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Niente ironie sul «podere al popolo». Premiare la vita con la terra è giusto

di Claudio Risé - 06/11/2018

Niente ironie sul «podere al popolo». Premiare la vita con la terra è giusto

Fonte: Claudio Risé


L'iniziativa del governo risulta davvero innovativa, perché punta sui bambini,
cioè sul futuro della nazione. E se il provvedimento suona retorico o fuori dal
tempo è solo per il politicamente corretto che ci condiziona.

Le nazioni "giovani", del domani, non sono quelle che fanno più tecnologia,
ma quelle che fanno più bambini. Il "plusvalore" portato dai bambini è
enormemente maggiore di quello di qualsiasi tecnica. Per una ragione molto
semplice: il bambino è un essere vivente, e la sua presenza cambia e
trasforma l'intera vita umana attorno a lui, mentre la tecnologia (se va bene)
si limita a renderla un po' più comoda, o a farla scorrere più velocemente.
Per questo l'iniziativa del governo italiano di dare in uso per 20 anni e oltre
appezzamenti demaniali a famiglie con tre figli sembra davvero innovativa,
non solo a parole. Perché punta sul domani, e non solo con dei ragionamenti
complicati, o coi soldi, ma con la materia prima dello Stato: la terra. E la offre
a chi dimostra di credere nel futuro e nel domani, e non è egoisticamente
chiuso in un oggi solo per sé: i genitori di più bambini. Esattamente: almeno
tre, un numero che nella simbolica di ogni cultura sta per lo sviluppo, la
crescita, la fertilità della coppia, l'apertura del discorso, la dialettica, la sintesi
tra tesi e antitesi.
Certo: bisognerebbe credere ai simboli, cui pochi badano ancora, o così
almeno si dice. Ma l'ordine simbolico, da Pitagora e dalla Bibbia in poi è
quello che sovraintende a quello materiale. L'Occidente soprattutto (ma
anche l'Oriente fino a quando ha funzionato bene) si è costruito e affermato
così: a colpi di simboli, e di azioni da essi ispirate. È quello che ci consente di
esprimerci, di comunicare, di parlare. Fingere che l'ordine simbolico non
esista, cercare di sostituirlo con lo spread, non serve a nulla.
Alla fine, poi, si arriva sempre lì: alla vita. Cioè ai bambini: ci sono, o non ce
n'è più? E allora, poi, come si fa con la depressione, con la droga per farsi
fuori ( a 16 anni, ma anche a 60), con la violenza, con la disperazione per la
mancanza di senso di ogni cosa? Perché è così quando nulla è più
risvegliato dal sorriso (ma anche dallo strillo) di un bambino. Non sono i conti
dei numerini di cui parla Di Maio, ma nemmeno i numeroni dei Soloni
dell'economia a illuminare il domani. Quello lo fa, invece, il bambino. È lui che
"apre uno squarcio sul futuro, che quasi non è più gravato del peso del
passato" ha scritto il filosofo Emmanuel Levinas. Un futuro "profetico", un
futuro che parla col Signore, come assicurava Gesù che ripeteva che
bisognava diventare come bambini per entrare nel regno dei cieli. Quando ha
scritto questa intuizione, ormai molti anni fa, Levinas nulla sapeva,
naturalmente, dell'attuale legge di bilancio del governo italiano, né del "peso"
del passato su una manovra che vuole sviluppo, fatta sotto il ricatto del debito
accumulato nei decenni precedenti.
Chi può alleggerire il debito sono i bambini, innanzitutto perché garantiscono
che un futuro ci sarà. Ma poi perché la loro presenza, il loro arrivo, è premiata
con la terra: la carne della madre-patria. Non è retorica: anche questa è
simbolica, simbolica politica, e simbolica dell'esistenza. Non si può rinunciare
a dire qualcosa di vero perché "suona" retorico. Adesso suona così perché
ogni verità, anche elementare, è stata colpita dall'interdetto del politicamente
corretto, che proibisce di dire qualcosa di vero, perché sarebbe troppo forte.
E poi qualcuno si offenderebbe. Si offenda pure. Non si può diventare tutti
stupidi in omaggio al politicamente corretto.
La terra è l'aspetto nutriente della Patria, diverso da quello burocratico, o da
quell'altro invece sì, spesso vuotamente retorico, delle Grandi Istituzioni. Tra
l'altro noi abbiamo una madre-terra buonissima da mangiare, che tutto il
mondo ci invidia, cercando di copiarne le irripetibili delizie. È solo un atto di
giustizia, dunque, dare parte delle ampie (e per lo più incoltivate) terre
demaniali, ai genitori che hanno un rapporto reale con il futuro, e fanno tre
figli. Ci potranno coltivare delle cose buone. Un segno che la patria non è
morta e ci vuole bene. Un gesto profondo, che potrebbe aprire la strada a
molti altri.