La Francia di Macron è l'immagine del fallimento dell'Europa
di Antonio Terrenzio - 11/09/2025
Fonte: Antonio Terrenzio
Sébastian Lecornu è il nuovo Primo ministro francese, il sesto degli otto anni dei governi Macron. La Francia si sveglia in una crisi che ha radici lontane e che oggi vive la sua fase più acuta, con un debito pubblico al 114% e problemi socio-economici che rischiano di trascinare il paese nel disordine. Dopo la caduta del primo ministro Bayrou, Emmanuel Macron adesso si ritrova attorno ai suoi pochi fedelissimi per una stagione che annuncia tagli alla spesa pubblica, sospensione dell'aumento delle pensioni, tagli per quasi 50 miliardi per una riforma finanziaria richiesta dalla BCE, e che non sarà accettata dai francesi che minacciano di bloccare il paese con scioperi e sospensioni dei servizi pubblici. Ma la crisi politica francese è lo specchio dello stato comatoso e di impotenza nella quale versa tutta l'Europa. La Francia è stato il laboratorio di leader in provetta, creati dal nulla, ologrammi delle oligarchie global-finanziarie per concentrare il potere nelle forze centriste ed isolare i sovranisti come la Le Pen, e la sinistra populista di Melanchon. Questo grazie a un sistema elettorale a doppio turno che rende impossibile al Rassemblement Nationale di poter vincere le elezioni, pur essendo il primo partito di Francia. I partiti moderati si sono riuniti attorno al pupillo dei Rothschild con un esecutivo di minoranza, ma ciò non ha garantito alla Francia di evitare la crisi economica con l'urgenza di riforme lacrime e sangue, che stanno già creando proteste violente, con il rischio per la tenuta sociale del Paese. Scontri con 675 arresti si sono verificati nelle principali città e nella capitale, dove i manifestanti legati a formazioni dell'estrema sinistra chiedono la testa di Emmanuel Macron.
Ma lo Stato di paralisi francese è lo specchio di quello di Bruxelles, dei Merz e degli Starmer. Non-elite screditare che governano con esecutivi fragili e con scarso appoggio popolare, sono sotto pressione per i costi della vita ormai diventati insostenibili, e politiche di deindustrializzazione dettate dall'ideologia ambientalista, che hanno gettato Nazioni abituate al benessere in crescente povertà e difficoltà economiche. Le politiche immigratorie indiscriminate ed il fallimento del modello multiculturale, hanno diffuso un senso di insicurezza ormai insostenibile, accompagnato della costante crescita delle destre sovraniste. In Francia il fallimento del modello multietnico vede il suo culmine massimo e Macron adesso prova la carta dell'ennesimo primo ministro che dovrà consultarsi con socialisti, repubblicani e ciò che rimane dei partitini moderati, per formare un governo inconsistente come quelli che lo hanno preceduto, ma con il compito ingrato di effettuare tagli alla spesa pubblica, che i cittadini francesi non sembrano neppure lontanamente voler accettare. Se anche il Governo guidato dall'ex ministro della difesa dovesse fallire, a quel punto arriverebbe un governo tecnico, stile Monti, a fare le veci della Troika, sperimentando qualcosa di simile a ciò che abbiamo vissuto in Italia. Comunque vada sarà un salasso a cui non sappiamo se Macron resterà indenne. Sia il movimento di piazza "Blocouns tout" che il Rassemblement National parlano di situazione inaccettabile e chiedono a gran voce nuove elezioni e che il Presidente Macron si faccia definitivamente da parte. Gli scontri di piazza sono stati puntualmente condannati così come la presenza dei "black block": non è da escludersi che il nuovo esecutivo possa prendere come pretesto i disordini e le violenze per attuare leggi speciali e sospendere le garanzie costituzionali come De Gaulle nel '61. Le "ademocrazie illiberali" hanno già dato più volte prova di ovviare ai propri principi, spesso usando la mannaia giudiziaria per eliminare avversari politici scomodi, così come avvenuto con la Le Pen, condannata al primo grado di giudizio con accuse pretestuose. Per le rivolte nelle strade si potrà sempre ricorrere a leggi repressive che invocheranno l'emergenza per blindare il potere Macroniano. Se la situazione dovesse degenerare e la tenuta sociale dovesse cedere, le periferie infiammarsi come già successo innumerevoli volte, è lecito attendersi repressioni delle rivolte con conseguente sospensione di diritti fondamentali e spazi per il dissenso.
