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Nel 40° anniversario della Strage di Ustica, potremmo istituire la Giornata Nazionale dell’Ipocrisia

di Franco Slegato - 27/06/2020

Nel 40° anniversario della Strage di Ustica, potremmo istituire la Giornata Nazionale dell’Ipocrisia

Fonte: Ovidio news

Mattarella: “La ricerca della Verità è un dovere fondamentale”
Chi pensa che, 40 anni dopo, possa essere arrestato qualche vecchietto novantenne per le sue responsabilità nell’abbattimento del Jet dell’ITAVIA avvenuto alle ore 20:59 del 27 giugno 1980 sopra il braccio di mare compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica… alzi la mano. Non sapremo mai, ovviamente, con certezza, di che nazionalità fosse il caccia militare che sparò un missile contro l’aereo di linea, Non sapremo mai, nei dettagli, neppure chi lo pilotasse, come e perché ci fu quello che, indubbiamente, può essere definito un errore. Volevano ammazzare Gheddafi (cosa che in effetti fecero molti anni più tardi) e ammazzarono invece 81 passeggeri ignari, che erano saliti sul volo ITAVIA partito da Bologna e diretto a Palermo,
Ma se i dettagli sono insabbiati, il contesto è lì, sotto gli occhi di tutti, e la responsabilità della NATO è così evidente che non richiamarla, non sottolinearla, non denunciarla, rende gli interventi di oggi un insulto alla memoria di chi lasciò la vita nel Mediterraneo in quella sera maledetta.
Se 40 anni dopo dobbiamo rassegnarci a piangere i morti senza che i colpevoli siano stati puniti, lo dobbiamo all’incredibile serie di depistaggi messi in campo da Servizi segreti, parti ben individuate della Magistratura, Governi ed altri inquirenti.
Da subito si tentò di far passare la tesi del collasso dei materiali, ossia di un ‘cedimento strutturale’ dovuto a una cattiva manutenzione e alla vetustità del DC9. Non appena questa ipotesi si dimostrò risibile, ecco un comunicato dei terroristi di estrema destra (fasullo già a una prima occhiata) in cui si indicava la presenza a bordo dell’aereo di Marco Affatigato, un noto confidente dei carabinieri infiltrato nei gruppuscoli neofascisti armati toscani. Fu un work in progress, le ipotesi mano a mano si succedevano, e esperti di ogni genere ne sostenevano ora l’una ora l’altra, a seconda del libro paga su cui l’esperto stesso si trovava al momento.
La Magistratura imboccò inizialmente la strada della bomba a bordo, e questo significava che competente fosse la Procura di Bologna. E successe una cosa quanto meno imbarazzante, in realtà assai grave: che una Procura completamente infeudata al partito Comunista, che all’epoca era ancora di obbedienza sovietica, si trovò a disporre della chiave d’acceso a decine di segreti militari, in particolare alla disposizione dei RADAR della Nato, al loro funzionamento, alla dislocazione delle flotte, ai tempi di reazione. Un vero disastro! Forse per caso, più probabilmente per via di una mossa tattica perfetta, qualcuno proprio in quei giorni fece saltare la stazione di Bologna. Com’è, come non è, nessuno ha il minimo di buonsenso per collegare i due avvenimenti. In particolare, la procura di Bologna si getta a corpo morto nelle indagini sull’attentato locale, seguendo una pista offerta generosamente dai servizi segreti, e che vede coinvolti, ovviamente, estremisti di destra. Così, quando con abile mossa l’inchiesta di Ustica le venne sottratta per approdare al rassicurante porto delle nebbie romano, nessuno ebbe la voglia e la forza di protestare.
Nel porto delle nebbie viene comunque inevitabilmente a galla la verità, ossia che il DC9 è stato abbattuto da un missile, durante una scaramuccia aerea che vedeva coinvolti jet Nato e un aereo libico con a bordo il Colonnello Gheddafi. Ma da quando questa ipotesi diventa consistente, il livello del depistaggio appare in tutta la sua criminale potenza.
Per essere sintetici: ci si trova di fronte all’occultamento e alla distruzione di registri del traffico aereo, a Marsala, Licola e Grosseto. Spariscono i nastri a Marsala e Grosseto che registrarono il tracciato del volo ITAVIA.
E poi… i suicidi che hanno fatto da contrappunto all’inchiesta.
I testimoni dell’esplosione a terra e in volo sono tutti scomparsi in un incidente o suicidi. Per esempio il “suicidio” del sottufficiale alla postazione radar di Poggio Ballone, che ha visto tutto, e ha testimoniato come si sono svolte le cose. Improvvisamente, senza alcun messaggio, si è “suicidato”. La morte in un “incidente aereo” dell’ufficiale Marcucci di Latina, avvenuta nel cielo della sua città. Era di servizio a un radar della base aereonautica, e anche lui aveva visto tutto. La sua morte in volo, fu archiviata come incidente, sia nell’inchiesta civile che in quella militare. ma indagini successive, portate avanti per l’ostinazione della famiglia, hanno scoperto che “l’incidente” era dovuto ad un’esplosione a bordo di un ordigno a base di fosforo. E ancora Mario Alberto Dettori, maresciallo dell’aeronautica in servizio a Grosseto, che fu trovato impiccato (in un modo definito immediatamente dalla Polizia Scientifica “innaturale”) a un albero in una piazzola sulla strada delle Sante Marie, alle porte di Grosseto, il 30 marzo 1987. Dettori aveva parlato dell’atterraggio nella sua base di due caccia, la notte di Ustica, che si erano alzati in volo per intercettare due aerei non identificati che volavano a fianco del Dc9 Itavia. I piloti erano Nutarelli e Naldini, morti poi a Remstein in Germannia  il 28 agosto 1988  durante una esibizione delle frecce Tricolori. Giampaolo Totaro, ufficiale medico delle Frecce Tricolori, fu rinvenuto impiccato alla porta del bagno di casa, subito dopo che questa circostanza era stata resa pubblica.
Chi abbia voglia e tempo di documentarsi, può farlo agevolmente, perché su Ustica, e sull’inchiesta, sono stati sparsi fiumi di (inutile) inchiostro, e girati dei film.
E del resto su Ustica esiste già anche una verità giudiziaria, dato che la Cassazione, ha condannato in sede civile al risarcimento ai familiari delle vittime, i Ministeri di Trasporti e Difesa, sostenendo provato che ad abbattere l’aereo siano stati caccia francesi, come gà dichiarato dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Quindi i tempi sono maturi. Il 27 Giugno è la giornata nazionale dell’ipocrisia, in cui è legittimo chiedere ‘agli alleati’ di contribuire a scoprire la verità.
Ma per piacere!