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L’Italia ha fatto crack

di Roberto Pecchioli - 03/09/2025

L’Italia ha fatto crack

Fonte: EreticaMente

L’Italia ha fatto crack. Letteralmente, gioiosamente, a spese del contribuente. Il comune di Bologna, in occasione di un raduno di tossicodipendenti, offre le pipe per il crack,  droga sintetica di origine americana dagli effetti dirompenti ricavata dalla cocaina. Favoreggiamento di vari reati, probabilmente, che non verranno perseguiti da una magistratura diventata – non solo in Italia – potere al di sopra del popolo, del parlamento, del governo. L’assessore bolognese ai servizi sociali, l’ottima signora Matilde Madrid, afferma che “è banale ripetere che la droga fa male”. La verità irrita soprattutto le levatrici della nuova società in cui il degrado diventa legge , a carico dello Stato. Bologna la dotta, la grassa, la strafatta. Avanguardia dell’Agenda 2030, dell’a-società post borghese e delle magnifiche sorti, progressive e tossiche.
L’Italia ha fatto crack a Padova, come Bologna città  di antica cultura, dove l’ “assessora” ai servizi sociali Margherita Colonnello è diventata madre appendendo in comune un fiocco arcobaleno. Si augura che il figlio (o meglio figli *) scelga il suo sesso/genere come e quando vorrà, laicamente pregando che non diventi xenofob* né, orrore, omofob*. Nell’attesa gli ha imposto (verbo che certo aborrisce!) il nome Aronne,  maschile, poiché il piccolo (a cui auguriamo vita lunga e felice nonostante il genitore 1), a prima vista è sembrato un maschietto.  Dio toglie il senno a chi vuole rovinare, ma il danno è inflitto anche a un bimbo che, speriamo, resterà Aronne e maschio malgrado gli spropositi materni (pardon, genitoriali 1).
L’Italia ha fatto crack  anche a Genova, dove il sindaco neo eletto (piuttosto che dire sindaca mi taglio la lingua) ha compiuto il suo primo atto amministrativo registrando all’anagrafe a favore di telecamera un bimbo con due madri lesbiche, nato con qualche alchimia tecnologica. L’ultimo crack riguarda due ragazze della squadra nazionale di nuoto ai campionati mondiali di Singapore, pizzicate a rubare in un locale e precipitosamente rimpatriate. Una di loro appartiene alla sezione sportiva della Guardia di Finanza,  il corpo militare incaricato di colpire i reati economici e finanziari. Senza parole. Una giovane che si dichiara artista ha assicurato, in uno sconclusionato monologo udito su un mezzo pubblico che Pinocchio è gay. Gli eventi citati hanno tutti come protagoniste giovani donne, segno che anche il femminismo ha fatto crack. L’ altra metà del cielo raggiunge e supera in negativo l’aborrito maschio . Tutto in un paio di generazioni: la forza della contemporaneità, dromocrazia ovvero potere della velocità.
L’Italia ha fatto crack anche nella difficoltà di reperire operai specializzati. I banchi di lavoro restano deserti per il combinato disposto della scarsa volontà di imparare mestieri per i quali serve tempo, applicazione e buona volontà; del disinteresse delle istituzioni per la formazione professionale, con la chiusura delle scuole dedicate e la mancanza di prestigio sociale verso le abilità che insegnano; della diffusione da mezzo secolo dell’aborto libero a spese dello Stato (che finanzia la propria estinzione) la cui conseguenza è il drammatico vuoto generazionale. In Friuli sono in arrivo trecento operai metallurgici ghanesi, ma la sostituzione etnica è una menzogna, dicono. I giovani autoctoni si limitano ad affollare le graduatorie per gli impieghi pubblici, mentre la parte proattiva lascia l’Italia: cinquantamila all’anno se ne vanno. Un crack dopo l’altro, come l’ utilizzo di fondi del magico PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per il recupero del dismesso ospedale psichiatrico di Napoli, occupato da un sedicente Centro Sociale. Una prova in più che codesti antri – sentine di degrado, illegalità, non di rado luoghi di consumo di sostanze stupefacenti – sono a ogni effetto parte delle istituzioni, figli discoli a cui i genitori perdonano tutto e riempiono il portafogli. Il caso del milanese Leoncavallo insegna.