Come accennato sopra, la crisi francese è il riflesso della paralisi delle istituzioni democratiche che rivestono ormai una funzione solo nominale. Il sistema di governo macroniano è il più emblematico nel mostrare la sclerotizzazione delle classi politiche europoidi, ridotte a oligarchie autonominate senza nessuna legittimazione popolare. L'esempio francese è quello attualmente più lampante perché è il Paese dove la società occidentale mostra tutti le suoi fallimenti, da quelli legati alla crisi di rappresentanza dei regimi "liberali", ai deliri ideologici della società fluida, alla mancanza di sicurezza e all'attacco all'identità europea, delle società laiche e scristianizzate minacciate dall'invadenza e dall'integralismo di quelle islamiche. Quello francese è il riflesso dello stato di salute continentale e dei suoi gruppi di potere che rappresentano solo se stessi e le lobby bancarie e delle armi delle quali sono fiduciarie.
In tale quadro va collocata anche la retorica belligerante che cerca lo scontro diretto con la Russia. Le autocrazie sono lo spettro cui indirizzare le tensioni che crescono all'interno dell'Europa, mentre all'interno il pericolo è rappresentato dalle destre che si saldano con gli obiettivi espansionistici del dittatore del Cremlino. Naturalmente tali contraddizioni sono destinate a ad esplodere come una bomba ad orologeria ed i Macron e le Von Der Leyen, protraggono i tempi in cui saranno disarcionati dall'impellere di una nuova fase che richiederà soggetti politici più capaci. Ogni potere, anche quello rivestito dall'immagine democratica, non è intoccabile, ed un cambio di paradigma sarà determinato dalle necessità della storia. Tutti i sondaggi mostrano una disaffezione quando non il disprezzo vero e proprio per l'UE e le leadership dei paesi membri. La Von Der Leyen, è immagine plastica ed emblematica dell'incapacità e della corruzione morale dei rappresentanti di questo progetto fallimentare chiamato Unione Europea. Il richiamo retorico al senso di unità e alla "prova difficile" che l'UE è chiamata ad affrontare con il nemico russo alle porte che minaccia l'invasione, non suscita più nessun minimo entusiasmo, tanto che anche i giornali ed i media embedded sono costretti a riconoscerlo. Nel momento di sua massima debolezza, L'UE si avvia verso il riarmo antirusso per supplire alla sua inconsistenza politica. Anni di indecisionismo, di politiche post-ideologiche, di politiche di austerità economiche scellerate e di immigrazione incontrollata, ci hanno consegnato una Unione che è un fallimento epocale. Il caos francese è l'immagine nazionale di quello che accade su scala continentale. La Francia non è il solo malato d'Europa, semmai quello con una metastasi più avanzata: Gran Bretagna, Germania, ma anche Spagna ed Italia soffrono dei medesimi problemi. Con un indicatore su tutti, quello demografico, che suona la campana a morto, l'allarme principale per il futuro vitale del continente. Il Governo Macron potrà rimanere in carica per qualche altro mese, farse fino al 2027, anno delle elezioni presidenziali, sperando di imporsi nuovamente con una Le Pen messa fuori gioco, ma i fattori critici rimarranno anche dopo di lui. Questo governo sarà l'ultima fiche che Macron potrà giocarsi e a questo giro, non si sa se rimarrà incollato al potere. L'aspetto positivo su cui sperare, è che la pressione sul suo ennesimo governo rimpastato aumentarà fino ad arrivare a livelli insostenibili e che dalla sua caduta potrebbe innescarsi quell'effetto domino che libererà l'Europa dai gruppi dirigenti peggiori della sua storia. Solo in seguito sarà possibile ricostruirne una vera, sovrana e consapevole del suo ruolo storico e geopolitico.