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L'alternativa neo-contadina

di Sergio Cabras - 16/06/2017

L'alternativa neo-contadina

Fonte: ecofondamentalista

 


Sul finire del sogno rivoluzionario del movimento degli anni '70, l'autore, ancora molto giovane, si trasferisce da Roma a vivere in campagna in Umbria, partecipando per anni ad una realtà di occupazione e recupero di terreni e casolari rurali abbandonati. Dal 1990 conduce una vita neo-contadina nella sua piccola azienda agricola biologica, integrando il reddito anche con altre attività.
     Dopo l'inizio autobiografico l'autore mette a fuoco l'idea di neo-contadino che intende proporre, distinguendone la figura sia da quella del contadino tradizionale che dell'imprenditore agricolo agro-industriale. Quella neo-contadina è descritta come una dimensione complessiva di vita, che implica una concezione di cosa sia il lavoro diversa da quella convenzionale e rappresenta una forma di economia mista e di decrescita che è anche una possibilità praticabile oggi da molte persone come risposta 'dal basso' alla crisi economica. Un ampio capitolo è dedicato ad una argomentata confutazione dell'idea per cui una risposta di questo tipo sarebbe irrealistica, velleitaria e contraddittoria.
     Quella neo-contadina è però soprattutto presentata come una alternativa integrale al modello di civiltà ed economico-culturale dominante; come una forma di "lotta" pacifica che si basa sul "boicottaggio", nel senso della diserzione dal ruolo di consumatore-massa, e di cui viene tracciata una linea di continuità che la lega allo spirito degli anni '70, mentre altrettanto la distingue nettamente dalle prospettive sia antagoniste che riformiste che a quel periodo sono seguite.
     Approfondendo l'argomentazione si giunge ad una messa in discussione radicale dei presupposti stessi della Modernità Occidentale, nei concetti di Storia, Società, Progresso, Libertà....
L'autore critica l'origine ed il contenuto di tali concetti e soprattutto il ruolo che essi svolgono in quella che equipara ad una nuova forma di superstizione e rassegnazione fideistica nell'idea per cui "non ci sono alternative". La critica si estende alle proposte attuali della tradizione marxista ed all'immagine popolarmente diffusa della Scienza e mostra come la cultura della Modernità Occidentale sia giunta ad un punto limite in cui non fa che "girare su sé stessa" in un infinito disquisire che però non può permetterle di trovare soluzioni agli enormi problemi epocali che ha creato, se non mettendo in questione i propri presupposti di fondo. L'impossibilità di trovare fondamenti o punti fermi di alcun tipo, che è la cifra della postmodernità, diventa così l'alibi che giustifica la sostanziale inerzia con cui l'Occidente assiste all'avanzare dei processi distruttivi che ha prodotto. Ciò vale anche per molte delle sue componenti più avvertite e critiche e va a tutto vantaggio di chi trae profitto e potere da tali processi. Il relativismo ed il laicismo rafforzano questo alibi, mentre le religioni 'istituzionali' e le ideologie del XX secolo, come pure le nozioni di Destra e Sinistra, rappresentano filoni di pensiero ormai inadeguati ad offrire alternative credibili.
     L'autore propone il superamento della centralità (e dei limiti) del Logos, del mondo creato dal linguaggio e della dicotomia filosofica essere o non-essere, che hanno da sempre caratterizzato l'Occidente; suggerisce un recupero dell'empirico, dell'esperienza diretta e della ricerca di un'autentica realizzazione/evoluzione umana, che riparta dagli individui senza essere individualista, ed indica una via intermedia tra le ragioni del post- e del pre-moderno che attinge all'essenza dell'insegnamento buddhista ed al "senso del sacro" che spontaneamente gli umani hanno sempre trovato nella Natura.... ma cercando anche di chiarire cosa, a suo avviso, per Natura si debba intendere.
     Nell'appendice si completa il discorso tornando al piano dell'esperienza personale e descrivendo come il quadro tracciato nel corso del libro si applichi a quell'aspetto fondamentale della vita che è costituito dalle relazioni di coppia o, più ampiamente, di genere, tra uomini e donne.

QUARTA DI COPERTINA

     "Quando mi fu proposto di unirmi al nucleo di aspiranti neo-contadini sul momento risposi subito di no: “Sarà anche bello qui” dissi “ma, dopo un paio di giorni, che stai a fare in un posto così dove non c’è niente, fuori da tutto? Sai che noia!”.
      "Nei primi anni di vita in campagna, amavo condividere, con gli amici del primo casolare in cui ho abitato, l'idea che dovevamo autoprodurci in modo naturale e genuino tutto, dalle patate alla filosofia"
      "Sappiamo in primo luogo che non possiamo costruire una soluzione lavorando ad alimentare il problema. Non ci riprenderemo la nostra libertà né la nostra responsabilità se non distaccandoci radicalmente dai meccanismi e dalle strutture di cui vediamo il potere distruttivo"
      "Nell'alternativa neo-contadina la parola “neo-“ è altrettanto importante di “contadina”.
Tra le altre cose questo significa che non si tratta di un ritorno al passato"
     "C'è un grande potenziale nell'agricoltura contadina di poter assorbire disoccupazione, non solo nel senso classico del "creare posti di lavoro", bensì in quello di sostituire in misura rilevante questa basilare fonte di sussistenza alla condizione di precarietà di molte persone che, a monte dell'assenza oggettiva di posti di lavoro, è dovuta alla loro totale dipendenza da essi per sopravvivere"
      "Pensare ad una scelta neo-contadina come alternativa all'esistente equivale, se vogliamo guardare in profondità, a mettere in questione gli assiomi ed i presupposti stessi della cultura dello Sviluppo e della Modernità Occidentale e confrontarsi con la necessità di un passaggio di fase storica, non solo dal punto di vista materiale, economico, politico, tecnologico, ma anche e soprattutto culturale"
     "Questo libro è un tentativo di proporre la visione di una possibilità di alternativa ad un tempo teorica e legata strettamente alla pratica, che si pone da un punto di vista radicalmente critico non solo verso il mainstream, ma in parte anche verso i filoni più in voga tra quelli che ad esso si contrappongono"
      "Quella che chiamo l'Alternativa neo-contadina è po' il percorso pratico-teorico al quale ho dedicato finora la mia vita, ed è a partire da questo che scrivo. Perché sono convinto che si debba prima praticare e poi parlare"
       "Una cosa è certa: che non mi sono mai più annoiato. All’opposto dei miei timori, la noia è una cosa che mi son lasciato dietro definitivamente proprio appena ho lasciato la città"

 

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