Mieli si stupisce per la diversa considerazione degli italiani su Gaza e Ucraina? A me stupisce lui
di Pietro Francesco Maria De Sarlo - 27/08/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
C’è un genocidio in atto compiuto en plan air non dagli Hutu ma da quella che diciamo sia una democrazia
A In Onda del 25 agosto, Paolo Mieli si è stupito del fatto che in Italia non c’è lo stesso afflato di popolo per gli ucraini che c’è verso i palestinesi. Devo dire che la cosa mi ha stupito non poco per il semplice fatto che a me, uomo della strada e senza il pedigree blasonato dell’ex direttore del Corriere, la motivazione pare chiara, limpida, cristallina.
Però essendo Mieli uomo di cultura, storico e opinionista a 360 gradi moltiplicato due, e ascoltato con riverenza dai soci Aprile e Telese, mi sorge il dubbio che la mia cultura da povero ingegnere mi faccia vedere chiaro dove invece c’è incertezza e dubbio.
Ma, Eccellentissimo Mieli, il popolo bue insorge in genere quando i potenti e le istituzioni commettono palesi ingiustizie di fronte alle quali non c’è altra possibilità che protestare sia in forma collettiva sia in forma individuale. Inoltre scatta l’empatia verso i poveri e gli indifesi oggetto di soprusi e violenze.
Il differente atteggiamento dell’opinione pubblica è semplicemente speculare al differente atteggiamento di governanti e istituzioni europee. Per difendere l’Ucraina ci stiamo impoverendo, non abbiamo più il gas russo a pochi spiccioli, stiamo spendendo miliardi e miliardi per armarla e altrettanti e forse di più per aumentare la deterrenza contro improbabili e fantomatici attacchi russi e queste armi le compriamo dagli Stati Uniti.
I governi europei hanno l’obiettivo chiaro di punire la Russia e Putin e vogliono vincere e possibilmente abbattere anche Putin e il suo regime. Diciotto piani di sanzioni più uno in arrivo, gruppi di volenterosi, Macron che vuole mandare i soldati in Ucraina, accettare che gli ucraini sabotino i gasdotti, riunioni transoceaniche con Zelensky che detta la linea e via dicendo: che altro dovrebbe chiedere la pubblica opinione ai governanti visto che ci stiamo già suicidando economicamente e politicamente per sostenere, dicono, il principio della inviolabilità dei confini?
In sintesi mi pare che i governi europei facciano più del proprio dovere.
La resistenza del popolo ucraino è possibile grazie al contributo in armi e soldi dell’Europa, e noi popolo bue siamo soddisfatti e non abbiamo nulla di più da chiedere. Pronti infine anche a rinunciare a welfare e diritti e non vediamo l’ora di andare al fronte per combattere contro i Cosacchi, prima che arrivino a bivaccare al Colosseo.
Ovviamente anche il mondo della cultura e dello sport fa il proprio dovere, escludendo artisti e sportivi russi da ogni competizione o rappresentazione, gli israeliani invece no.
E nei confronti del genocidio in atto a Gaza che fanno i governi?
Come direbbe uno dei più grandi poeti e cantautori del ‘900, De André, “Lo Stato che fa?; Si costerna, s’indigna, s’impegna; Poi getta la spugna con gran dignità”.
Ecco: nel caso del genocidio a Gaza se va bene di giorno c’è qualche imbarazzata dichiarazione di Mattarella o Meloni o Tajani, ma i guai iniziano la notte, quando al buio e con il favore delle tenebre gli stessi governanti che inviano aiuti conditi da pubblici cicchetti contro il birichino Netanyahu a favore di telecamere, inviano armi e forniscono copertura aerea ai piloti israeliani che possono sganciare bombe su civili, ospedali e scuole.
C’è un genocidio in atto compiuto en plan air non dagli Hutu ma da quella che diciamo sia una democrazia e non uno stato teocratico come l’Iran. La verità è che siamo complici di genocidio e non ci piace.
In Ucraina abbiamo combattenti armati fino ai denti che possono rispondere colpo su colpo, a Gaza l’unica parte in commedia che hanno i gazawi è fare da bersaglio per assassini in divisa. Ecco perché ci vergogniamo delle nostre istituzioni e protestiamo perché facciano il proprio dovere su Gaza. Non siamo noi popolo ad avere un doppio standard, ma i governi. A me pare tutto cristallino, a Mieli no. Me ne farò una ragione.