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Polli Aia

di Marco Travaglio - 29/06/2025

Polli Aia

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Leggendo in rapida successione due interviste dei generali Portolano e Tricarico e l’editoriale crivellato dal maresciallo Panebianco con raffiche di mitra, stavo per convertirmi al riarmo. Dice il Portolano, arrapatissimo dalle decine di miliardi che stanno per piovere dal cielo, che dobbiamo “puntare su organici, droni, copertura aerea, munizioni, forze corazzate, artiglieria, genio, batterie equipaggiate con missili di nuova generazione”. Per far che? Per avere la “prontezza operativa” a “sostenere un conflitto come quello russo-ucraino in corso”. Ora, la Russia ha invaso la confinante Ucraina per impedirle di entrare nella Nato e di continuare a bombardare le regioni russofone del Donbass. Evidentemente c’è un Paese confinante con noi che medita di invaderci per impedirci non di entrare nella Nato (ci siamo da sempre), ma di bombardare la minoranza ladina in val di Fassa o quella tedesca in Sudtirolo? Il Tricarico, affranto per la “crisi vocazionale che ha reso il mestiere delle armi meno appetibile”, vuole rimpinguare l’esercito, riportare in caserma i 7 mila soldati di Strade sicure e “rendere richiamabile nella riserva chiunque ha lasciato il servizio attivo da un certo numero di anni: per esempio io”, che ha appena 83 anni. Perché “i granai sono vuoti” (forse voleva dire arsenali) e c’è “una guerra alle porte”. Con chi, per riservatezza, non lo dice. Ma si lascia sfuggire che, “se l’Italia venisse attaccata come Israele dall’Iran, non potremmo difendere i cittadini”. Per la verità è Israele che attacca l’Iran e questo risponde, ma non è uso attaccare Paesi a cazzo: se evitiamo di bombardarlo, è probabile che non bombardi noi e le cellule di Hezbollah in Val Brembana restino dormienti. Poi c’è il mar. Panebianco, che divide i nemici del riarmo fra “amici del giaguaro” (i “putinian-pacifisti”), “europeisti della domenica” e “sonnambuli” che perdono tempo in “calcoli complicati su quanto costerà ai cittadini” con tagli a “sanità, pensioni, scuola e altro”: quisquilie.
Quando stavo per arrendermi, ho letto l’articolo di Gianandrea Gaiani (Analisi Difesa) sul “pavone Trump” e i “polli europei” al vertice Nato dell’Aia: “Il 5% del Pil alla Difesa non ha nulla di militare: i piani di sviluppo delle forze armate si fanno definendo cosa occorre per conseguire le capacità stabilite, il tempo necessario e il costo, e poi reperendo le risorse. Non certo stabilendo a priori percentuali di Pil”. Trump vuole solo che “gli europei comprino armi Usa per riequilibrare la sua bilancia commerciale”. E i “polli” scattano sull’attenti, “schiacciati tra l’incudine del 5% di Trump e il martello degli 800 miliardi a debito imposti dall’Ue: il primo per favorire gli Usa, il secondo la Germania. In entrambi i casi, paghiamo noi”. Cornuti e contenti.