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Nazioni potenti, popoli infelici

di Guido Dalla Casa - 24/06/2025

Nazioni potenti, popoli infelici

Fonte: Guido Dalla Casa

  Quante bombe nucleari hanno gli Stati Uniti? Cinquemila? Seimila? E quegli infernali aerei che sembrano dischi volanti? Mi sembra che si chiamino B-2, eredi dei B-52 del dottor Stranamore. Gli USA attaccano chi vogliono, se ne fregano delle norme internazionali, ne fanno di tutti i colori, assieme a quella minuscola nazione che si è voluta “rifare dopo duemila anni” occupando territori ormai abitati da altri. Chi sono i loro cosiddetti antagonisti? In realtà, da una parte e dall’altra, è tutto Occidente, è quella cultura autonominatasi “il progresso”, figlia dell’illuminismo e, molto prima, di quel racconto chiamato “Antico Testamento”, dove un Dio esterno al mondo detta leggi, premia e punisce un solo popolo, relegando “gli altri” al rango di un contorno da far fuori, o da sfruttare. E quel popolo è tornato là, convinto di “dovere” prendere possesso della Terra Promessa, sterminando chi ci abita, come è stato comandato dal suo Dio!   Naturalmente, c’è sempre qualche eccezione individuale.
 Inoltre, in quel libro la Natura è solo il contorno di una specie, tutto il resto (20-30 milioni di specie di esseri senzienti e tre miliardi di anni) sarebbe al suo servizio.
P.I.L. e felicità
   Quanto è grande il P.I.L. degli U.S.A.! Ma il popolo che vi abita ha anche un altro primato, quello dell’infelicità, come dimostra chiaramente la percentuale di chi ha bisogno di psichiatri, psicanalisti, psicologi, psicoterapeuti (ne ho dimenticato qualcuno?), che comunque non ne sono fuori…Poi ci sono le armi, che circolano come le caramelle a cominciare da tenera età, ci sono le stragi nelle scuole ad opera di adolescenti e frustrati vari, e l’uso di droghe, che a volte riduce qualche strada di Seattle, di New York o di Los Angeles a una specie di sdraiata anticamera della follia e della morte. Tutti segni di un disagio profondo, individuale e collettivo. Chissà se scoppiano di gioia quando vengono a sapere che la loro Great America può attaccare e distruggere chi vuole e quando vuole.
  Nella civiltà occidentale-industriale c’è la sensazione che la misura del cosiddetto benessere sia il denaro: solo come esempi, nel secolo scorso il figlio di uno degli uomini più ricchi e potenti d’Italia di è suicidato gettandosi da un altissimo viadotto. Per non parlare di quell’uomo ricchissimo, quello che aveva un panfilo con i rubinetti d’oro massiccio: sua figlia e sua nipote, eredi di tutto questo, si sono entrambe suicidate, evidentemente per la troppa felicità.
  Forse non si dovrebbe dire “felicità”, parola troppo grossa, in uso in Occidente, meglio sarebbe “serenità mentale”, che qui è una merce molto rara.
  Secondo l’Ecopsicologia, fondata qualche decennio fa in California da Joanna Macy presente anche in Italia (Marcella Danon) la causa del disagio profondo è molto spesso l’allontanamento dalla Natura, che nell’attuale mondo urbano-industriale è fortissimo.
L’Antico Testamento
  In questo mondo, con la sola eccezione di qualche superstite cultura nativa e qualche isolato, manca una premessa essenziale, la percezione profonda e convinta sulla nostra posizione nel mondo, che è quella di un tipo di cellule in un Organismo molto più grande (la Natura, la Terra, se volete Wakan Tanka, l’Anima del mondo) e che quindi dobbiamo avere come primo valore il benessere e la buona salute del Complesso, da cui discende anche la nostra serenità.
  Come sopra accennato, molta della violenza collettiva di oggi avviene fra gli eredi dell’Antico Testamento, quelli del “Patto di Abramo”. Non per niente molte delle “varianti cristiane” che imperversano negli USA seguono molto quel libro e piuttosto poco il messaggio di Cristo.
  A proposito, personalmente sono in attesa che la Chiesa cattolica butti nel cestino l’Antico Testamento e si tenga solo il messaggio di Gesù, che assomiglia molto al Buddhismo Mahayana. Sarebbe un bel colpo: in fondo sono passati solo 18 secoli dopo che le correnti di Marcione e dello gnosticismo sono state silenziate: cosa sono 1800 anni in confronto ai tempi anche solo della nostra specie! E poi…meglio tardi che mai.
  Poi, quel libro è solo l’epopea di un popolo, come l’Iliade e l’Odissea per i Greci o il mito delle origini dei Lakota (Tokahe che esce dal sottosuolo) o dei Polinesiani (Taaroa), o degli Aborigeni, o di qualche altra delle tante culture umane che si sono susseguite sulla Terra.
E se scoppia la terza guerra mondiale?
  Ho visto recentemente un elenco scherzoso (?) di località dove salvarsi in caso di una guerra mondiale, ipotizzata “a macchia di leopardo”: Islanda, Patagonia, Nuova Zelanda, Bhutan, Svizzera, oltre probabilmente a qualche isoletta molto sperduta. La presenza della Svizzera mi ha reso ottimista, perché in quella situazione i confini fra i cosiddetti “Stati sovrani” (ma di che?) conteranno poco, e quindi…ci sono le Alpi, che sono qui da noi, e anche molte località degli Appennini possono andar bene. Le montagne ci salveranno, o almeno salveranno…quel 20% degli umani-come-i- lemmings che tornano indietro mentre tutti gli altri si precipitano nel fiordo che avevano intravisto, tutto azzurro, ai piedi delle montagne; o come le più fortunate fra quelle cavallette che si abbattono nel deserto o si gettano a nugoli nel mare, quelle che volano via, non si comportano come tutte le altre, che in gran numero non hanno scampo, perché sono troppe.
  Non so niente di Patagonia e Nuova Zelanda: poi sono troppo lontane. L’Islanda è molto bella, ma piove spesso, e fa un po’ freschino.
  Poi…c’è il Bhutan, piccolo regno himalayano forse troppo lontano per fini pratici, ma che mi ha fatto tornare indietro di 17 anni: popolazione sempre sorridente, buona serenità mentale, il G.N.H. (Gross National Happiness) ha sostituito il P.I.L., che con gli standard dell’Occidente sarebbe molto basso. Gli abitanti vivono fra le montagne, sono meno di un milione in un territorio grande come la Svizzera. Cina e India non se lo sono mangiato perché non c’è niente da rubare…inoltre, verso il confine indiano c’è un pezzo di pianura con giungla dove vive ancora qualche tigre. Spero che non sia cambiato troppo: le lusinghe e le pressioni dell’Occidente sono una sirena terribile per fare nuovi seguaci, o nuovi schiavi.
  Se qualche lettore è arrivato fino a questo punto, si tranquillizzi: so benissimo che sono tutte utopie, e forse sto semi-scherzando.