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La periferia del reale

di Emanuele Ricucci - 14/09/2025

La periferia del reale

Fonte: Emanuele Ricucci

Solo un pensiero fugace, nulla più.
"Ha provocato lui". "Lui ha diffuso odio per primo". Così Kirk esce morto due volte dalla malattia mentale che è questo presente. Un vecchio refrain di certa sinistra che quando si tratta di rinnegare la propria idea, passando dagli ultimi e dalle periferie a essere essa stessa periferia del reale e della politica, è campionessa, ma quando si intende manifestare odio non conosce cambiamento. Generazioni di progressisti uniti dall'odio, linea coriacea e coerente, nonostante mutazioni genetiche nell'offerta e nel modo di manifestarsi al reale. Ed è lì l'orizzonte che vorrei fosse preso in considerazione, e su cui mi batto con articoli, libri, conferenze, sofferenze, da anni. La trincea fissa che unisce come modus operandi grandissime frange del mondo progressista è questa: estinguere tutto ciò che si pone come alternativo all'imposto. Punto. Incarnare questo principio in una unica grande internazionale, senza pietà, seppur nell'alveo della democrazia liberale. Anzi nelle frange isteriche e psicotiche di certa democrazia liberale. Un percorso chirurgico di certa ingegneria sociale: costruire un male oggettivo, fondato sulla percezione della realtà che edifichi costante polarizzazione. Questo per scindere la società in maniera precisa: i buoni, gli unici degni della civiltà aderiscono a un giusto collettivo dettato da determinati valori, fondati certamente sull'abbraccio incondizionato del progresso. Gli altri, gli indecenti, sono tutto il resto, specialmente i conservatori, che si rifanno a un Bene morale fuori tempo, primitivo e pericolosissimo, fondato su meccanismi capaci di restringere il capriccio della continua emanazione di diritti, le libertà individuali e, addirittura, attingere a epoche piene di odio. Colto questo meccanismo, si dà un nome fittizio al male e una formuletta di redenzione, nella religione laica del progresso. Il gioco è fatto, se non un ultimo passo: istituzionalizzare questa maschera ideologica creata ad arte sulla percezione del reale, rendere legge la giustificazione a certo odio, a questo odio creato il laboratorio, che è composto da ciò non viene riconosciuto da chi, banalmente, rappresenta il mondo politicamente corretto, woke, globalista, senza Dio, né Patria, senza confine, perennemente migrante e precario.
Finché non si capirà che questo presente vuole essere costruito su un anormale superamento del limite umano, psicologico, interiore, mentale, che questo presente è dettato dall'infantilismo ideologico e, spesso, fonda i suoi (non) valori sulla schizofrenia, che questo presente incarna questo motto: la più consistente battaglia di questa epoca è quella contro l'auto annullamento degli uomini, che questo presente deve andare all'origine dei fenomeni antropologici e sociologici, giocando di meno col voyeurismo geopolitico e le grandi previsioni economiche dei profeti, che, insomma, sono gli uomini e il dibattito su di essi - pace all'anima di Limonov e Ortega y Gasset - l'orribile teatro si manifesterà sempre più intensamente. Occorre immaginare una nuova versione di uomo sovrano di se stesso, figlio del suo tempo e dei suoi padri, elastico e rigido, che sia in grado di essere oltre l'uomo della folla.