La fine del patto sociale neo-liberale
di Gennaro Scala - 07/03/2025
Fonte: Gennaro Scala
È un concetto acquisito delle scienze sociali che vi sia stato un patto sociale, denominato “patto socialdemocratico”, che ha avuto vigore dal dopoguerra poi terminato con l’avvento del “neo-liberismo”a partire dalla metà degli anni ‘70. Tuttavia, meno acquisito è il fatto che a tale patto vi si è sostituito un altro: poiché i rapporti tra le classi sociali sono sempre regolati, in forma più o meno implicita, quando non vi è guerra aperta tra le classi sociali, da patti taciti, da forme di regolazione non scritte dei rapporti reciproci, da necessari modus vivendi. Questo patto lo possiamo chiamare “patto neo-liberale”. Ne delineavo i tratti in un intervento di ttre di anni fa, agli inizi della guerra occidentale per procura contro la Russia, con la precisazione che tale descrizione riguardava principalmente la società statunitense, mentre invece alle società europee, in quanto “pensionate della storia” non veniva somministrato lo stesso livello di “coercizione liberale”, ma con la fine del “patto neo-liberale” ciò cambia, da pensionati della storia dobbiamo trasformarci in “guerrieri”. Dunque riprendo dal mio intervento con l’intento di indicare il fenomeno, ma con il proposito di ritornare sulla questione:
“1) lo Stato non richiede all'individuo la partecipazione alla guerra con il rischio della vita, che viene demandata solo a coloro che fanno ciò per professione;
2) lo Stato non garantisce la partecipazione alla vita sociale attraverso quella modalità fondamentale qual è il lavoro. Questo diventa un campo di darwiniana lotta per l'esistenza (neo-liberalismo) in cui vi è sempre il pericolo di finire nella fascia degli esclusi e degli homeless
Questo secondo punto ha subito delle forti mistificazioni, in quanto viene presentato come il risultato di impersonali cambiamenti del sistema economico. L'economia è secondo il significato originario del termine, amministrazione della casa. La concentrazione del potere economico e del potere coercitivo dello stato conferisce alle classi dominanti un ampio potere di “amministrazione” della società, il settore economico viene gestito appunto come proprietà dei possessori del capitale. Così le forti sperequazioni sociali e la precarizzazione del lavoro che nascono in quegli anni e che poi daranno vita al sistema liberista sono frutto della volontà delle classi dominanti di esercitare una forte pressione nelle classi inferiori al fine di indurre una quota sufficiente della popolazione a scegliere “liberamente” la strada dell'arruolamento nell'esercito, pena l'arruolamento nell'esercito degli homeless. Questo è possibile farlo grazie alla concentrazione del potere economico e del potere dello stato, che danno un'ampia possibilità di modellare la società.
In seguito a questo patto le classi dominanti non possono chiedere alle classi popolari la partecipazione alla guerra, se non attraverso la forma mistificata dalle “coercizione liberale” appena esposta. Ma allo stesso tempo il numero di morti in guerra deve essere minimo altrimenti non apparirebbe più come rischio naturale del mestiere, ma sacrificio sociale effettivo. E allo stesso tempo, poiché ciò che spinge principalmente all'arruolamento è il salario, un rischio eccessivo lo trasformerebbe in un gioco che non vale la candela. Per questi motivi nelle guerre recenti gli Usa hanno seguito come modalità principale quella di “scioccare e terrorizzare”, in quanto permette di ottenere risultati rapidi (ma che si vanificano a lungo termine), minimizzando i morti in guerra.”
A quanto scrivevo possiamo aggiungere che tutta la retorica dei diritti civili (contrapposti ai diritti sociali progressivamente eliminati) si muove nell’ambito di questo “patto neo-liberale”.
L’ideologia neo-liberale, e il tipo di rapporti sociali che configura, ha mostrato i suoi limiti nella guerra contro la Russia. Non cesserà la “coercizione liberale”, ma ad essa vi si aggiunge, in modo assolutamente stridente, un’inedita retorica guerrafondaia, tra cui, davvero rappresentativo, in quanto vero capolavoro di idiozia è l’articolo recente "Dove sono, ormai, i guerrieri d'Europa?" di un certo Antonio Scurati, che devo confessare mi era ignoto finora, ma pare sia considerato uno dei maggiori scrittori del momento. L’ideologia neo-liberale insieme alla retorica guerrafondaia appaiono come un accostamento indigesto di cose non possono stare insieme, come certe “opere d’arte” (pagate profumatamente con i soldi pubblici) quali installazioni di plastica fosforescente collocate davanti ai monumenti della nostra grande, e passata, tradizione culturale.
Ma purtroppo, non cambia solo retorica. Il patto neo liberale è finito. Miei cari concittadini non vi lasceranno più acquattati nelle “case dove voi vi nascondete” (Gaber), dove fantasticate di essere così liberi. Cosa fare, dunque?