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Nell'eclisse del sacro credenti e non credenti respingono l'ideologia "progressista", che considera inutile peso feti e vecchi

di Nicolas Gauthier - 28/08/2025

Nell'eclisse del sacro credenti e non credenti respingono l'ideologia "progressista", che considera inutile peso feti e vecchi

Fonte: Barbadillo

Non occorre essere scienziati, basta avere un po’ di buon senso e un po’ di cervello per accorgersi come le società occidentali, considerate “progressiste”, abbiano ormai un unico obiettivo: uccidere i bambini non ancora nati nel grembo materno e far fuori gli anziani in scadenza. Bel progetto per il futuro, in cui d’ora in poi ci si dovrà destreggiare tra pompe aspira-feti e dispositivi burocratici che autorizzano a sopprimere anziani, prima che comincino a puzzare. Chi scrive ha un’età e comincia ad aver paura.

A complicare le cose, c’è chi, in genere figli di ricchi e con pochi anni alle spalle, rifiutano di mettere su famiglia in nome della salvaguardia del pianeta, dell’impatto ecologico dei pannolini o del prezzo del latte in polvere. Alcuni ricorrono addirittura alla vasectomia. D’altra parte, visto il loro aspetto da depressi cronici, non è un male che evitino di riprodursi, se non altro per il bene dell’umanità, o addirittura di Gaia.

Saggezza delle fiabe

Un tempo le fiabe ci assicuravano, a poche pagine dalla fine della storia, che il principe e la principessa, infine sposati, avrebbero avuto molti figli. Queste fiabe medievali, visionarie a modo loro e in materia sociale, non ignoravano nulla dei rapporti di classe, sapendo che il pastore poteva mettere incinta la contessa e che la pastorella non esitava a darsi al conte. Ma, alla fine, la comunità ne guadagnava; e anche il bene comune, poiché consentiva all’ascensore sociale di funzionare, anche se sotto le lenzuola.

Progressismo retrogrado

Oggi tale visione della società è giudicata retrograda. Ma quella promossa dal progressismo ambientale è davvero così progressista? È lecito chiederselo. Infatti chi sono le vittime e i beneficiari? La risposta è nella domanda. Tra i poveri si ricorre troppo spesso all’aborto, perché mancano i mezzi per accogliere un altro figlio, mentre l’eutanasia si rivela molto allettante, soprattutto economicamente, quando si tratta di accantonare gli anziani, dato che una casa di riposo decente non è per tutti.

Gravidanze-spettacolo

Per i ricchi, ovviamente, la storia è diversa. Basta leggere la stampa scandalistica, che alla fine è molto istruttiva sui costumi delle élite globalizzate. Le starlet del momento mettono in scena le loro gravidanze sui social. A evitare smagliature e seno cascante, ci sono le madri surrogate, le povere donne del Terzo mondo, le uniche cui l’aborto è vietato. Ma c’è ancora l’adozione, con altri grandi di questo mondo che vanno a fare acquisti in Africa, come Madonna o Angelina Jolie. Perché una famiglia Benetton, nei media, fa sempre bella figura.

Il papa sociale
Insomma, c’è chi spaccia per “progresso” umanitario la regressione dell’umanità, accompagnata dall’oppressione dei più poveri tra i nostri compatrioti terrestri. Il 25 marzo 1995, Papa Giovanni Paolo II evoca già questo cataclisma civile nell’enciclica Evangelium Vitæ. Per leggerla e comprenderne appieno il significato, non bisogna essere cattolici, ebrei, musulmani, politeisti o addirittura credenti, tanto è universale.
Lo dimostra il fatto che, nella premessa, il grande uomo ci dice: “Le nuove prospettive aperte dal progresso scientifico e tecnico comportano rischi crescenti per la dignità dell’essere umano e per la sua vita. (…) Ampi strati dell’opinione pubblica giustificano alcuni crimini contro la vita in nome dei diritti della libertà individuale”.
 
Una miriade di diritti
Prova che questo discorso di 30 anni fa non è stato vano: basta leggere l’editoriale del settimanale Marianne del 14 agosto scorso, firmato da Hadrien Mathoux: “Da tempo siamo fuori dallo ‘Stato di diritto’, che fanatici benpensanti continuano a decantare, per entrare nell’era delle ‘miriadi di diritti'”. Ben detto, tanto che il settimanale, non propriamente noto frequentatore di sacrestie, si unisce così alla parola papale nel condannare l’individualismo dilagante.
 
Aridità utilitaristica
Sempre Giovanni Paolo II dice: “Oggi c’è una moltitudine di esseri umani deboli e indifesi che vengono calpestati nel loro diritto fondamentale alla vita. Se alla fine del secolo scorso la Chiesa non aveva il diritto di tacere di fronte alle ingiustizie allora esistenti, ancora meno può tacere oggi, quando alle ingiustizie sociali del passato, che purtroppo non sono ancora state superate, si aggiungono in tante parti del mondo ingiustizie e fenomeni di oppressione ancora più gravi, talvolta presentati come elementi di progresso in vista dell’organizzazione di un nuovo ordine mondiale”.
 
Cultura della morte
Per Giovanni Paolo II, questa “cultura della morte” sviluppa una “concezione utilitaristica della società che sfocia nella guerra dei potenti contro i deboli”. E aggiunge: “Quando si cercano le radici più profonde della lotta tra ‘cultura della vita’ e ‘cultura della morte’, non ci si può fermare alla concezione perversa della libertà. Bisogna arrivare al cuore del dramma vissuto dall’uomo contemporaneo: l’eclissi del senso di Dio e del senso dell’uomo”.
E’ la perdita del sacro così giustamente rilevata da altri due filosofi, Thomas Molnar e Alain de Benoist, uno credente e l’altro no, nel loro saggio a quattro mani, L’eclissi del sacro (Edizioni Settecolori, 1992). Quando i grandi spiriti si incontrano, perché negarsi il piacere? Non sarebbe cristiano, come si dice a Éléments.