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La UE implode? Ma la Nato resta…

di Luigi Tedeschi - 11/08/2025

La UE implode? Ma la Nato resta…

Fonte: Italicum

La UE implode? Con la dissoluzione della UE rinascerà l’Europa? La UE non si è mai identificata con l’Europa. La UE lascerà in eredità ai suoi popoli solo macerie ed è peraltro assai velleitario prevedere oggi una resurrezione dell’Europa sulle ceneri della UE.
La debacle europea verificatasi con gli accordi trans – atlantici con cui Trump ha imposto barriere tariffarie che comporteranno la destrutturazione di un economia europea impostata sull’export, non costituisce un evento epocale dissolutivo della UE. E’ solo forse l’ultimo e definitivo episodio di un lungo processo di progressiva decadenza economica e politica dell’Europa, conseguente al fallimento di un sistema economico neoliberista impostosi con la fondazione della UE. I dazi di Trump innescheranno con tutta probabilità una crisi strutturale della UE, ormai definitivamente isolata, marginalizzata e irrilevante nel contesto geopolitico mondiale. La UE si è rivelata una istituzione irriformabile ed ineluttabile appare ormai la sua destabilizzazione dinanzi alla crisi strutturale che si prospetta.
La capitolazione europea ha avuto inizio con la guerra russo – ucraina, con la rottura dei legami economico – energetici tra la Russia e l’Europa, che ha comportato le sanzioni nei confronti della Russia, la distruzione dei gasdotti North Stream 1 e 2 e quindi, la fine della potenza economica tedesca. Ed ha poi avuto il suo epilogo nella totale resa senza condizioni alla politica protezionista trumpiana. L’Europa peraltro si è presentata totalmente disarmata alle trattative con Trump, dato che l’unico sbocco commerciale del suo export è costituito dal mercato americano, essendo venuta meno l’alternativa cinese, dopo l’esito fallimentare degli investimenti europei nella transizione green.
E’ quello della UE, un fallimento da lungo tempo annunciato, derivante dal mancato raggiungimento di tutti gli obiettivi a cui era stata finalizzata la creazione della UE. E’ evidente che la potenza americana in crisi abbia la finalità, con l’imposizione dei dazi, di rivalersi sui paesi satelliti. Ma tale vassallaggio europeo, è frutto di una conclamata impotenza politica di una UE che è stata concepita come una protesi economico – finanziaria continentale degli USA. Non è riscontrabile nella politica europea degli ultimi decenni alcuna aspirazione ad affrancarsi dalla tutela americana per affermarsi come soggetto autonomo nella geopolitica mondiale. 
La UE avrebbe dovuto realizzare una coesione politica ed economica tra gli stati al fine di integrarli in una entità sovranazionale in grado di competere alla pari con le potenze dominanti nel mondo. La UE si è dimostrata invece una unione priva di capacità decisionali nelle trattative con Trump e dilaniata dagli interessi divergenti degli stati membri. Il venir meno della potenza tedesca, ha dato luogo alla destrutturazione dell’economia europea, e quindi l’Europa è oggi del tutto inadeguata a competere con gli USA e le potenze emergenti.
La debacle europea si è resa evidente nella perenne incapacità di porre in essere una politica unitaria in tema di immigrazione. L’Italia, come paese di primo approdo dei migranti dall’Africa è sempre stata abbandonata al suo destino. Dopo aver incentivato i flussi migratori da sud del mondo, allo scopo di generare quell’esercito industriale di riserva essenziale all’economia capitalista per comprimere il costo del lavoro, la UE si è dimostrata incapace di integrare nella società occidentale le masse di immigrati, producendo disagi e tensioni sociali tra le classi svantaggiate. La politica dei respingimenti e dei rimpatri recentemente adottata dalla Germania allo scopo di contrastare l’avanzata di A.f.D., non farà che aggravare i problemi legati alla immigrazione. Essa avrà solo l’effetto di provocare infinite guerre tra i poveri. Sono già in atto potenziali conflittualità di natura identitaria prima che sociale all’interno di alcuni stati europei (in primis Francia e Germania), che potrebbero produrre effetti destabilizzanti nell’intera UE.
La UE non ha generato uno sviluppo condiviso, con ricadute generalizzate tra gli stati membri. Alla crescita della Germania e dei suoi satelliti ha fatto riscontro la recessione dei paesi dell’area mediterranea. Le crisi asimmetriche verificatesi negli anni hanno arricchito Germania, Francia & C., a discapito degli altri (il caso della Grecia è emblematico). Pertanto, nella crisi incombente, i paesi dotati di adeguati spazi fiscali potranno sostenere le loro economie, mentre agli altri verrà imposta ulteriore austerity.
