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Quando la realtà è cocciuta

di Antonio Catalano - 11/06/2022

Quando la realtà è cocciuta

Fonte: Antonio Catalano

Non eravamo a un passo dalla resa? Dalla ritirata? Non ci hanno raccontato per mesi che l’eroica resistenza ucraina, con la popolazione compatta dietro al presidente Zelensky, insorta come un solo uomo, intrepida e potente, le stava suonando di brutto a quei pappamolla mandati da Mosca? Non ci hanno descritto l’ex Armata rossa come se si fosse improvvisamente trasformata in Armata Brancaleone? Non ci dicevano che era pronta a sfaldarsi dietro una collezione di brutte figure che in confronto Franco e Ciccio sul sentiero di guerra sembravano Carl von Clausewitz? Così Mario Giordano attacca il suo pezzo di oggi, nel quale, poi, con apparente aria scanzonata sbeffeggia quelli che si presentano come gli "esperti", in questo caso di questioni militari, che dicono tutto e il contrario di tutto, così come è successo nei due anni di mono discorso sulla famosa pandemia. Come di quel Paolo Magri, direttore dell’Ispi, docente, membro eccetera, insomma uno blasonato, che ha dovuto ammetter su La7 che le cose non sono andate proprio come hanno raccontato finora la Bbc e gli analisti militari inglesi sui presunti disastri dell’esercito russo nei primi due mesi per poi accorgersi nell’ultimo che l’esercito russo c’è, i generali ci sono anche se muoiono, e lentamente ma inesorabilmente nel Donbass, ma non solo lì, stanno avanzando (parole di Magri). Non c’è niente da fare, scrive Giordano, la realtà non vuole saperne di assoggettarsi alle loro teorie farlocche, per quanto queste siano presentate come verità assolute. Cominciano a trapelare briciole di verità e, in un modo o nell'altro, coloro che finora si sono abbeverati alla fonte Nato sono costretti ad ammetterlo. Come quel Fabio Tonacci, inviato di “Repubblica”, costretto a parlare di quel comandante ucraino rimasto con l’auto in panne nel Donetsk e terrorizzato perché (nel territorio controllato dagli ucraini) essendo tutti russi, non c’era manco uno che gli controllasse il carburatore. Ma come, si domanda sornione Giordano, non ci avevano raccontato che sull’intero territorio nazionale gli ucraini sono visti come i liberatori? E perché questo comandante deve andare in giro senza divisa per non farsi riconoscere? Come quel Lorenzo Cremonesi che sul “Corriere” di ieri scrive delle centinaia e centinaia di ucraini che collaborano con i russi. E come dichiara in un’intervista a Tonacci un americano che combatte con gli ucraini, nome di battaglia Lupio del Nord: il 99 per cento delle brigate internazionali è scappato appena ha sentito il primo tiro dell’artiglieria russa. Una realtà che pure l’”Indipendent” è costretta a “rivelare”: diserzioni che crescono sempre di più nell’esercito ucraino, dove «il morale è basso».  
Ora anche Mario Giordano sarà iscritto nella rete dei filo Putin? Andrà anche lui a far parte di quella realtà che «allarma gli apparati di sicurezza perché tenta di orientare, o, peggio, boicottare le scelte del governo»?