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Il Congo ha scelto i Brics: Usa&C. messi in fuorigioco

di Alessandro Di Battista - 19/08/2025

Il Congo ha scelto i Brics: Usa&C. messi in fuorigioco

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Possedimento belga, poi dittatura nell’area d’influenza occidentale, il gigante africano s’è ormai affidato ai cinesi

Lubumbashi, la capitale della provincia mineraria del Katanga, Repubblica Democratica del Congo, è lo specchio del cambiamento del mondo. Elisabethville, questo il primo nome della città, venne fondata dai belgi nel 1910 e si sviluppò grazie allo sfruttamento del rame. Il Congo era da poco diventato una colonia belga a tutti gli effetti, dopo esser stato per anni il giardino privato di re Leopoldo II, il quale incoraggiò ogni tipo di atrocità sulla popolazione impiegata massivamente nell’estrazione del caucciù. Le infinite risorse minerarie del Katanga garantirono immensi vantaggi al Belgio. E non solo al Belgio. Parte dell’uranio utilizzato nel Progetto Manhattan, il programma che portò alla creazione delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, venne estratto proprio in Congo e venduto agli Stati Uniti dall’Union Minière du Haut Katanga, la compagnia mineraria belga che operò in Katanga dal 1908 fino all’indipendenza del Paese. Nel 1967, l’Union Minière du Haut Katanga venne nazionalizzata da Mobutu – il dittatore congolese caro agli Stati Uniti – e trasformata nella Générale des Carrières et des Mines (Gécamines), l’impresa che fino al 2008 ha avuto il monopolio dell’estrazione mineraria congolese.
Il Katanga, la regione più ricca del Congo, salì agli onori della cronaca quando, all’indomani dell’indipendenza ottenuta dal Belgio, i separatisti guidati da Moise Ciombe e sostenuti militarmente da Bruxelles, che intendeva mantenere il controllo sui giacimenti della regione, proclamarono l’indipendenza. In Katanga venne assassinato Patrice Lumumba, uno dei politici più amati in Africa mentre a pochi chilometri da Lubumbashi, a Ndola, appena superato il confine con lo Zambia, morì in un incidente aereo Dag Hammarskjöld, l’allora Segretario generale dell’Onu, che si opponeva alla separazione della regione. L’assassinio di Lumumba venne sostenuto dal Belgio e dalla Cia per la sua vicinanza all’Urss, mentre è probabile che Hammarskjöld non fu vittima di un incidente ma di un attentato organizzato dai vertici dell’Union Minière du Haut Katanga (all’epoca controllata dal Belgio) che ritenevano la separazione della regione fondamentale per continuare a controllarne le risorse minerarie.
Dal sottosuolo del Katanga, del resto, si estrae ogni cosa. Il Katanga si trova sulla Copperbelt (la “Cintura del rame”) una regione che va dal Congo allo Zambia e che custodisce la seconda più grande riserva di rame al mondo dopo quella cilena. Ma in Katanga c’è oro, stagno, cobalto (si usa per le leghe metalliche, le batterie al litio e per i caricabatterie di ultima generazione) e coltan (smartphone e pc).
Nel 2001, l’allora presidente Joseph Kabila, succeduto a suo padre Laurent-Désiré Kabila – colui che rovesciò il regime di Mobutu e che poi venne ucciso in un tentativo di golpe – approvò un nuovo Codice minerario allettante per le imprese straniere. Il Fmi e la Banca Mondiale sostennero la privatizzazione del settore, poi, nel 2007, Kabila firmò con un consorzio di aziende statali cinesi il cosiddetto “accordo del secolo” e i rapporti con le istituzioni finanziarie internazionali (controllate di fatto da Washington) si raffreddarono. La Cina ottenne importanti concessioni minerarie in cambio di 10 miliardi di dollari e l’impegno di costruire infrastrutture nel Paese (alcune realizzate, altre no). La Cina, di fatto, iniziava a sostituirsi da un lato alle imprese occidentali, dall’altro alle stesse organizzazioni finanziarie internazionali. Oggi quasi l’80% delle concessioni minerarie del Katanga sono in mano a Pechino.
Venni in Congo nel 2008. Oggi è un altro mondo. Migliaia di cinesi vivono a Lubumbashi, di giorno dirigono miniere, poi vanno a mangiare nei ristoranti gestiti dai loro concittadini e a giocare nei casinò delle città, anch’essi di proprietà cinese. Una buona parte della grande distribuzione alimentare è controllata dagli indiani. Inoltre crescono gli investimenti sudafricani. Una volta il Congo era un possedimento europeo, oggi mostra sempre più l’avanzata dei Brics in terra d’Africa. Pare che Trump abbia mediato l’accordo tra Congo e Ruanda per il cessate il fuoco in Kivu con l’obiettivo di far rientrare gli Usa nella partita mineraria congolese. A Lubumbashi tuttavia sostengono che ormai gli Stati Uniti siano fuori tempo massimo e che lo strapotere cinese sia inattaccabile. Trump per adesso ha incassato da Félix Tshisekedi, presidente del Congo, un endorsement per il Nobel per la Pace, ma non è detto che Washington ottenga nuove concessioni minerarie, oltretutto quelle più redditizie sono in mano a Pechino.
Nel 2017, per esempio, Freeport-McMoRan, il colosso minerario Us ha venduto ai cinesi della China Molybdenum Company le sue quote della Tenke Fungurume Mine, il principale produttore di rame e cobalto del Congo.
Il Congo era terra di conquista ieri e lo è anche oggi. In Congo si estrae tutto ma non si produce nulla. Camion colmi di minerale percorrono la strada Kasumbalesa verso lo Zambia diretti a Durban (Sudafrica), Beira (Mozambico) e Dar es Salaam (Tanzania). Da lì le ricchezze del Congo salpano per arricchire il mondo intero, mentre nei villaggi, padri di famiglia cercano qualche briciola di oro nelle miniere artigianali o producono carbone per mantenere i propri figli.
La colonizzazione europea è stata così iniqua e violenta da rendere agli occhi di molti congolesi la colonizzazione cinese (perché di colonizzazione si tratta) più etica e dignitosa. Ieri l’uomo bianco toglieva ricchezze per restituire briciole. Oggi l’uomo giallo toglie ricchezze e restituisce pagnotte intere e chi è stato abituato dalla Storia a genuflettersi costantemente e a vivere con la fame persino ringrazia.
Questo il Congo. Il Paese più ricco al mondo che proprio in virtù della sua ricchezza non sa cosa sia il benessere, non sa cosa siano i diritti umani ma conosce perfettamente la guerra, quella tra milizie eterodirette, quella tra multinazionali straniere e quella per la sopravvivenza quotidiana.