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Piazze e schemi cognitivi

di Riccardo Paccosi - 29/10/2023

Piazze e schemi cognitivi

Fonte: Riccardo Paccosi

Fa piacere che anche in Italia, come in altri paesi europei, si stiano riempendo le piazze in sostegno al popolo palestinese.
Fa piacere per almeno due ordini di motivazione:
a) perché, ora più che mai nel contesto della terza guerra mondiale a pezzi, la causa israeliana viene a coincidere con quella atlantista-occidentale che sta incendiando il mondo al fine di mantenere la propria supremazia; una volta si sarebbe detto, insomma, che si tratta d'una questione primaria di lottta all'imperialismo;
b) perché, come già palesatosi in occasione di vari sondaggi d'opinione svolti intorno alla guerra russo-ucraina, si palesa altresì come la propaganda totalitaria dei media occidentali sui temi bellici non funzioni; il sentire della maggioranza della popolazione, cioè, è in distonia con quello dei giornalisti e delle forze politiche oggi presenti in Parlamento.
Chiarito tutto questo, però,  è inutile stare a nascondersi dietro a un dito. Bisogna ammettere con schiettezza, anche, che proveniamo da due anni di guerra russo-ucraina - con rischio di escalation nucleare al seguito - durante i quali rispetto alla reattività delle masse si è registrato un encefalogramma piatto. Presso le masse, pur come già detto non attecchendo la propaganda bellica del potere, della guerra russo-ucraina non è fregato nulla a nessuno, né è stata dalle masse compresa o anche solo percepita la minaccia atomica in quanto tale.
Ora, col ritorno del conflitto israelo-palestinese, vediamo le piazze tornare a riempirsi. O meglio: tornano a riempirsi anche perché tornano a riattivarsi una parte delle reti organizzative della sinistra.
Quella sinistra che - durante l'emergenza pandemica e la sospensione dei diritti costituzionali, trovandosi di fronte a qualcosa che non rientrava nei propri schemi narrativi riconosciuti e riconoscibili - si è adeguata pedissequamente all'ideologia dominante.
Quella sinistra che, se sente menzionare Klaus Schwab e il World Economic Forum, non sa costoro chi siano, non sa cosa facciano, non sa che poteri abbiano, ma sa solo che si tratta d'un argomento complottista e dunque non pertinente a una cultura "da compagni".
Quella sinistra, oggi, torna in piazza perché finalmente percepisce qualcosa che risulta leggibile attraverso gli automatismi cognitivi consolidati nel secolo scorso, ovvero il conflitto israelo-palestinese.
Un caso emblematico è quello di un esponente della cultura di sinistra mainstream come Zerocalcare: allineato al potere sulla pandemia, allineato al potere sul politically correct e sulla cancel culture, ecco che tutt'a un tratto il fumettista romano, di fronte a qualcosa che rientra nei processi intepretativi con cui è cresciuto, torna a essere "antagonista" rifiutando di partecipare a Lucca Comics per via della promozione israeliana a tale manifestazione.
Qualcuno dirà: non c'è da lamentarsi,  bisogna anzi essere contenti che si allarghi il campo dell'opposizione di piazza.
Sì, ma se il campo si allarga mantenendo il gap cognitivo degli ultimi anni riguardo ai lineamenti strategici del capitalismo sovranazionale quali Agenda 2030, Grande Reset e via dicendo, non solo si persevera nell'ignoranza del contesto di trasformazione capitalista, ma si persevera anche nell'ignoranza sulla guerra in quanto tale.
Se e quando la terza guerra mondiale a pezzi si sposterà nel Pacifico a causa di Taiwan o della Corea del Nord, per esempio, quella sinistra che oggi riesce a decodificare il conflitto israelo-palestinese si troverà ancora una volta di fronte a qualcosa per lei ininterpretabile e, quindi, ancora una volta cesserà di mobilitarsi.
Per tutti questi motivi, le mobilitazioni non devono mai ridurre il portato d'analisi e devono ricercare, a livello di schema interpretativo, il denominatore comune non già minimo bensì massimo.