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Nel momento più difficile

di Carlo Brevi - 25/11/2021

Nel momento più difficile

Fonte: Carlo Brevi

NEL MOMENTO PIU' DIFFICILE, ALCUNE RAGIONI PER UN CAUTO, MA FONDATO, OTTIMISMO.

Come abbiamo più volte avuto modo di ribadire, tutti noi nella vita facciamo dei progetti, abbiamo degli obiettivi.
Poi non sempre le cose vanno come avevamo programmato, perchè non tutto dipende dalla nostra volontà.
Ci sono i nostri limiti, gli imprevisti.
Fa parte delle regole della vita.
E così come questa legge universale vige per noi, nello stesso modo è valida per i padroni del discorso, per coloro che hanno il potere, con i loro proclami e i loro editti, di decidere per le nostre vite.
Anche loro hanno degli obiettivi, anche loro hanno un piano, ed anche per loro ci sono degli imprevisti.
Sin dall'inizio di questa "emergenza" pareva evidente, per chi si fosse sforzato di analizzare con accortezza la sequenza degli eventi, che tutta la narrativa diffusa in maniera unanime dai governi e dai mezzi di comunicazione - nella loro totalità piegati a far da megafono alle indicazioni governative - che il punto di arrivo sarebbe coinciso con l'imposizione di una serie di strumenti di controllo coercitivi, e il tutto sarebbe passato per mezzo di una campagna vaccinale universale che nella sostanza sarebbe stata resa obbligatoria.
Un anno fa questa consapevolezza veniva denigrata e catalogata nel calderone delle ridicole "teorie della cospirazione", oggi è semplice cronaca degli eventi.
Questo era il piano sin dall'inizio, e consapevoli o meno, tutti noi l'abbiamo visto compiersi.
Ora, in questo momento, le maglie si stanno sempre più stringendo, e pare essere partita, da parte del governo, l'offensiva finale, di proporzioni tanto vaste, e di una essenza liberticida di una portata tale da far nascere qualche dubbio anche in molti di coloro che fino a ieri sostenevano con convinzione ogni misura intrapresa.

C'E' UNO SCENARIO NUOVO NELL'ORIZZONTE
Un anno fa ogni posizione critica nei confronti della politica intrapresa dai governanti si scontrava contro un muro di gomma.
I vaccini stavano per essere proposti alla popolazione, le speranze erano ai massimi livelli, chi ne metteva in dubbio l'efficacia, oppure più a monte criticava la gestione della "pandemia" nel suo insieme, veniva subito zittito, dal momento che tutto ancora doveva essere valutato.
Ora, con la campagna vaccinale conclusa, nella sua prima fase, appare evidente il suo totale fallimento.
Ovviamente una grande parte della popolazione crederà senza esitazione alle flebili giustificazioni dei padroni del discorso, avrà del tutto dimenticato le rassicurazioni, espresse quali certezze, secondo le quali coi vaccini "ne saremo usciti".
Ma questa parte della popolazione, seppur numerosa, non rappresenta più la maggioranza, come poteva esserlo, con percentuali schiaccianti, un anno fa.
Perchè nei piani dei governanti quasi tutto è andato secondo programma, con la popolazione pronta a credere a tutto quanto propagandato, impaurita e pronta ad ogni "sacrificio" richiesto.
Ma un piccolo particolare è sfuggito al controllo, è successo qualcosa che probabilmente non era stato previsto, qualcosa che rischia di mettere in dubbio tutta la narrativa anche nelle menti di coloro che fino a poco fa ponevano massima fiducia nelle istituzioni.

IL TALLONE D'ACHILLE  DELLA NARRAZIONE
Quello che è andato storto nel grande piano di riprogrammazione sociale messo in atto riguarda espressamente il fallimento dei vaccini, ed in particolar modo i loro innumerevoli, e non insabbiabili, effetti avversi.
Coloro che hanno imposto la campagna vaccinale ed hanno puntato tutto sulla diffusione di sieri genici di nuova tecnologia, mai testati prima sull'uomo, sapevano di avere tra le mani un prodotto ancora imperfetto  (e la sperimentazione sugli animali degli scorsi anni aveva dato esiti disastrosi), ma probabilmente non si aspettavano una fallacia così diffusa, con un numero di effetti avversi non celabile, sproporzionato, universale.
E non si sta parlando solo delle decine, centinaia, di morti improvvise seguenti la vaccinazione, alcune accertate anche dalle magistrature, o delle migliaia di malori improvvisi "senza correlazione" che riempino le pagine dei giornali locali.
Le reazioni avverse sono state universali, a partire dai classici "febbre e malessere", attesi e "nella norma" che hanno riguardato praticamente tutti, a quegli effetti gravi ma non abbastanza da rientrare nei casi segnalati.
Si parla di persone che hanno avuto mal di testa per settimane, altre che hanno difficoltà a camminare dopo mesi, altri ancora che hanno smarrito le forze e si trovano in uno stato di costante affanno e stanchezza.
Questi casi riguardano milioni di persone.
Alcuni ne parlano, altri si tengono i loro acciacchi in silenzio nel timore di essere catalogati quali "no vax", nel caso esprimessero qualche dubbio.
Ma queste persone, e sono milioni, non hanno più l'entusiasmo di un anno fa nell'aderire alle infinite campagne vaccinali che il governo prospetta.
Ovviamente se costretti, ricattati, cederanno, a malincuore, ma una cosa è certa: il governo ha perso il sostegno della maggioranza, sostegno che deteneva a mani basse fino a pochi mesi fa.
Le ultime misure annunciate sono una chiara conseguenza di questa consapevolezza: il governo ora usa il pugno duro anche nei confronti di chi era dalla sua parte fino a ieri.
Le minacce ai "no vax" sono in realtà rivolte a tutti gli altri, si tratta di un monito in stile ricattatorio-mafioso, del genere "attenti che se non continuate a fare come diciamo finirete come quelli, vi annienteremo come stiamo annientando quelli là".
Questo è il vero cambio di paradigma di questo momento: fino a ieri le minacce e i ricatti erano rivolti ad una piccola minoranza di irriducibili, con il pieno sostegno della maggioranza, mentre adesso quelle minacce sono dirette alla maggioranza stessa.
Questo è un cambio decisivo: ogni regime infatti si regge necessariamente sul consenso della maggioranza, e il modo in cui i nostri governanti si sono prodigati a monopolozzare tutti i mezzi di comunicazione, predicando una unica vulgata, ne è un chiaro segno.
Quando quel consenso viene meno i regimi passano alle maniere forti, alle minacce e alla violenza, ma si tratta sempre, e la storia lo dimostra, di un passaggio rischioso.
L'intensificarsi della campagna propagandistica, l'asprezza dei toni dello scontro,  elevati a livelli impensabili in una società "democratica", indicano che i governanti sono consapevoli di aver perso la fiducia dei sudditi.
Si sono quindi lanciati nella stretta finale, nella classica mossa dei disperati, del tutto o niente.
Potrebbe andare a buon fine, per loro, ma avrebbero comunque vinto su di una popolazione sottomessa e vittima dei loro ricatti, con un malcontento che alla lunga potrebbe creare grossi problemi.
Oppure potrebbero aver tentato il passo più lungo della gamba, facendo crollare per la fretta la loro torre di carte tirata su troppo precipitosamente.
Adesso sta a noi, noi tutti: quelli che avevano compreso sin dall'inizio, e quelli che bugia dopo bugia si sono resi conto che c'è qualcosa nella narrativa ufficiale di terribilmente sbagliato.