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L’Unione Europea che odia le Madri è per forza marcia

di Claudio Risé - 15/12/2022

L’Unione Europea che odia le Madri è per forza marcia

Fonte: La Verità

La Commissione dell'Unione Europea ci ha fatto sapere qual'è il tipo di maternità che oggi le sta a cuore, ingiungendo ai Paesi membri di riconoscerla rapidamente nei propri ordinamenti giuridici. Non è una decisione da poco, e neppure frequente in un organo politico-amministrativo; visto che regola la nascita, vale a dire l'evento più intimo dell'esistenza personale, quello in cui tutti veniamo al mondo. Finora l'intervento degli Stati sulle nascite si è in genere limitato ad agevolarle o premiare i genitori con più figli, per assicurare la riproduzione della popolazione: tema di cui in effetti i Paesi si dovrebbero occupare per evitare la propria decadenza e sparizione. Non è però questo che sembra turbare i dirigenti dell'UE, anche se sono poche le Nazioni brillanti da questo punto di vista (l'Italia è ultima, assieme a Malta).
No, i dirigenti europei sono intervenuti con un comunicato piuttosto secco sulla persona che finora è stato l'aspetto centrale della nascita, il più sacro, da cui tutto dipende: la madre, la donna generatrice che è stata fecondata ed ha nutrito e accolto il bambino fino alla nascita e più tardi, quando poi il padre e la Comunità possono cominciare ad occuparsene. Come ha dimostrato tutta l'osservazione clinica del bambino, è proprio nel rapporto, preverbale,  con la madre fecondata e generante che la personalità del bambino mette le sue radici, già molto prima che cominci a parlare; quando è ancora completamente impegnato nell'attività soprattutto simbolica di nutrimento e cura di sé e di riconoscimento del mondo.
Finora  anche i legislatori più invadenti e presuntuosi si sono in genere tenuti lontani dall'invadere il campo della madre generatrice, implicitamente riconoscendone (magari inconsciamente) la delicatezza e l'importanza (come racconta il filosofo e bioetico Simone Tropea in Generato e non creato. La maternità surrogata e il futuro dell'umanità. Aracne edizioni). È stata lei, la donna fecondata e generante, la madre dell'umanità nei millenni precedenti (anzi fino ad oggi/ieri). Madre non solo dei bambini ma anche delle loro Nazioni, mettendo al mondo persone che non si sarebbero poi nutrite solo di concetti razionali, ma di tutto il ricco mondo simbolico che avrebbero imparato a frequentare e condividere con la madre prima della nascita. Quella comunicazione profonda con la madre è stata finora la terra feconda in cui affondava le proprie radici la personalità e prendeva forma il più profondo senso della vita e dell'esistenza.
Non è questa però la madre che interessa ai burocrati che governano l'Europa e ingiungono esplicitamente ai governi dei vari Paesi di fare al più presto spazio non alla madre ma alla "maternità surrogata". Chi non è avvezzo alla neolingua dei nuovi poteri politico-economici può fare fatica a capire di cosa si tratta; a chi ancora ha ricordi del primo dopoguerra il surrogato può ricordare i prodotti più scadenti che sostituivano i veri perché costavano meno ed erano di più facile approvvigionamento del vero caffé o zucchero. Anche la maternità surrogata, in effetti, costa meno fatica di quella vera, e non ha lo stesso sapore profondo e capacità nutrienti; ma non è certo per questo che gli euroburocrati si impegnano a sostenerla e diffonderla. Essendo dei tecnici del potere e non studiosi delle lingue antiche (che si servono in gran parte di simboli) i nostri eurocrati non sanno che all'origine del "surrogare" c'è un verbo latino (sub/rogo, appunto) che significa: "far eleggere uno al posto di un altro". Già allora dunque, surrogare parlava di una sostituzione di poteri. Dove il nuovo potere, però, valeva anche allora meno (sub) del precedente.
Può apparire curioso che un consesso che non perde occasione per celebrare le donne (ma anche lì soprattutto per mettere in difficoltà i maschi e l'incontro tra i due), insista per sostituire la figura più potente del mondo femminile (e del mondo tout court): la madre generatrice. Ma è proprio la centralità del materno nella vita umana (ampiamente illustrata anche dall'intera psicologia di Melanie Klein, non caso oggi non più benvista da molte burocrazie psicologiche). Così come si guarda con supponenza alla psicologia (di John Bowlby) "dell'attaccamento" alla madre nella quale ti sei formato come essere vivente. Bowlby vedeva la madre generatrice come punto di riferimento personale e sociale indispensabile nell'Europa che rinasceva dopo gli sconvolgimenti della seconda guerra mondiale; i suoi lavori furono importantissimi per la ricostruzione del continente. l'Organizzazione Mondiale della Sanità del 1950, per la quale John Bowlby scrisse le sue prime importanti ricerche non era però assediata dai potenti finanziatori della LGBTetc. come invece sono oggi le grandi Organizzazioni Internazionali, e la Commissione dell'Unione Europea.
Certo un fatto colpisce. Oggi,  la lotta di classe di Carlo Marx non sembra più così d'attualità. Come mai però ora il grande archetipo della Madre generatrice, signora della Famiglia, viene bruscamente messo fuori gioco della storia con po' di soldi, forniti alle puerpere da persone abbienti e poco interessate all'altro sesso? Come diceva Peter Sellers "C'è del marcio in Danimarca!" Anzi a Bruxelles .