Maschicidio
di Antonio Terrenzio - 11/08/2025
Fonte: Antonio Terrenzio
Due maschicidi, due uomini uccidi da donne. Un uomo di 58 anni soffocato dalla compagna, e Paolo Venier, un giovane di 35 anni, narcotizzo, ucciso e fatto a pezzi dalla madre e dalla compagna colombiana. Un omicidio che assume i contorni del rituale macabro, con i resti buttati in un bidone della spazzatura cosparsi di calce viva. Il movente assume dei particolari simbolici, una nemesi psicotica del rovesciamento dei ruoli: le assassine dichiarano che l'uomo fosse un buono a nulla e che non collaborava nel prepare la tavola...
Gli omicidi e la violenza contro gli uomini sono una realtà preoccupante e un fenomeno in crescita da diversi anni. Ignorato dall'ideologia dominante dove gli uomini sono descritti invariabilmente come i carnefici e mai vittime. A dispetto della cronaca i dati riflettono una realtà se non opposta molto diversa dal racconto prevalente. I femminicidi, per fortuna, rimangono un fenomeno che per quanto preoccupante non ha un incidenza sociale tale da poter parlare di emergenza. I numeri, nonostante il clamore mediatico di alcuni casi recenti, come l'omicidio Elena Cecchettin, rimangono contenuti e non superano il centinaio l'anno. Gli uomini invece, rimangono la maggioranza di vittime di omicidi (l'80%), ma sorprendentemente anche da parte delle donne, e nei modi più efferati.
La realtà dicevamo, stride con il racconto mediatico e va a ricollocare la violenza in ambito universale, non avendo un genere di preferenza. Uomini e donne sono al pari vittime di aggressione e di violenza. Se la società è predisposta ad accogliere la possibilità che l'uomo sia quasi sempre protagonista di omicidi femminili, fa fatica ad accettare che gli uomini possano esserlo da parte di donne, la cui ferocia e cattiveria non è inferiore a quella degli uomini nel dare la morte.
Mentre i media continuano nella loro narrazione conforme nella demonizzazione maschile, si constata che la maggioranza degli uomini sono stati e sono vittime di violenza domestica. Percosse, stalking, violenza fisica e verbale, manipolazione psicologica che quando non viene attenzionata adeguatamente dalle autorità, spesso rimane silente e nell'ombra.
La maggioranza degli uomini non fanno mostra o non denunciano aggressioni perché confessarlo può essere percepito come sintomo di scarsa virilità. Le streghe del Gineceo da un lato rivendicano la parità tra i generi, dall'altro si aspettano che l'uomo non risponda alla loro aggressività perché in tal caso non sarebbe "abbastanza uomo". Un fenomeno in contraddizione delle denunce femminili per violenza, la cui stragrande maggioranza risultano false ed inconsistenti. Ne emerge un cortocircuito nel racconto domaninte, dove le donne denunciano false aggressioni e gli uomini non denunciano per paura di essere giudicati poco virili.
Come se non bastasse, poco giorni fa è entrata in vigore la legge sul femminicidio che punisce con l'ergastolo l'omicidio di una persona di sesso femminile. Il femminicidio diviene reato autonomo e la caratterizzazione di genere fattispecie e sé e difforme dall'omicidio "semplice". Le legge per ora lascia scoperta tutte le categorie rientranti nell'alveo LGBT+ e si aspettano reazioni dal mondo gay, con relative rivendicazioni che daranno adito alle consuete guerre tra minoranze.
Un cortocircuito giuridico e costituzionale quindi, per una legge bipartisan, votata con giubilo da tutto il gregge parlamentare. E che sancisce per diritto una discriminazione di genere e gli uomini figli di un Dio minore.
Sono tantissimi gli uomini maltrattati e succubi di violenza fisica e psicologica. Una realtà colpevolmente ignorata da telegiornali, media ed influencer che corroborano un discorso a senso unico.
