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La società dello spettacolo oscura la società della realtà

di Antonio Catalano - 07/02/2022

La società dello spettacolo oscura la società della realtà

Fonte: Antonio Catalano

La riflessione del mio amico  https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=3181853358763243&id=100008158299598 sulla spettacolarizzazione del messaggio pubblico nella nostra società mi sollecita a dire qualcosa a proposito.
Debord, ben 55 anni fa, analizzava quella che già si proponeva come “società dello spettacolo”. Una società nella quale impera lo spettacolo (show) in quanto migliore contenitore della mercificazione, nella quale l’uomo deve sottomettersi alla vacua logica del consumo e diventare “felice” fruitore di questo mondo fatto di perline e lustrini. Ecco perché dobbiamo sempre sorridere, non esiste che mostriamo il nostro volto nella sua naturale pensosità fuori dall’artificiosità plasticosa di quel “cheese” appiccicato sulle nostre facce. Il film “The Truman Show” è l’emblema di questa artificiosità. E chi si pone fuori di questa “società dello spettacolo” è da guardare con sospetto, o è semplicemente uno sfigato.
Ieri Walter Weltroni sul Corsera mostrava compiacimento nel constatare che il festival sanremese non è più un «mondo a parte», che finalmente ha accettato di lasciarsi contagiare dalla realtà. L’esaltatore dell’ovvio, il nostro walterone, iscritto alla loggia della Gran Melassa, scriveva che «ogni tensione civile irrompe su quel palco, un palco sacro come un inviolabile altare e parla di sé. È successo, in questi giorni, con il razzismo, la necessità della lotta alla mafia, la disabilità, la libertà di mostrare le proprie scelte sessuali». Naturalmente si tratta di “tensioni civili” declinate al modo che il “buon” Walter ritiene accettabile e compatibile con il suo sguardo “cheese”. Perché se no, be’, queste tensioni perdono l’attributo “civile” e diventano solo tensioni, da non portare assolutamente sul palco, anzi proprio da contrastare. La Società dello Spettacolo ammette solo ciò che non inceppa il meccanismo della sua riproduzione; lo spettacolo, concordemente con il potere costituto, deve rappresentarsi secondo una ben precisa sceneggiatura, e solo quella.
Per esempio, non rientra nello spettacolo la pur spettacolare e imponente manifestazione dei camionisti canadesi che con i loro clacson infernali e la gran vile fuga del fighetto che presiede la Collina del Parlamento di Ottawa. Dai cantori weltroniani questi camionisti son dipinti come rozzi transfobici-nazi-putiniani (leggere il bell’articolo così intitolato su “Comedonchisciotte”). Come d’altronde erano raffigurati come rozzi e fascisti i gilet gialli francesi. E, come ancora, è accaduto con i portuali triestini lasciati vilmente sotto i getti di acqua ghiacciata sparati sui loro corpi. E come non rientrano nello spettacolo i milioni di italiani che non intendono sottoporsi alla prima inoculazione (o alla terza) privati non della libertà individualista (come certuni sinistri blaterano) ma dei fondamentali diritti umani a lavorare, circolare e fruire dei fondamentali servizi.
La realtà di cui si cui compiace il buon Weltroni è quella mandata in onda a reti unificate dalla “narrazione” ufficiale. E guai pensare che non sia quella! Si è fuori. Dropout.
Scrivevo al mio amico che i nostri tempi anagrafici son poca cosa rispetto a quelli storici, per questo i più “coscienti” possono avvertire la disgrazia della fine dei tempi. Ma sono convinto che questa sbornia prima o poi finirà, che si uscirà da questo incubo (anche se noi non ci saremo…), ma non perché le coscienze critiche si sommeranno tra di loro (anche, però) e quindi saranno in grado di invertire il corso delle cose, semplicemente sarà la greve realtà (quella dei camionisti incazzati, dei gilet gialli, dei portuali, dei lavoratori licenziati…) a irrompere sulla scena. Con tutta la sua forza e la ignoranza dei codici nati nei college americani e dalla sinistra al caviale (e tutti i novelli benpensanti) beatamente scimmiottati. E allora tutta la sensibilità del cazzo prodotta da questo mondo di plastica svanirà come fiammella di fuoco fatuo.
E con gran soddisfazione di noialtri rozzi e ignoranti non avremo in tv neanche quella oscena coppia di guitti del potere Fazio/setta (Fazio+Littizzetto). E il papa tornerà a fare il Papa e a curare il suo gregge invece che far sbrodolare questi insopportabili progressisti che vedono in lui solo la conferma del proprio agnosticismo. Nel capitalismo, scriveva nell’Ottocento il materialista Karl Marx, «tutto ciò che ha consistenza evapora, ogni cosa sacra viene sconsacrata e gli uomini sono costretti a considerare la loro posizione nella vita e i loro rapporti reciproci con sguardo di disincanto».