L'Iran si prepara a una lunga guerra con Israele
di Mohammed Eslami e Ibrahim al-Marashi - 04/07/2025
Fonte: Giubbe rosse
In linea con il suo approccio di lunga data basato sulla pazienza strategica, l’Iran non fa passi indietro, ma si sta riarmando e riorganizzando per un confronto prolungato.
Un precario cessate il fuoco tra Israele e Iran, mediato dagli Stati Uniti, ha posto fine a uno scambio di attacchi durato 12 giorni, con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha dichiarato vittoria. È stata una delle guerre più brevi del XXI secolo.
Eppure anche l’Iran ha rivendicato vittoria, proprio come fece alla fine della guerra Iran-Iraq, dal 1980 al 1988, la più lunga guerra convenzionale del XX secolo, quando anche l’allora Presidente iracheno Saddam Hussein dichiarò vittoria.
In entrambi i casi, l’obiettivo dell’attacco è stato l’Iran, che ha inquadrato i conflitti come “guerre imposte” (jang-e tahmili), sostenendo che erano state avviate con il “via libera” degli Stati Uniti.
Anche in entrambi i casi, l’Iran ha abbinato la sua dichiarazione di vittoria a un atteggiamento di pazienza strategica (sabr-e rahbordi), una dottrina di moderazione volta a modificare l’equilibrio nel tempo.
Dopo la guerra Iran-Iraq, ha aspettato, lasciando che il tempo e le circostanze giocassero a suo favore. Alla fine sono stati gli Stati Uniti, non l’Iran, a smantellare le armi di distruzione di massa di Saddam durante la Guerra del Golfo del 1991 e poi a rovesciarlo completamente nel 2003.
Dal punto di vista di Teheran, lo stesso principio di pazienza strategica viene applicato di nuovo oggi. L’attuale cessate il fuoco, pur essendo accolto con favore dall’opinione pubblica, è ampiamente considerato, soprattutto negli ambienti politici e militari iraniani, una pausa tattica piuttosto che una pace sostenibile.
Pausa strategica
Per l’Iran, il cessate il fuoco con Israele ha un chiaro scopo strategico. In linea con il suo approccio di lunga data basato sulla pazienza strategica, il tempo è una risorsa. L’Iran ricalibrerà la sua strategia nucleare, amplierà le alleanze regionali e metterà alla prova i limiti della determinazione internazionale.
Durante questo periodo, ci si aspetta che i pianificatori iraniani riesaminino le loro dottrine di deterrenza, includendo potenzialmente capacità navali asimmetriche e operazioni informatiche, e al contempo elaborino una strategia di ritorsione a lungo termine.
Il tempo fornisce a Teheran un margine di manovra fondamentale per: in primo luogo, ristrutturare la propria leadership; in secondo luogo, ricostituire le proprie armi; e in terzo luogo, pianificare un’offensiva diplomatica internazionale.
Nel giugno del 1981, il Partito Repubblicano Islamico fu bombardato, uccidendo il suo segretario generale, Mohammad Beheshti, e 74 alti funzionari. Nello stesso mese, l’Iran perse uno dei suoi comandanti militari più influenti, Mostafa Chamran, in prima linea con l’Iraq.
Nell’agosto del 1981, il neoeletto presidente iraniano, Mohammad-Ali Rajai, e il primo ministro Mohammad-Javad Bahonar furono assassinati in un attentato dinamitardo presso l’ufficio del primo ministro a Teheran.
L’attacco fu compiuto dai Mujahideen-e Khalq (MEK). Questo gruppo armato di opposizione si era rivoltato contro la Repubblica Islamica e si era alleato con il regime di Saddam durante la guerra Iran-Iraq. La bomba fu piazzata da Masoud Keshmiri, un agente del MEK che si era infiltrato nel governo fingendosi un funzionario della sicurezza. L’esplosione uccise otto alti funzionari, tra cui il presidente, il primo ministro, il capo della polizia nazionale, alti consiglieri militari e membri del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale, rendendola uno degli atti di sabotaggio interno più letali nei primi anni di guerra.
Tuttavia, nonostante la sconfitta, l’Iran riuscì comunque a lanciare un contrattacco che espulse tutte le forze irachene dal suolo iraniano.
Ricostruzione e riarmo
La mattina di venerdì 13 giugno 2025, Israele ha lanciato la sua più vasta operazione militare contro l’Iran fino ad oggi. I suoi attacchi si sono spinti ben oltre le installazioni nucleari e missilistiche, prendendo di mira alti comandanti militari e scienziati. Tra le persone assassinate figurano il Maggior Generale Mohammad Bagheri, il comandante del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane Hossein Salami e il capo del settore aerospaziale Amir Ali Hajizadeh, insieme a diversi scienziati nucleari e ufficiali comandanti militari.