L’Italia fa crack da tempo nel degrado di città e paesi deturpati dalla bruttezza, dall’incuria, in cui si aggira malmostosa, malvestita e in fondo triste una neoplebe fatta sempre più da spostati di ogni risma e provenienza.  Anche i muri sono sfigurati , sporcati, oltraggiati da ghirigori, scritte, segni, macchie senza senso . Fa crack questa terra che fu la nostra – bella, amabile, dolcissima-  nella deindustralizzazione crescente, nel deserto di paesi e aree interne svuotate di servizi e quindi di popolazione. L’ Italia fa crack nel trionfo del brutto, del volgare, della sciatteria e del regresso civile, culturale, economico, valoriale, nel malfunzionamento di infrastrutture, sanità, trasporti, scuola.
Non è più una questione politica, benché la politica, oggi espropriata di potere, abbia le sue colpe. Servirebbe una battaglia culturale di lungo periodo, ma chi la combatterà? La più reattiva, ahimè, è la generazione anziana, che non ci sta perché ha visto tempi migliori ed è in grado di fare paragoni. Gli altri sono stati convinti che la vita è un parco giochi; non possono che comportarsi di conseguenza e diventare tanti Peter Pan (il capo della banda dei Bimbi Sperduti…) zingari dell’anima, precari senza tenda e senza la forza tribale dei nomadi veri. Al tempo del grottesco riarmo per combattere il nemico che non c’è e rianimare l’industria morente, chi andrebbe in guerra (Dio ci scampi) se le generazioni sono quelle che vediamo, vuoto demografico a parte? Mercenari senza dignità e senza principi, i cui capi diventeranno – come è accaduto tante volte nella storia- il nuovo potere.
Concretamente, chi insegnerà qualcosa – fosse soltanto un minimo di educazione – se le classi dirigenti sono parte essenziale del crack? L’ inciviltà, il regresso (il contrario del progresso…) hanno vinto su tutti i fronti E tutto questo viene percepito come segno di libertà e autenticità, un termine che cela l’assenza di senso civico, stile, l’indifferenza alle regole elementari della civiltà, l’accettazione del male, il vuoto che permette alla coscienza di Matilde Madrid di ritenere giusto e civile offrire pipe per il crack, e definire banale chi ricorda che la droga è orribile come ogni dipendenza. Ma tutto è banalizzato (la parola che piace all’esponente politica bolognese), tutto è normalizzato. Nel male.
L’Italia ha fatto crack perché  si è trasformata in un luogo triste privo di amore, di giardini senza bambini frequentati da cagnolini per i bisogni, da padroni con paletta e sacchettino,  da torme di venditori di pastiglie, intrugli tossici e polverine, in attesa degli acquirenti. Sempre più numerosi, sempre più giovani, sempre meno consapevoli di rovinare se stessi e la società, parola di cui ignorano il significato . Non c’è nessuna vera campagna antidroga, al di là dell’impegno eroico di gruppi privati. Ovvio: nel deserto individualista , chi sono io per dire (banalmente, signora Madrid) che drogarsi fa male e  agire di conseguenza. Tanto più che i più giovani – i soldatini del mondo rovesciato – non fanno che imitare i modelli che arrivano dall’alto, i tossici di successo, delle ZTL, i beniamini (oggi si dice influencer) della moda e della musica.
Chi dirige il mondo ha fatto crack – o meglio lo ha determinato – perfino nel calcolo del sacro PIL, il Prodotto Interno Lordo, nel quale sono inseriti – chi dirige il traffico conosce  cifre, organizzatori e beneficiari dei business del male – i proventi di droga, traffico di armi e di persone e di ogni indicibile porcheria che diventa ottima economia e ricchezza.  Dal tempo della Favola delle api di Mandeville, vizi privati, pubbliche virtù, se monetizzabili.
Il modello occidentale ha fatto crack chiamando “discorso di odio” l’opposizione a quanto abbiamo detto, la semplice descrizione di ciò che vedono i nostri occhi. Tutto quello che pensiamo è “discorso di odio” nel mondo che ha fatto crack. Non grido di dolore, richiamo a valori e principi, amorosa volontà di rinascita. Poiché nulla resta da conservare tranne la memoria, l’ultimo compito che assegniamo a noi stessi è cavalcare la tigre, ovvero affrettare i tempi della fine dell’incubo. Signore Madrid e Colonnello con figli* arcobaleno, sindaco Silvia Salis, restate al potere, fate di tutto e di più. Chi scrive vi applaudirà purché facciate presto, poiché niente è peggio dell’agonia. La vostra azione è davvero eutanasia: morte attivamente assistita di una civilizzazione suicida, esaurita. Dopo, chissà come, qualcuno ricomincerà sulle macerie. Oggi, cenere alle ceneri; per tutti i richiedenti dose quotidiana, gratuita e obbligatoria di crack, inclusa pipetta personale dai colori dell’arcobaleno. I superstiti ricostruiranno il mondo.