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Siamo senza Dignità e senza rispetto

di Massimo Fini - 24/08/2025

Siamo senza Dignità e senza rispetto

Fonte: Massimo Fini

Oggi manca il senso della comunità: nel dopoguerra l’onestà era un valore

Alcuni lettori del Fatto hanno segnalato, bontà loro, la mia evanescenza dalle pagine del giornale. In effetti in un mese ho scritto solo due pezzi mentre in genere ne scrivo, per la disperazione di Travaglio, otto o nove.
Ho ricevuto anche molte email, più confidenziali, dai miei lettori che mi chiedono se mi sono ammalato. Non mi sono ammalato. Mi sono però imbattuto in un morbo, un bacillo polivalente che riguarda tutti gli italiani di oggi, senza distinzione di sesso, di età, di stato sociale, di confessione religiosa: la mancanza di lealtà, del rispetto della parola data, del rispetto per gli altri e per se stessi, la scorrettezza, la sciatteria. Insomma il contrario della dignitas latina.
Ma partiamo dall’inizio di questa malinconica epopea. L’anno scorso avevo assunto con un contratto a tempo indeterminato un giovane genovese, trent’anni. Il ragazzo si era presentato dichiarando di aver letto quasi tutti i miei libri e di essere un “finiano di stretta osservanza”, condividendo il mio pensiero (dei “finiani”, di stretta osservanza o meno, non c’è mai da fidarsi). Bene. Una settimana prima delle ferie si era detto “esausto”. Esausto? Da me non c’è da caricare o scaricare pesi come un camallo del porto di Genova, si tratta di un lavoro intellettuale dove il segretario deve solo seguire le indicazioni che gli do. Mi aveva perlomeno avvertito di questa sua indisposizione senza mandare un certificato medico che peraltro non gli avevo chiesto. Era però pacifico che alla fine delle ferie si sarebbe ripreso il lavoro. Invece il 26 luglio non si è ripresentato senza dare i 15 giorni di preavviso come da contratto. Se n’è ghiuto e mi ha lasciato in un mare di guai, perché è chiaro che trovare così, all’impronta, una persona disposta a lavorare d’agosto è molto complicato.
Solo a nominarlo gli farei un favore, anche se lo segnalo in modo negativo. Perché parlato di lui? Perché è opportuno che “ut scandala eveniant” così i mascalzoni vengano segnalati perché non possano più nuocere.
Noi oggi, grazie al virtuale, siamo in contatto con persone che vivono anche in un altro angolo del mondo, ma in realtà queste persone non le conosciamo affatto. Manca il senso della comunità perché non esiste più una comunità. Non c’è bisogno di andare molto lontano. Basta risalire agli anni Cinquanta. Nel pur duro dopoguerra anche in una metropoli come Milano ci conoscevamo tutti perché era una città di quartieri. Quindi l’onestà era un valore per tutti. Per la borghesia imprenditoriale, se non altro perché dava credito, per il mondo proletario già, in genere, allora comunista, dove i ragazzi FGC seguivano regole interne che non potevano essere trasgredite, e per il mondo contadino in cui violare la stretta di mano significava essere esclusi dalla comunità.
Ma il peggio, se possibile, è venuto poi. Dopo estenuanti ricerche che prevedono colloqui e incontri avevo finalmente trovato, almeno così mi pareva, la persona giusta, una donna sulla sessantina. L’avevo incontrata e avevamo stabilito il giorno e l’ora in cui avremmo cominciato il lavoro. Bene, quel giorno la signora non si è presentata. La stessa cosa è avvenuta in varie occasioni successive. È una tale serie di casi che non possono essere un caso. In questa storia c’è anche un’ebrea fanatica che mi parlava in continuazione di Auschwitz e Buchenwald ed era tanto ligia da rispettare il sabato. Bene, mi sono detto, se è tanto ligia nei confronti della sua religione lo sarà anche nel lavoro. Ma anche con lei è stata la solita solfa. Il giorno stabilito non si è presentata.
Apro una parentesi. In questo stesso periodo ho avuto bisogno di una domestica perché la mitica rumena, Mia, onestissima come tutte le rumene che ho avuto a mio servizio aveva avuto un ingaggio come custode per lei più vantaggioso economicamente e più prestigioso dal punto di vista sociale. Allora ho cercato una nuova domestica e ho trovato una donna di origine ecuadoregna ma residente da anni in Italia. Ci siamo incontrati, entrambi abbiamo rispettato gli impegni e oggi lavora, bene, stabilmente da me.
Parlavamo di correttezza. I tedeschi, nazisti, hanno pagato fino all’ultimo i contributi agli operai italiani che avevano lavorato per loro in Italia. Questo nonostante la Germania fosse in ginocchio e le sue città, Dresda, Lipsia, Stoccarda fossero sotto i bombardamenti incessanti dei B52 americani che avevano il compito, per stessa ammissione dei loro comandi politici e militari, di prendere di mira soprattutto i civili per “fiaccare la resistenza del popolo tedesco”. Del resto uno scrittore francese, De la Mazière, fascista, ha scritto, una volta liberato, che ad attrarlo non era tanto la lotta al comunismo, ma la disciplina con cui i soldati tedeschi si impegnavano ogni giorno per una mission impossible: raggiungere una certa guarnigione Charles Mayer che sapevano benissimo che non avrebbero raggiunto mai perché il Reich sarebbe caduto prima.
Oggi Israele nega che quello che sta avvenendo a Gaza sia un genocidio, solo gli ebrei ne hanno il monopolio. Attualmente in Palestina avviene qualcosa di peggio di quanto avvenne ad Auschwitz e a Buchenwald. Per due motivi. Primo. Di questo genocidio pochi ne avevano conoscenza nella stessa Germania, tanto meno all’estero. Gli americani non intervennero per salvare gli ebrei dallo sterminio di cui poco o nulla sapevano, ma perché si inventarono l’attacco suicida di Pearl Harbour per poter attaccare il Giappone già in ginocchio. Attacco le cui conseguenze sono note: la devastante Atomica su Hiroshima e tre giorni dopo su Nagasaki quando se ne conoscevano già molto bene gli effetti, milioni di morti e, successivamente, milioni di invalidi. Tanto che il pilota di Enola Gay ne impazzì. Il secondo è che ciò che avviene in Palestina è una tortura a fuoco lento dove si negano ai palestinesi il cibo, l’acqua, le cure sanitarie e questo si sa e si vede perché, con le televisioni, è sotto gli occhi di tutti. Si massacrano anche gli uomini della Croce Rossa, della Mezzaluna Rossa e delle organizzazioni internazionali, oltre che reporter e giornalisti (sono 279 i giornalisti uccisi, quasi tutti arabi di Al Jazeera). Devo anche dire che c’è stato un notevole regresso nel rispetto delle norme internazionali. Lasciamo pur perdere le aggressioni americane, francesi e in qualche occasione anche italiane, tutte illegittime, altro che Putin, alla Serbia, all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia del colonnello Muammar Gheddafi (la più disastrosa di tutte, oggi i “mercanti di morte” per lasciare le coste libiche devono pagare una tangente all’Isis) ma è la prima volta nella storia che si spara sulla Croce Rossa per sua natura neutrale. Durante la Seconda guerra mondiale anche i nazisti la rispettarono.