Ciononostante l’Iran è stato comunque in grado di lanciare attacchi missilistici contro Israele, mettendo a dura prova il suo tanto decantato sistema di difesa antimissile.
L’Iran può ora concentrare la propria attenzione sulla ricostruzione e sul riarmo.
La guerra ha esaurito le riserve di missili a corto e medio raggio dell’Iran e danneggiato la sua infrastruttura di lancio di missili, di cui gran parte è stata presa di mira durante le ondate iniziali di attacchi israeliani e statunitensi.
In questa nuova fase di calma, si prevede che l’Iran darà priorità al rifornimento e alla modernizzazione del suo arsenale missilistico, comprese le classi più recenti come i missili ipersonici Fattah e Kheibar Shekan, rafforzando al contempo le sue difese aeree per anticipare eventuali attacchi a sorpresa futuri.
Una delle lezioni più importanti che l’Iran ha tratto da questa recente guerra è che la vittoria in un conflitto moderno non è possibile senza un’aeronautica militare efficiente e avanzata.
Sebbene la dipendenza dell’Iran dalla deterrenza basata su missili e droni abbia messo in luce alcuni punti di forza tattici, ha anche evidenziato una vulnerabilità critica: tali sistemi, da soli, risultano fragili se confrontati con capacità avanzate di guerra aerea ed elettronica.
Per colmare questa lacuna strategica, ora ci si aspetta che l’Iran proceda con urgenza all’acquisizione dei sistemi di difesa aerea S-400 e dei caccia Su-35 russi.
Allo stesso tempo, si stanno prendendo seriamente in considerazione aerei da combattimento cinesi come il J-10 e il J-20 di quinta generazione, che hanno dimostrato le loro capacità nel recente scontro tra India e Pakistan.
Oltre a queste piattaforme, i pianificatori militari iraniani hanno riconosciuto un’altra carenza significativa: la mancanza di sistemi di allerta aerea precoce.
Anche la difesa aerea terrestre più avanzata risulta gravemente limitata senza i Sistemi di Allerta e Controllo Aviotrasportati (AWAC), essenziali per il rilevamento e il coordinamento in tempo reale. Pertanto, l’acquisizione di velivoli AWAAC da Cina o Russia è diventata una priorità urgente nel programma di modernizzazione della difesa di Teheran.
Oltre il campo di battaglia
L’Iran sta anche gettando le basi per una controffensiva legale e diplomatica. I dirigenti iraniani hanno già annunciato l’intenzione di presentare un reclamo completo alla Corte internazionale di giustizia, ritenendo sia Israele che gli Stati Uniti responsabili di aver iniziato una guerra non dichiarata e di aver violato la sovranità iraniana prendendo di mira impianti nucleari protetti dal diritto internazionale.
Finché questo processo legale non raggiungerà la fase del riconoscimento formale e della sentenza, Teheran ha chiarito che non tornerà al tavolo delle trattative sul nucleare.
Questo allontanamento dai negoziati non è un segnale di ritirata, ma una manovra calcolata. Nel frattempo, un’altra variabile cruciale rimane nascosta alla vista internazionale: il presidente iraniano ha firmato una legge che sospende la cooperazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, sotto la direzione generale di Rafael Grossi, citando una supervisione parziale e pressioni politiche.
Prima della guerra, e all’insaputa della maggior parte dei servizi segreti, Teheran avrebbe trasferito grandi quantità di uranio arricchito da Fordow e Natanz verso località sicure e non divulgate. Queste riserve rimangono non colpite dagli attacchi statunitensi e israeliani, poiché non sono state segnalate radiazioni in Iran, il che indica che le scorte sono molto probabilmente intatte. L’Iran potrebbe anche scegliere di non rivelare l’ubicazione di queste scorte di uranio, utilizzandole come leva di deterrenza strategica in futuri scontri o negoziati.
Alla luce di tutti questi fattori, l’attuale cessate il fuoco non è una risoluzione, bensì un capitolo di una storia molto più ampia e incompiuta. Le azioni dell’Iran, sia durante che dopo la guerra, sottolineano una dottrina coerente e disciplinata: assorbire il colpo, reagire con precisione calibrata e usare il tempo come strumento di potere. La pazienza strategica, per Teheran, non è una moderazione passiva; è una forma di guerra psicologica e politica a lungo termine.
Se il cessate il fuoco reggerà o si sgretolerà sotto il peso delle tensioni irrisolte dipenderà non solo dai missili o dai negoziati, ma da quale parte comprenderà meglio il valore del tempo.
middleeasteye.net — Traduzione a cura di Old Hunter