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La macchina del "FAANG" contro la libertà

di Pino Cabras - 12/03/2022

La macchina del "FAANG" contro la libertà

Fonte: Pino Cabras

Di punto in bianco, Facebook ha chiuso il profilo pubblico dell’eurodeputata Francesca Donato. Una personalità politica limpidamente democratica viene improvvisamente privata di un canale con 150mila contatti diretti. Le sue recenti prese di posizione contro la trasformazione dell’Unione Europea in un’istituzione bellica hanno trovato prima un clima ostile dentro l’Europarlamento (inquinato da anni da un clima di russofobia egemonizzato dalle classi dirigenti ipernazionaliste dell’Est Europa) e poi nelle zelanti piazze mediatiche, inclusi i social media, che già da anni hanno aumentato sempre di più le censure verso i pensieri divergenti.
Già nel 2020, dopo numerosi episodi di censura su Facebook, YouTube, Amazon, ecc, che penalizzavano persone ed emittenti non allineati, presentai un’interrogazione parlamentare in cui chiedevo al Governo cosa intendesse fare per garantire la libertà di espressione e di manifestazione del pensiero sulle piattaforme digitali e se fosse il caso di attivarsi nelle sedi internazionali per arrivare a una convenzione per la tutela e la promozione della libertà di pensiero sui social network.
L’articolo 21 della Costituzione tutela la libertà di espressione e stabilisce che “la stampa non può essere soggetta a censure e ad autorizzazioni”. Soltanto la magistratura può procedere a sequestri con un atto motivato e unicamente in caso di violazione di leggi. L’operato delle multinazionali del big tech si pone dunque al di fuori del nostro ordinamento costituzionale.
I così detti FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google, che sono stati definiti dal senatore americano Josh Hawley come i "moderni baroni briganti") sono società private, ma svolgono di fatto una funzione di servizio pubblico che dovrebbe essere improntata a una neutralità che consenta di rispettare al meglio i diritti costituzionalmente garantiti.
Del resto l’articolo 41 della Costituzione parla chiaro: “l’iniziativa economica privata è libera”, ma subito dopo, al secondo comma, aggiunge che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.
L’anomalia risiede nel fatto che le grandi compagnie del big tech sono orientate a considerare sé stesse come piattaforme, però agiscono come editori.
Questa ambiguità va risolta una volta per tutte. Il sistema democratico, di fronte allo strapotere di questi monopoli delle multinazionali nordamericane, è sotto scacco e bisogna reagire.
Una legge che faccia chiarezza è urgente, perché sono in gioco i nostri diritti e la democrazia.
Lo dico purtroppo nel momento meno favorevole, quando il discorso dominante è quello che vuole trasformare la guerra in Ucraina in una Guerra Totale in cui tutta la nostra vita viene piegata alla logica della “debellatio”, con sempre meno margini di tolleranza. Ma dobbiamo salvaguardare la possibilità di esprimere pensieri e idee diverse, senza assoggettarli mai alla ristrettissima visuale dei censori, che per la sua ristrettezza può portarci alla distruzione economica e al collasso della libertà. Che significa libertà di esprimere idee che gli altri non sono obbligati a condividere.
Esprimo la massima solidarietà mia e di Alternativa a Francesca Donato, affinché possa esprimersi liberamente, così come tanti che vogliono da diverse angolazioni spegnere l’incendio della guerra.