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L'aspetto peggiore della vicenda censoria

di Davide D'Intino - 25/03/2022

L'aspetto peggiore della vicenda censoria

Fonte: Davide D'Intino

L'aspetto peggiore della vicenda censoria riguardante il Prof. Orsini non risiede tanto nella censura in sé, che, paradossalmente, potrebbe avere anche dei risvolti positivi per la diffusione delle tesi del censurato e risultare controproducente per la nuova Inquisizione, ma nel tentativo di mettere in discussione le competenze, ergo la credibilità, dell'Orsini, reo di non partecipare - pur appartenendo alla parrocchia atlantica (peggio: tradimento. Ancora peggio: apostasia!) - al rito laico dell'occidentalismo dogmatico che unisce l'intero arco costituzionale e abbraccia anche gli ex reprobi di estrema destra, ancora con gli occhi inumiditi dalla famigerata pellicola di John Wayne "Berretti verdi": «c'è un aggressore e un aggredito», bisogna ripetere alternando l'intonazione assertiva delle persone giuste all'intonazione indignata di quelle morali, compassionevoli, solidali, in una parola: buone. Pena, va da sé, l'esclusione dal novero di coloro che abbiano la dignità di esprimere un'opinione sul servizio pubblico. Che poi, l'hanno ormai compreso anche i più ingenui sostenitori della formula ossimorica "democrazia-liberale", finisce per essere ineluttabilmente l'Opinione al singolare, da scrivere apponendo la lettera maiuscola d'ordinanza, perché si sa, e lo avevamo compreso sin dal giorno dell'autodefinizione "Governo dei migliori", la megalomania suprematista, di questi tempi, pare funzioni. 
Allora, ai danni del Prof. Orsini, ma anche di altri accademici dal cursus honorum incontestabile, tra i quali ricordiamo Luciano Canfora, Franco Cardini e Donatella Di Cesare, viene indetto il Festival dei Cervelli Incalliti - non era forse Guglielmo Giannini a sostenere che se i lavoratori hanno i calli alle mani gli intellettuali li hanno nel cervello? -, un Festival la cui quota di partecipazione consta in due requisiti. Il primo, manco a dirlo, è la piena conformità alla doxa dominante. E non vi effrettate a mettervi in fila per partecipare, anche se vi siete allenati una vita a belare, belare, belare, la coda è talmente lunga che non riuscireste a venirne a capo, conformisti ritardat...ari! Il secondo, banale quanto basta, saper criticare senza confutare. E a giudicare dal tenore delle argomentazioni dei detrattori dell'Orsini, il Festival dei Cervelli Incalliti procede alla grande. Ma no, che dico: alla grandissima!
Nessuno che si sia preso la briga di spiegarci, entrando nel merito delle argomentazioni dell'Orsini, cosa abbia detto costui di infondato e quale siano le falle del suo ragionamento. Insomma, per quale motivo quelle del professore della Luiss sarebbero opinioni strampalate, prive di logica, veridicità e fondamento empirico. Nessuno, sino ad ora, ce lo ha spiegato. E gli stessi che per anni hanno redarguito, tra il paternalistico e il professorale, le formazioni politiche ascrivibili alla famiglia populista, rimproverandole di rifuggire la complessità dell'approfondimento politico-culturale, oggi si scoprono nemici della complessità.     
Vuoi articolare un ragionamento uscendo dallo schema binario, ed evidentemente semplificatorio, quindi fuorviante, dell'A ha invaso B? Sei un nemico pubblico da abbattere con la clava dell'ostracismo. E come ti si ostracizza? Con il sarcasmo degli ominicchi e la banalizzazione dei depensanti.