L’euro non è mai diventato una valuta alternativa al dollaro negli scambi internazionali. L’euro è oggi nei fatti un marco svalutato, con la funzione di accrescere la competitività dell’export tedesco. Con la fine della fluttuazione dei cambi, l’adozione dell’euro ha comportato la deindustrializzazione economica e l’impoverimento strutturale dei paesi meno competitivi.
In questo contesto di destabilizzazione europea dilagante, in sede UE è stata presentata una proposta di bilancio settennale (2028 / 2034), di 2.000 miliardi, importo pari all’1,26% del Pil europeo. Occorre rilevare che la UE non dispone di risorse fiscali proprie e pertanto, il suo bilancio viene alimentato dai trasferimenti dei singoli stati. Si ipotizzano nuove tasse europee il cui prelievo verrebbe a gravare sui fatturati delle imprese, con rilevante incidenza sui costi aziendali, in una fase di massima incertezza sulle prospettive economiche europee. Tale progetto ha registrato il dissenso unanime di tutti gli stati membri della UE.
Verrebbero peraltro dirottate agli investimenti per il riarmo rilevati quote dei fondi di coesione già destinate all’agricoltura e alle aree depresse della UE. Nel prossimo futuro emergeranno conflitti sociali con  effetti devastanti in tutta l’Europa. A seguito degli accordi tra la UE e Trump, l’Europa si è impegnata ad acquistare armamenti ed energia dagli USA per 750 miliardi. Tale onere renderà impossibile la realizzazione dei piani di riarmo già varati con il ReArm Europe. I paesi europei dovrebbero contrarre un indebitamento insostenibile per i bilanci pubblici degli stati. Data la prevedibile impossibilità che un riarmo europeo venga alla luce (e non è dato sapere peraltro con quali eserciti e quali truppe), appare dunque evidente che la politica del riarmo europeo ha la sua primaria ragion d’essere nell’intento delle Big Three americane di creare bolle finanziarie legate agli armamenti, con relative spirali speculative nei mercati europei.
La disgregazione progressiva della UE è del resto già in atto. Si sono conclusi accordi al fine di sostenere le forniture di armamenti all’Ucraina, o patti di mutua assistenza nella difesa tra “coalizioni di volenterosi” o tra singoli stati (Germania e Gran Bretagna), al di fuori della UE. Si evidenzia inoltre che, sulla politica della difesa e del riarmo la Gran Bretagna, paese fuoriuscito dalla UE con la Brexit, esercita una influenza determinante.
Si prefigura (con vivo entusiasmo di alcuni), una prossima implosione della UE dovuta alla fine del primato della Germania, che persegue, con Merz, una politica autonoma dalla UE. Occorre precisare che la Germania è assurta ad un ruolo dominante nella UE, in virtù di una politica autoreferente, da sempre in aperta violazione delle normative europee. I suoi surplus dell’export non sono mai stati sanzionati, mentre ai  paesi in crisi per deficit di bilancio sono state invece imposte politiche di austerity devastanti. 
La Germania ha approvato un piano unilaterale di riarmo per 800 miliardi, dichiarandosi contraria alla istituzione di una difesa comune europea. Si è sempre opposta alla unione bancaria e alla creazione di un debito comune europeo. In tema di migrazioni ha adottato unilateralmente una politica intransigente per i respingimenti e le espulsioni. Ha ripristinato i controlli alle frontiere unitamente ad altri paesi della UE, in totale disconoscimento del trattato di Schengen. Ha rinunciato agli investimenti nel green, disattendendo le direttive europee. Si potrebbe dunque affermare che la Germania oggi disconosce la UE, in quanto ritenuta non più funzionale al proprio primato in Europa? Tale ipotesi si rivela infondata. La Germania infatti, attraverso la delocalizzazione industriale, è tuttora il paese guida di catene produttive estese a tutta l’Europa. Vorrà dunque preservare il suo primato nella UE. Sono coinvolti nella sua crisi tutti i paesi economicamente ad essa satelliti. L’economia italiana è in primis dipendente dalla struttura produttiva tedesca. 