Come la storia di Alfonso, un disabile che ha trascorso novanta giorni tra ospedale e sedia a rotelle, spinto dalla moglie giù per le scale, di fronte alla figlia di 5 anni. Anche lui parte di una minoranza silente, di quegli uomini vessati psicologicamente e fisicamente e costretti a soffrire nell'ombra. Come riportato da Panorama.it, https://www.panorama.it/attualita/maschicidi-quando-a-subire-e-luomo nel 2012 da un indagine conoscitiva portava avanti dall'Università di Siena su oltre 1000 uomini, venne fuori che oltre il 60% degli intervistati era stato vittima di una aggressione fisica, mentre il 66% umiliato davanti ad altre persone. All'epoca il fenomeno non solo fu ignorato dal Ministero delle pari opportunità, ma rimane l'unico dato disponibile. L'Istat inoltre si è occupato solo degli omicidi, ossia gli atti più rari ed estremi. L'analisi sul 2023 racconta che il 6,7% degli assassinii è stato commesso da donne e che in 12 casi su 20 le vittime erano uomini. Ci sono inoltre pochissime associazioni che forniscono sostegno agli uomini. Tra queste "Perseo", che dal 2019 si batte per accendere i riflettori sul fenomeno. Tra i dati rilevati dall'associazione quello più emblematico e il suicidio a causa di separazione: nel 2017, 32 su 39 sono maschili. Solo nell'ultimo anno le richieste di aiuto psicologico da parte degli uomini sono aumentate del 100%. Inoltre le forme di violenza variano in base a chi le mette in atto:«gli uomini tendono a compiere atti letali, legati ad esplosioni di violenza fisica o incapacità a gestire il fallimento relazionale» le donne «reagiscono in forma più indiretta, psicologica, economica, relazionali. Ma non mancano violenze ed omicidi femminili, legati a vendette e senso del possesso. Occorre superare la visione rigida tra vittime e carnefici, definiti in base al sesso biologico. Inoltre la violenza femminile è spesso derubricata a "difesa"», spiega la sociologa Barbara Benedettelli, autrice del libro 50 sfumature di violenza.
Il Ministero delle pari opportunità ostaggio di una retorica ideologica ha sottostimato il fenomeno e i numeri di aiuto non forniscono un sostegno reale e dove spesso viene consigliato di rivolgersi direttamente al 112 o alla Polizia.
Come spiega Fulvia Siano, la psicologa clinica e giuridica, presidente dell'associazione Perseo:«Per le donne sono 300. I bandi pubblici riservati alle donne che subiscono violenza dagli uomini».
Qualcosa sembra che stia lentamente cambiando. I primi di luglio e stato istituto un consultorio presso il VI municipio di Roma, uno sportello contro la violenza sugli uomini. L'iniziativa è stata oggetto dell'immancabile ostracismo della sinistra che l'ha marcata come un "affronto inaccettabile", segno che l'androfobia alligna già ai vertici delle istituzioni. Il progetto rappresenta una goccia nell'oceano in una valle di lacrime. Perché i casi sono tanti, dall'uomo preso a pentolate in testa, all'anziano lasciato dormire in garage da madre e faglia. O Francesco preso a frustate con un carica batterie e che ha subito la spaccatura di un labro prima di chiedere aiuto.
O casi di uomini umiliati di fronte ai propri figli, quando non accusati di abusarne sessualmente. Tali casi sono pane quotidiano anche per chi scrive e per chi legge che avrà sicuramente amici o conoscenti vittime di storie simili.
Il punto è avere il coraggio di dire basta, di denunciare storie di violenza e dove si è vittime di abusi fisici e psicologici. Molti di questi uomini rimangono intrappolati in relazione di dipendenza affettiva con donne isteriche e madri tossiche specie
per paura di perdere i propri figli.
Malgrado tutto è necessario rialzare la testa, soprattutto evitare di autoisolarsi. Una delle caratteristiche tipiche di queste situazioni è che questi uomini sono isolati dalle proprie compagne che li costringono a lasciare amici e la propria famiglia, rimanendo ostaggio di donne tossiche che finiscono con annientarli. Avere una comunità di uomini e di amicizie può essere fondamentale per reagire e per salvarsi da situazioni che rischiano di diventare molto pericolose. La violenza sugli uomini è molto più diffusa che la violenza sulle donne e questa verità è necessaria urlarla contro le istituzioni e contro una ginecocrazia demoniaca che vuole umiliarlo e spogliarlo della sua virilità e dignità di uomo.