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La vera, principale, essenziale resistenza è la memoria di cosa sta accadendo

di Andrea Zhok - 20/09/2025

La vera, principale, essenziale resistenza è la memoria di cosa sta accadendo

Fonte: Andrea Zhok

Oramai anche gli ultimi paraventi sono stati lasciati cadere. Israele procede a tappe accelerate a spianare integralmente Gaza; la pantomima dell' “avevamo informazioni che lì ci fossero dei terroristi” non viene neppure più recitata; il ministro Smotrich parla tranquillamente dei futuri lucrosi investimenti immobiliari fronte mare; le colossali spese israeliane mirate al ricondizionamento e alla censura preventiva di giornali e social occidentali sono riuscite a ritardare, ma alla fine non ad evitare che anche l’ONU pervenisse a definire le azioni di Israele come genocidarie. 
Esistono ancora molti propagandisti europei a libro paga e molti residui minus habens che continuano a ripetere, come cocorite cerebrolese, “l’unica-democrazia-del-medio-oriente-l’esercito-più-morale-del-mondo-però-il-7-ottobre-antisemiti!”, ma il peso dell’opinione pubblica mondiale, e persino di quella occidentale, si è spostato definitivamente.
Israele è l’incarnazione perfetta – credo si possa dire la più compiuta della storia – dell’idea che esiste soltanto la moralità della forza, che solo la forza genera e giustifica il diritto, che si può dire e fare qualunque cosa, purché tu sia più intimorente, più letale, più violento, più privo di scrupoli di tutti gli altri.
Il termine “stato canaglia” (rogue state) o “stato fuorilegge” (outlaw state) compare per la prima volta in documenti americani del 1994 quando il consigliere per la sicurezza nazionale del governo Clinton, Anthony Lake, nominò 5 nazioni come “stati canaglia”: la Corea del nord, Cuba, Iran, Libia, Iraq. La definizione di “stato canaglia” è: uno stato che, per le sue violazioni delle regole internazionali, rappresenta una minaccia persistente per la pace mondiale.
Ora, è un dato di fatto che dei 5 paesi originariamente nominati come “stati canaglia” soltanto uno, l’Iraq di Saddam Hussein, ha promosso atti di guerra in violazione delle regole internazionali nei confronti di un suo vicino (con l’Iran nel 1980 e con il Kuwait nel 1990). Nessuna delle altre quattro presunte “minacce alla pace mondiale” ha aggredito altri stati.
Invece tanto Israele che gli Stati Uniti d’America hanno promosso un florilegio di guerre all’esterno dei propri confini, in perfetta violazione delle leggi internazionali, senza approvazione dell’ONU. 
Solo per gli USA dal secondo dopo guerra ricordiamo: Guerra di Corea (1950-1953), Guerra del Vietnam (1955-1975), invasione di Grenada (1983), invasione di Panama (1989-1990), invasione dell’Afghanistan (2001-2021), seconda guerra del Golfo con l’Iraq (2003-2011), bombardamenti in Siria (2014), guerra in Libia (2011). 
Quanto ad Israele, dopo il 1948-9, salvo che nella guerra del Kippur, in tutti gli altri casi ha sempre operato con aggressioni preventive, dalla Guerra dei Sei Giorni all’operazione Pace in Galilea all’aggressione recente all’Iran, ecc. 
Incidentalmente in questi giorni l’esercito americano si è vantato della terza disintegrazione di una “imbarcazione sospetta” proveniente dal Venezuela. In sostanza, nonostante tutti i report internazionali affermino che il Venezuela è paese del tutto marginale nel traffico internazionale degli stupefacenti, gli USA hanno deciso di dispiegare flotta, marines, e aviazione davanti alle coste venezuelane con la scusa di stroncare il traffico di droga (come se mai nella storia si fosse riuscito a mettere in difficoltà un traffico per definizione acefalo e capillare come quello della droga con le portaerei). Tutto il mondo sa che è una scusa ai confini con il comico e che il vero oggetto è un tentativo di mettere in difficoltà l’attuale governo venezuelano provocandone il rovesciamento. Così come tutto il mondo sa che giustiziare “imbarcazioni sospette” in acque internazionali, imbarcazioni che potrebbero perfettamente essere di civili innocenti, è semplicemente un crimine di guerra, una macroscopica violazione del diritto internazionale.
Gli esempi potrebbero moltiplicarsi indefinitamente. 
Il punto di fondo è semplice. Esistono oggi due stati che sono, secondo la definizione corrente, “stati canaglia”, due stati che agiscono in combutta sul piano internazionale, due stati che rappresentano una minaccia costante per la pace e la sicurezza mondiale, due stati che tengono sotto scacco economico e militare intere aree del mondo e che non tentano neppure più di mantenere le apparenze di qualcosa che non sia l’esercizio della violenza e del ricatto senza scrupoli o limiti. Questi due stati – USA e Israele – non possono essere sfidati sul piano militare da nessuno, possiedono una potenza di fuoco militare e finanziaria colossale, e solo pochi soggetti statali a livello planetario sono nelle condizioni di sottrarsi al loro bullismo. 
In questo contesto l’Unione Europea compare in scena come il proverbiale servitore viscido dell’autocrate nei film, quei servitori che nonostante l’untuosità e le prosternazioni ad un certo punto vengono a noia persino all’autocrate e buttati ai coccodrilli.
Ora, in tempi come questi, esiste una sola forma di resistenza possibile, una forma di resistenza difficile quanto quelle eroiche di tempi andati, ma diversa. Chi esercita il male, la violenza, il ricatto nelle forme odierne, chi fa quotidianamente a brandelli civili, bambini, anziani, e poi ridacchia, e poi mente con faccia da poker, ruba e grida “Al ladro”, incendia e grida “Al fuoco”, stermina e si proclama vittima, chi fa questo non pensa davvero di riuscire a modificare il giudizio che il mondo si sta facendo. 
Ciò su cui conta per sfuggire al giudizio della storia – conto che quando arriva viene pagato con gli interessi – non è davvero convincere gli altri di avere ragione. Ciò su cui conta è la “caduta in prescrizione” generata dall’oblio. Questa è la sua carta più forte, la carta su cui scommette tutto. Nel mondo moderno la dimenticanza è l’arma finale che il male può brandire. Qualunque oscenità – così credono – verrà cancellata dalle menti con un po’ di psyops, qualche operazione di distrazione di massa, qualche scandaletto di cronaca nera, due serie Netflix, e via.
Ed è per questo che oggi la vera, principale, essenziale resistenza è la memoria, memoria che per rimanere vitale deve essere rielaborazione, e che deve rimanere strettamente legata ad una richiesta di giustizia inflessibile. 
Chi oggi non può sconfiggere il male, domani non deve dimenticarlo.