L’implosione della UE è per ora scongiurata dal suo ordinamento tecnocratico – oligarchico. Le elite europee, per far fronte alla crisi finanziaria e al depotenziamento economico incombente, nei confronti della protesta popolare che presto si manifesterà, reagiranno con aspre misure di repressione giudiziaria e poliziesca, leggi persecutorie del dissenso, censura sistematica sulla pubblica opinione e sulle organizzazioni delle opposizioni, con una applicazione rigida del Digital Service Act. La UE sionista, rilevante partner di Israele nelle forniture di armi, accentuerà all’estremo i suoi orientamenti islamofobici. Con il falso pretesto della minaccia terrorista e del contrasto all’antisemitismo, si sta già dimostrando estremamente repressiva nelle manifestazioni pro – Palestina. La UE assumerà le sembianze di un bunker in cui si trincererà la sua elite, responsabile del degrado sociale, della destabilizzazione degli stati, della dissoluzione della cultura e delle identità dei popoli europei. I bunker, si sa, sono destinati a crollare, ma quante e quali macerie lascerà la UE in eredità ai popoli europei?
Con la crisi devastante e dissolutiva in cui versa la UE, si è demagogicamente rivitalizzata l’idea degli Stati Uniti d’Europa. Così si esprime a tal riguardo Andrea Zhok in un recente articolo dal titolo «Lo specchio deformato dell'Unione europea»: «L'UE ha lavorato per la perdita di sovranità degli stati che la compongono, e lo ha fatto NON al fine di sostituirla con una fiabesca supernazione sovrana (gli Stati Uniti d'Europa, su cui non c'è mai stato alcun tipo di accordo, né a livello politico né come premesse storiche o culturali). Questo specchietto per le allodole, questo "sol dell'avvenir" dei liberali che sarebbero gli Stati Uniti d'Europa non ha mai avuto alcuna chance di nascere e nessuno, che non sia uno sprovveduto, vi ha mai creduto per un minuto.
La funzione reale dell'UE è stata di indebolire le sovranità nazionali degli stati componenti per sostituirle con gruppi di pressione economici e lobby private. Incidentalmente questo processo era visto con grande favore dagli USA, che attraverso la propria dominanza sul piano finanziario, possedeva in questo modo leve straordinariamente efficaci per coltivare i propri interessi dall'interno della politica europea.
In altre parole l'UE è un meccanismo istituzionale che indebolisce sistematicamente la capacità di autodeterminazione degli stati nazione per sostituirla con istanze oligarchiche di matrice economica. 
Quanto prima usciremo da questa gabbia di specchi deformanti e illusioni psichedeliche, tanto prima all'Italia (e all'Europa) si riaprirà il cancello del futuro».
Nel contesto dei facili entusiasmi che sta suscitando nell’opinione pubblica la prospettiva di una prossima implosione della UE, non si tiene conto però della presenza ineludibile di un convitato di pietra: la Nato. Il graduale venir meno delle istituzioni della UE, non comporterà un vuoto di potere, ma il progressivo espandersi della influenza della Nato, che si sostituirà alla UE nella governance dell’Europa. Gli USA, tramite la Nato, accentueranno il loro potere politico sull’Europa e manterranno la loro presenza strategica come “deterrente nucleare” (“Nato dormiente”).
La dissoluzione incipiente della UE darà luogo ad infinite conflittualità tra gli stati europei, con Germania e Francia tese ad accaparrarsene le spoglie e i suoi poteri. E’ per questo che è necessario per loro che la UE ancora sussista. 
All’interno degli stati si manifesterà una lotta senza quartiere tra le fazioni opposte dei sovranisti MEGA (destre), e dei progressisti Neocon (sinistre). Con pieno sostegno bipartisan del dominus a stelle e strisce. La conflittualità permanente in seno all’Europa godrà della benedizione americana. L’Europa attuale si rivela incapace di elaborare progetti politici di autodeterminazione e pertanto, assumerà le sembianze di un microcosmo americanista continentale integrato nel macrocosmo USA.
In questo stato di crisi sistemica, con una UE dimostratasi incapace di porre in atto riforme politiche strutturali, si potrebbe imporre una governance americana nei singoli stati quale sostituto della UE, camuffata sotto le vesti di governi nazionali (e magari sovranisti) omologati direttamente al Deep State statunitense.
Non è dunque prevedibile una implosione della UE in tempi brevi. E soprattutto non sarebbe sufficiente la decomposizione della UE a prefigurare una resurrezione di una Europa dei popoli, libera e sovrana. Occorre cioè affrancarsi essenzialmente dal protettorato coloniale della Nato e dall’americanismo del soft power ormai radicato nei popoli europei, perché si possa aspirare alla conquista della libertà e della indipendenza dei popoli europei.  E’ pensabile oggi una lotta di liberazione degli stati ma estesa a tutta l’Europa? Se non ora, quando?