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La pantomima è terminata

di Mario Porrini - 31/01/2022

La pantomima è terminata

Fonte: Italicum

Con la conferma di Sergio Mattarella al Quirinale, nel teatrino della politica italiana si è  rappresentata l’ennesima farsa. Le elezioni del 2018, con il massiccio ingresso di parlamentari del Movimento 5 Stelle ed una forte componente di deputati e senatori cosiddetti sovranisti, avevano fatto sperare che questa sarebbe stata una legislatura di rottura con il passato, ricca di cambiamenti rispetto al vetusto modo italiano di fare politica. Niente di tutto questo! I parlamentari che in campagna elettorale avevano minacciato, se eletti, di aprire il Parlamento come una scatola di sardine, si sono velocemente ammorbiditi ed integrati. La rielezione a capo dello Stato di questa scialba figura con un plebiscito di 759 voti, il secondo presidente più votato della storia repubblicana dopo Pertini, rappresenta la logica conclusione di questa conversione sulla via di Damasco. La consapevolezza che la stragrande maggioranza di loro non avrebbero occupato quegli scranni nella prossima legislatura, ha spinto i cosiddetti “peones” a percorrere la strada dell’immobilismo e del mantenimento dello “status quo”, evitando pericolosi salti nel buio, per continuare a conservare prebende e privilegi. I leader hanno dimostrato, per l’ennesima volta, il loro alto grado di incoerenza e soltanto la flebile memoria degli italiani li mette al riparo da insulti e pernacchie. Nessuno sembra ricordare che uno dei grandi elettori di Mattarella, Luigi di Maio, sostenuto dal suo movimento, nel marzo 2018, aveva annunciato  di voler avviare la procedura di impeachment nei confronti del Capo dello Stato, che si era opposto alla nomina a ministro dell’economia di Paolo Savona, la cui colpa era quella di essersi scoperto, negli ultimi tempi, tiepidamente anti-europeista. E che dire delle feroci accuse lanciate dal blog di Beppe Grillo contro Mattarella, per aver negato, da ministro della Difesa, che ci fosse alcun tipo di connessione tra le morti di tumore dei nostri militari che avevano operato in Bosnia e l’uranio impoverito che in quella guerra era stato ampiamente utilizzato. A titolo di cronaca, ricordiamo che non è stata riconosciuta loro la causa di servizio ed hanno dovuto affrontare a loro spese tutte le cure mediche. Qualcuno ricorda le parole di Matteo Salvini subito dopo la prima elezione al Quirinale del Sergione Nazionale, quando disse: “Non è il mio presidente”? Abbiamo dimenticato quando lo accusava di essere catto-comunista, di aver fondato l’Ulivo, di essere stato al governo con De Mita e di prospettare e favorire la politica dei porti aperti? E quando scrisse, testuale, “giudice di quella Corte Costituzionale che ha fregato agli italiani il Referendum per cancellare la legge Fornero”? Vogliamo parlare poi del comico DDL presentato soltanto lo scorso dicembre dal PD di Letta con il quale si voleva vietare per legge la rielezione del presidente della Repubblica?
Oggi si ritrovano tutti ad applaudire l’elezione di una figura vagamente iettatoria, priva di personalità, che non ha mai mostrato di possedere una particolare cultura giuridica malgrado sia stato giudice della Corte Costituzionale. Ricordiamo poi il suo assordante silenzio, come presidente del CSM,  sul caso Palamara e sulle responsabilità dei giudici sulla drammatica vicenda di Bibbiano. Nel suo Settennato ha controfirmato migliaia di provvedimenti incostituzionali presentati dal governo, chiamando ad assumere le redini del governo figure che non avevano il mandato popolare. Ricordiamo in particolare il suo tacito assenso al governo della pandemia tramite il DPCM, strumento normativo che ha solo natura amministrativa e non richiede nemmeno la firma del capo dello Stato, ma il cui reiterato utilizzo (sia da parte del governo Conte che del governo Draghi), nella fase emergenziale ha determinato il sovvertimento della gerarchia delle fonti del diritto, con palese violazione della Costituzione. Il suo unico merito: garanzia di continuità!
Il plebiscito che questo Parlamento senza più potere gli ha riservato, ha sancito indirettamente anche la riconferma di Draghi che potrà portare a termine la svendita dei gioielli di famiglia del nostro paese motivo per il quale Mattarella lo aveva chiamato a Palazzo Chigi. La conclusione di questa vicenda fa sorgere il dubbio che si sia trattato di una pantomima e che tutto fosse già scritto per la conferma del duo Mattarella-Draghi. Ora con maggiore forza si potranno imporre provvedimenti liberticidi, come il Green Pass da dover esibire ovunque anche per andare a lavorare o ritirare la pensione, che rappresenta un sofisticatissimo strumento di controllo sociale. Se la repressione si fa sempre più dura – la Polizia ha manganellato gli studenti che protestavano per la morte in fabbrica del ragazzo che lavorava gratuitamente per ottenere i crediti formativi nell’ambito “alternanza scuola lavoro” necessari per ottenere il diploma – la crisi economica si fa sempre più grave. Gli aumenti delle materie prime, dei generi alimentari, delle bollette, dei costi bancari e dei mutui producono miseria. Il tasso di disoccupazione giovanile cresce costantemente mentre le ultime statistiche ci dicono che il 13% di chi ha un lavoro si trova al di sotto della soglia di povertà. Alberghi e ristoranti travolti dalla crisi provocata dalle continue chiusure sono destinati a cadere nelle mani di stranieri che potranno acquistare a prezzi stracciati locali prestigiosi.
Negli ultimi anni, la figura del presidente della Repubblica ha subito una progressiva trasformazione che, sulla base di interpretazioni che hanno forzato i limiti imposti dalla Costituzione, hanno permesso a personaggi come Napolitano e lo stesso Mattarella, di agire in maniera sempre più incisiva. La debolezza dei partiti derivante dal deficit di credibilità, li priva della forza necessaria per opporsi ad invasioni di campo di questo importante organo dello stato. Anzi in molte occasioni si mostrano ben contenti di potersi scaricare da responsabilità che potrebbero provocare conseguenze negative in termini elettorali. Questa assunzione di maggior potere del Presidente della Repubblica non ha un solido aggancio normativo ma si manifesta solo ed esclusivamente nella prassi. La durata di sette anni di questa carica – per Mattarella diventano 14 –abbinata al potere sempre maggiore che sta assumendo rappresenta una deriva pericolosa e potenzialmente eversiva. Pericolo aggravato dal fatto che l’elezione non è sancita dal voto popolare ma è mediata dal Parlamento.
L’unico organo in grado di intervenire per ristabilire le competenze dovrebbe essere la Corte Costituzionale ma è di questi giorni la nomina da parte del Parlamento, di Giuliano Amato alla presidenza della stessa. Questo insipido tecnocrate, due volte premier e più volte ministro, ricordato per aver decretato, in una notte di luglio del 1992, il prelievo forzoso, sui conti degli italiani, va d’accordo con tutti i potenti e rappresenta per questo una garanzia. Abbiamo come l’impressione che in futuro ci saranno poche o punto ingerenze da parte della Corte Costituzionale nell’operato del Capo dello Stato.
Con il terzetto Mattarella-Draghi-Amato, ai vertici dei più importanti organi dello Stato temiamo che per gli italiani si prospetti un futuro terribile. Stiamo sull’orlo del baratro e non ce ne rendiamo conto!