerra con la Russia, in procinto di attacchi, col rischio di dover sostituire l’estenuata Ucraina per fronteggiare i russi. L’attacco finale a Gaza o l’attacco mortale sferrato a Doha in un negoziato di pace non la preoccupano affatto, non prende alcuna posizione anche se quelle incursioni stanno mettendo a rischio la pace mondiale; ma è convinta che i droni russi che per oscure ragioni hanno varcato lo spazio territoriale della Polonia siano una prova ulteriore, se non definitiva, che Putin prima o poi ci attaccherà. Quindi bisogna armarsi, mobilitarsi ad est, mettersi il casco e prepararsi al conflitto. La Russia non ha mai attaccato l’Europa, semmai è stata attaccata, da Napoleone e da Hitler. Neanche al tempo degli zar, neanche al tempo del comunismo, quando si era spartito con l’Occidente una fetta orientale d’Europa e difendeva la sua dominazione, ha mai provato a invaderci. La Russia non vuole la Nato ai suoi confini, non vuole missili puntati alle sue porte; e vuole ripristinare il suo prestigio e la sua forza internazionale cercando di piegare l’Ucraina, neutralizzarla e portarsi lembi di territori che reputa russi. La stessa Ucraina, benché riluttante, da secoli era inclusa nell’impero degli zar e poi dell’Unione sovietica. Stessa religione, stessa matrice linguistica, stessa cultura e letteratura, intrecci di vita e di storia, moltissime coppie sono russe e ucraine. Certo, è bene che l’Ucraina resti autonoma e neutrale, che non sia schierata in un campo o annessa nell’altro, ma resti uno stato sovrano e indipendente, pur riconoscendo i diritti russi su alcune aree indebitamente annesse a Kiev, a partire dalla Crimea (affidata all’Ucraina, dall’Unione sovietica, al tempo guidata dall’ucraino compagno Nikita Cruchev). Ma non possiamo assecondare la pretesa di considerarla un pezzo d’Europa, non lo è mai stata. Viceversa la Russia ha sempre cercato nell’Europa una sponda, un interlocutore e un partner, non solo commerciale ma geopolitico, a partire dalla Germania e ha sempre sperato in un’Europa equidistante da Mosca e da New York. Certo, l’Europa unita non era ben vista da Mosca come non lo era dagli Stati Uniti, ma bene o male, ora c’è e nessun pazzo può davvero pensare di ingoiarsela a tranci o per intero. A meno che l’Europa stessa decida di suicidarsi. Ci siamo fatti del male sul piano commerciale per rompere i rapporti con la Russia e metterle la museruola delle sanzioni. Abbiamo avuto danni gravi ma ce lo chiedeva l’America. E ora siamo l’avamposto Nato in funzione antirussa.
Anche dal sud, una minaccia dell’Islam all’Europa allo stato attuale non esiste. Chi sarebbe il nemico, la Lega Araba, l’Iran, la Turchia, gli Emirati? Abbiamo visto l’incapacità del mondo islamico di reagire al loro odiato nemico di sempre, Israele; non ha saputo reagire compatto con un’azione efficace contro gli sconfinamenti, le incursioni, i bombardamenti, i morti ammazzati in Iran, in Libano, in Siria, nel Qatar. Non fa nulla per Gaza. Se non ha saputo reagire a Israele, se è divisa tra filo-asiatici e filo-atlantici, tra sciiti e sunniti, chi e come potrebbe costituire una minaccia per l’Europa? La vera minaccia proveniente dall’Islam, attualmente dormiente, è semmai il terrorismo, che potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro. E il vero problema presente è l’invasione spontanea di flussi migratori provenienti dai paesi islamici, e non solo. Ma in tutto questo il problema non è che uno stato, un cartello di stati, una potenza regionale islamica minacci l’Europa; ma che l’Europa non riesca a gestire, regolare e frenare quei flussi, non sa farlo e in parte non vuole. Dunque, ancora una volta, il problema è interno, non esterno; è l’incapacità dell’Europa di fronteggiare queste emergenze, anzi una fetta d’Europa è dalla parte degli invasori, parteggia per la sostituzione dei popoli, fa il tifo nel nome dell’accoglienza, per gli sbarchi, rigettando la definizione stessa di immigrazione clandestina.
Il vero pericolo dell’Europa è interno all’Europa, anche nell’incapacità di reagire ai dazi di Trump e di negoziare facendo pesare alcuni aspetti geopolitici e strategici che rendono comunque l’Europa un interlocutore da considerare, se riesce a essere unita e sovrana. Cosa che puntualmente non accade. E qui la colpa va divisa salomonicamente tra una governance europea incapace di capire dove crescono le vere insidie e subalterna alla strategia degli Usa, sia in versione Biden che Trump; e la debolezza degli stati nazionali con governi precari, traballanti, senza consenso popolare, dalla Francia alla Germania fino alla Spagna. L’Italia, almeno, è stabile. Col paradosso aggiuntivo che buona parte della politica estera europea segue la linea di un ex partner uscito dall’Unione, vale a dire il Regno Unito.
Non potendo far valere una supremazia militare, demografica, commerciale, economica e tecnologica, l’Europa poteva far valere la sua supremazia geopolitica, ovvero il suo essere centro di equilibrio tra l’Est e l’Ovest, tra Sud e Nord del pianeta, apparendo come il crinale fra Oriente e Occidente e il punto d’incontro di più continenti. Un’Europa più centrata sul Mediterraneo, come non mi stanco di ripetere. Ma l’Europa non c’è e lo dicono pure i suoi fondatori e cantori, e se non c’è la ragione è pure nella perdita del suo status e della sua identità di civiltà. Con tutto il bagaglio di valori, di cultura, di storia, di ruolo e di possibilità diplomatiche di mediazione. Se l’Europa si vergogna di se stessa, è naturale che poi non sarà capace di farsi valere sullo scacchiere mondiale.
A questi temi di fondo si uniscono altre incognite di natura prevalentemente economica: la sciagura del covid e la sciagura del riarmo col sostegno all’Ucraina, ha portato i paesi europei, o quantomeno alcuni di essi, tra cui l’Italia, a indebitarsi grazie al Pnrr e ora all’acquisto di armi dagli Usa (a prezzi decisamente fuori mercato, esattamente come le risorse energetiche). Quando quei nodi verranno al pettine, come riusciremo a scioglierli e superarli?
Insomma da questo quadro appare evidente che il nemico principale dell’Europa è l’unione europea. Altro che russi, islamici e perfino cinesi che un pericolo oggettivo lo sono davvero. Senza dire che la nostra tremante e tormentata democrazia è perdente sul piano del decisionismo rispetto alle autocrazie e al resto del mondo.
Infine, per essere più compiuti, un altro pericolo cresce in Europa ed è il controllo mancato della rivoluzione tecnologica, dell’intelligenza artificiale e non solo. Siamo più terminali che gestori, più utenti che esportatori di tecnologia; disarmati rispetto alla sostituzione dell’umano con l’Intelligenza artificiale e le sue inquietanti sorelle. Una rivoluzione che in Europa genera più dipendenza dall’estero e dai colossi tecnologici, più esposizione a infiltrazioni e rischi di attacchi informatici. Perciò torno a dire: se in Europa suona l’allarme per la guerra, il posto più insicuro per rifugiarsi è tra le braccia dell’Unione europea…