Odio l’uomo bianco
di Giuseppe Gorlani - 07/05/2023
Fonte: Giuseppe Gorlani
Alcuni giorni fa è comparso sulla Rassegna Stampa di Arianna un bell’articolo di Gian Luca Diamanti dedicato al “miracolo” inesauribile della primavera. In esso si dice come un simile prodigio sia “negato a chi ha scelto di vivere in città”. Verissimo. Confrontandomi spesso con persone che abitano in città, mi rendo conto della loro incapacità ed impossibilità di assaporare pienamente il prorompere della forza vitale in questa stagione. E tuttavia, anche per chi vive immerso nella natura non mancano ostacoli in grado di attenuare la percezione gioiosa della primavera. Uno su tutti: il cielo deturpato da velami biancastri di matrice artificiosa. Se si trattasse di un fatto sporadico sarebbe tollerabile, ma purtroppo è ormai diventato quotidiano: vedere il cielo pulito è diventata una rarità. Oggi 5 maggio, per esempio, alle 8,20 (ora solare) la volta celeste è già tutta appannata da un denso velame opaco: all’alba era perfettamente tersa ma poco dopo le scie rilasciate da numerosi aerei (diverse decine) l’hanno ridotta allo stato attuale. Solo uno stupido o un impostore potrebbero affermare che si tratta di un fenomeno naturale e che gli aerei rilascianti enormi e lunghissime scie (che vanno da un orizzonte all’altro e che talvolta tracciano persino cerchi) non centrano nulla.
I “grandi” della terra, che proclamano di avere a cuore il benessere della popolazione mondiale, stanno tentando di contrastare il riscaldamento climatico, afferma il Corriere della Sera, nel tentativo di legittimare il fenomeno. Nondimeno, quali siano le vere ragioni di tale attività non è dato sapere. Nel mondo moderno – o, meglio, post-moderno − la menzogna è diventata la regola. Tra l’altro, non si è nemmeno certi che si stia verificando un riscaldamento climatico globale; alcuni eminenti scienziati lo negano. Si prova pena per l’enorme percentuale di cittadini che, in stato di ipnosi, insiste a credere nelle versioni cosiddette “ufficiali”. La favola del “re nudo” insegna. Riguardo a tutto quell’andare e venire di aerei possiamo però dire con una discreta sicurezza che si tratta di un’attività nefasta. Innanzitutto, la constatazione di non vivere più sotto il cielo così com’è deprime; la bellezza è infatti fonte di contentezza ed armonia più di quanto l’alienato creda. Ma poi ci si chiede pure che cosa stiano spargendo nell’atmosfera con tanto accanimento: sostanze salutari, neutre, inoffensive? Conoscendo la temperie morale attuale c’è da dubitarne fortemente. Anzi, a dirla tutta, si intuisce che non può essere così.
Alle 9,30 il sole è diventato un cerchio di luce pallida. Intendevo uscire a prendere un po’ d’aria e di dare un’occhiata ai lavori in corso negli orti, ma me ne è passata la voglia. E penso a quale possa essere la statura intellettuale ed etica delle persone che oggi si contendono il potere in Italia e nel mondo: se permettono un simile scempio – insieme a molti altri, persino peggiori − non hanno certo amore per il proprio Paese. Tempo fa udii un eminente personaggio politico, ora al governo, rispondere a un giornalista che lo interrogava timidamente sulle scie chimiche: “Lasciatemi in pace con queste scemenze”. E così hanno buon gioco le vere “scemenze”, più o meno terribili: il ponte sullo Stretto, l’obbligatorietà vaccinale per una malattia probabilmente inventata in laboratorio, il green pass, l’invio di armi all’Ucraina e la propaganda pro-Kiev che ignora totalmente le ragioni dei russi, ecc.
Una vecchia canzone degli anni ’60 si intitolava I hate the white man (“Odio l’uomo bianco”) Significativamente l’autore, Roy Harper, a causa del suo modo di pensare e di vivere non uniformato trascorse alcuni mesi in un ospedale psichiatrico, dove venne sottoposto ripetute volte a elettroshock. L’“odio” è un brutto sentimento e parlare di “uomo bianco” è senza dubbio una generalizzazione, ciononostante, se ci si pone di fronte ai quasi duemila anni di atrocità e di ipocrisia che, salvo rare eccezioni, hanno contrassegnato il cammino dell’Occidente, si possono comprendere e giustificare. Basti pensare ai nove milioni di “streghe” giustiziate tra il XIV e XVII sec. (il dato è dello storico tedesco Wilhelm Gottlieb Soldan), agli stermini di Indios e di Pellerossa conseguenti alla sedicente scoperta del Nuovo Mondo, ai 60, 70 milioni di morti della seconda guerra mondiale, alle guerre arbitrarie e predatorie in Iraq e in Afghanistan, per non citare che pochi, eclatanti esempi di barbarie. Dietro a simili eventi c’è sempre il medesimo uomo, lo stesso avido imbroglione, incapace di riflettere sul significato essenziale dell’esserci: si riempie la bocca delle parole “bene”, “altruismo”, “progresso” ma agisce in direzione affatto contraria.
Ore 10,30, il cielo si è parzialmente liberato e qua e là sono comparsi squarci d’azzurro. Si vede che molto in alto ci sono venti forti. Nel contempo da est avanzano altri aerei con scie lunghe e intense. È in corso una sorta di battaglia tra l’uomo monco, degenerato – posseduto da hybris scientistico-tecnologica − e la Natura (in India chiamata Shakti), la divina energia-coscienza che presiede all’ordine universale. Ci si augura che la seconda saprà restaurare nella sfera umana un equilibrio ormai pesantemente e dolorosamente compromesso dalla cecità cronica elevata a norma.