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La deriva sistemica pentastellata

di Franco Slegato - 15/06/2020

La deriva sistemica pentastellata

Fonte: Ovidio news

Crepe sempre più evidenti nella compagine pentastellata.
Comunque la si voglia giudicare, a qualunque osservatore appare evidente e chiara la sterzata pro-sistema del Movimento 5 Stelle.
Le cause sono molteplici, possono essere considerate nobili (riuscire a cogliere pragmaticamente degli obiettivi importanti) o ignobili (restare comunque in Parlamento e al Governo per interesse personale) ma fanno comunque parte della normale dialettica ed evoluzione politica di un Movimento nato fuori dalle istituzione ed entratoci a furor di popoli in due elezioni successive, che gli hanno di certo portato anche molti voti di protesta, destinati però, poi, a una rappresentanza, in realtà, più moderata.
Ora, dopo due anni di Governo, a molti esponenti del Movimento, e a moltissimi attivisti, sembra che le soluzioni di compromesso accettate, dapprima per governare con la Lega, poi col PD, abbiano superato il livello di guardia e stiano stravolgendo il Movimento non per quanto riguarda a tattica e la strategia, ma proprio i valori essenziali.
Il Ministero degli Esteri di Di Maio, che sembrava incanalato in maniera pragmatica ma corretta rispetto alla visione sempre espressa dal Movimento, si è incagliato proprio in questi giorni nella scelta di fornire le navi da guerra ad Al Sisi, ossia allo Stato responsabile della morte del nostro connazionale Regeni. Di Maio stesso, dopo le dimissioni, ha continuato a muoversi come se fosse ancora il capo politico del Movimento, con affermazioni non condivise dalla base e da molto elettorato (tipo il riconoscimento all’OMS del ruolo di guida della Sanità mondiale, o l’ossessiva speranza nel vaccino come unico rimedio per una pandemia in via di estinzione) e anche questo ha suscitato molti malumori, cui Crimi non ha saputo o voluto dare spazio. Sgomento hanno poi seminato fra i ‘duri e puri’ la scelta di appoggiare la conferma del pluri-indagato (con molte evidenze probanti, anche se non ancora condanne definitive) De Scalzi alla guida dell’ENI; e la nomina addirittura di un esponente del Gruppo Bilderberg, Colao, a capo della task-force per il rilancio dell’economia dopo la crisi da lock-down.
La richiesta di Di Battista a Crimi di decidersi finalmente a convocare il primo vero congresso del M5S appare motivata, e d’altra parte il carismatico attivista-senza-cariche ha chiarito il suo appoggio al Governo Conte, sia pure solo perché “qualunque altro governo sarebbe peggio”.
La reazione di Grillo è comprensibile, almeno a prima vista, dato che nel DNA del M5S c’è la rete, c’è Rousseau, e un congresso, oltretutto a tesi contrapposte, come richiesto da Di Battista, sarebbe un rito molto ‘all’antica’, roba da “vecchia politica”, come suol dirsi.
Ma a un occhi smaliziato appare evidente che in questo caso il ‘conservatore’ è proprio Beppe, che dopo aver scoperto al di là di ogni dubbio che cambiare il mondo (e soprattutto l’Italia…) è impossibile non vuole perdere l’occasione, anche vista l’età avanzata (e qui, ci pare, il richiamo al senso del temp è un lapsus freudiano) di ‘fare’ finalmente qualcosa, di costruire anziché distruggere. E se per costruire bisogna stare dentro il sistema, beh, tanto peggio.
Un Movimento guidato da Alessandro Di Battista sarebbe invece forzatamente marginale dal punto di vista degli equilibri di maggioranze e governi, anche perché le antiche performance elettorali a 5 Stelle sono state azzerate da questi due anni di governo, che hanno alienato al simbolo la simpatia di cui godeva come catalizzatore di protesta. Ma sarebbe composto in gran parte di giovani, con idee condivise ed estremamente chiare rispetto al sistema in cui viviamo, e potrebbe perciò dar vita a esperienze nuove, fuori dai consueti schemi. Mentre l’attuale M5S appare in tutto e per tutto un movimento post-ideologico (o meglio senza ideologia) che occupa uno spazio di sinistra all’interno di un sistema dato, che ha rinunciato a modificare: cosa sia meglio, no sta a noi dire, ma certo le due scelte sono incompatibili.
Quanto a Grillo, come già a tutti i Grandi della politica, gli si attaglia perfettamente l’antico detto: “si nasce incendiari, si muore pompieri”…