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San Coudenhove-Kalergi e la post-democrazia

di Andrea Cometti - 13/09/2017

San Coudenhove-Kalergi e la post-democrazia

Fonte: Accademia nuova Italia



Tutti uniti in nome di San Coudenhove-Kalergi. Ciò che non vi dicono sulle segrete stanze della politica Italiana. Le elezioni politiche del 2018: una falsa partita a scacchi in cui il vincitore si sa già chi è: “L’Eurocrazia”.

Capalbio, saldi di fine stagione
Come cantavano i Righeira negli anni ’80 “l’estate sta finendo” e le ferie, per chi ha avuto la possibilità di farle e ormai anche solo il coraggio, è già un ricordo. Capalbio, Jesolo e Rimini, stupri permettendo e “rompi balle” di vù cumprà si sono dimostrate comunque più sicure e gradite di Sharm El Sheick, della Tunisia o della stessa Barcellona. Il pienone in Italia c’è stato, anche se molti italiani: “i conti li pagavano con le monetine”. Solite code chilometriche, qualche rischio di malaria o scabbia e la novità dell’ansia da “occupazione” della propria casa al ritorno, in una estate particolarmente torrida, unica cosa certa raccontata dalle televisioni e giornali, sempre più di regime. E tra uragani epocali, terremoti devastanti e un puffo coreano con la passione per i missili, gli italiani tornano al proprio tran tran più stressati di prima, magari pensando: ”vaffanculo le ferie e la globalizzazione” era meglio starsene a casa, anche solo con la classica “frittatona e Peroni ghiacciata” di fantozziana memoria.
2018 finalmente le elezioni ?
Anche grazie all’antipasto siciliano di novembre, che in ogni caso darà le prime chiavi di lettura e linee guida sui rapporti di forza, gli stressati vacanzieri scoprono al loro ritorno di essere già in piena campagna elettorale: a primavera finalmente si vota, dopo una legislatura di tecnici abusivi mai eletti e saltafossi impenitenti. Ma la prima osservazioni, riguarda proprio le regole del gioco, ovvero, quelle che colpevolmente non ci sono ! una nuova legge elettorale, che avrebbe dovuto essere conseguenza della famosa e storica sentenza della Corte Costituzionale, non è stata fatta; il che fa presagire la volontà di una ripetizione dell’attuale legislatura “tecnica”, basata appunto sul cambio di casacca da parte di molti parlamentari, (Angelino Alfano docet) e in piena coerenza con il: “Cambiare tutto per non cambiare nulla”.
Per le aspettative del corpo elettorale e le speranze del Popolo Italiano di contare qualcosa nessuna novità, stesse formazioni, stesso tripolarismo inconcludente, con la variabile e novità decisiva del “Quarto polo, il Partito degli astenuti”, ago della bilancia che con quasi il 50% di “consenso” deciderà, comunque il “finto” risultato finale (!).
I concorrenti per finta
Al che se ne dica, a riguardo del gran numero di partiti presenti in Italia, grazie ad una legge per la raccolta delle firme a dir poco antidemocratica, vi soli solo 5/6 partiti capaci di competere alle prossime elezioni, riconducibili alle 3 ben note coalizioni: Il Pd, epurato e purgato di molte componenti, del segretario “padrone” Matteo Renzi, il M5 stelle con l’ormai già deciso candidato premier Luigi Di Maio, (forse dopo le scontate primarie in rete) e il centro-destra del trio Be.Sa.Me. mucio, Berlusconi-Salvini-Meloni. Gli altri futuri “Cespugli” entreranno con “Diritto di Tribuna”, con l’esempio per tutti dell’ex Partito Radicale, che di fatto è già da molto tempo una componente interna del Pd. Quello del giochetto della “Componente”, figlia naturale del sistema elettorale attuale, oggetto della sentenza Costituzionale, che “de facto” nomina e non elegge i parlamentari, merita una menzione particolare essendo una compravendita (forse illegale?) consolidata per assicurarsi un seggio in Parlamento da parte di piccoli leader, o presunti tali, di associazioni, movimenti o partitini all’uopo costituiti, poltrone da stipendi d’oro pagate anche con fideiussioni bancarie, da ritornare nei 5 anni di legislatura, ed è questo l’unico e  vero motivo per cui le sempre citate “Elezioni anticipate”: non si fanno mai!
Renzi, Salvini, Di Maio:  i 3 novelli “Macron” Italiani
Il meeting lacustre Ambrosetti, con gli interventi “diplomatici” e chiarificatori di Salvini e Di Maio hanno fatto capire che, l’unica cosa certa delle prossime elezioni italiane è che vincerà l’Eurocrazia; basta ascoltarne i video. Ergo in Italia gli euroscettici e odiati populisti “veri”, non saranno presenti e rappresentati alle elezioni. E se Salvini si sta allineando sulle posizioni del nuovo incaricato dalla Merkel a contenere il populismo italiano, ovvero l’immarcescibile Silvio Berlusconi (ringalluzzito dall’incontro di Malta con la ex-culona inchiavabile), il M5 stelle gia con il “Doppio salto mortale carpiato” del gruppo europeo, aveva fatto capire la loro politica sull’Euro, che ci fa domandare: ma il 5 stelle ha una politica sua?
Ma nonostante tutto, tra il terrore generale, il movimento del defilato e furbo Grillo è dato tra i vincenti, anche con un risultato bulgaro. Eugenio Scalfari al riguardo sosteneva, a ragione, “Ogni tanto anche la gallina cieca trova il chicco”: che i 5 stelle rappresentano la volontà, quasi l’abitudine di andare a votare degli italiani, che essendo delusi e traditi dai partiti tradizionali li votano turandosi il naso, magari come sostiene Vittorio Feltri: “facendo il gesto dell’ombrello, soli, soletti nella cabina elettorale”. Ma il piano “B” per gli eurocrati l’ha già ben spiegato l’ex ideologo grillino Paolo Becchi: Di Maio in caso di vittoria grillina prenderà, semplicemente, il posto di Renzi, il candidato ufficiale dell’Eurocrazia.
Lo scenario più inquietante
Stesso discorso per il centro-destra, in cui pesa la mancata e reale autonomia del duo Salvini-Meloni, colpevoli di essere incapaci di sganciarsi dal vecchio leader forzista: a proposito chi si ricorda ancora dell’esperienza del Popolo delle Libertà, alzi la mano? La vittoria di un falso centro-destra a trazione “forzista” è nei conti, e nei sondaggi, ma come sopra non c’è problema per l’Eurocrazia, se anche vincesse con un Salvini premier, Berlusconi attuerebbe nel breve un salto della quaglia a favore del “suo” Renzi, inaugurando l’ennesimo “Patto del Nazareno”, in posizione di favore, ovviamente a tutela dei suoi personalissimi interessi, in primis le “strategiche” televisioni.
Conclusioni: “La post-democrazia Italiana e il modello Macron”
Fanno finta di farci votare, decisioni già prese da altri ! e non italiani, forse neanche europei: questo è il triste quadro che emerge nella post-democrazia Italiana, in cui la memoria difetta ai più e non solo per l’età avanzata dei “pupari”: il Referendum Costituzionale è già dimenticato, come i risultati delle amministrative e la storica caduta della “Rossa” Genova: ma Renzi con la Boschi e la “laureata” Fedeli non dovevano lasciare la politica in caso di vittoria dei No?
Concludendo, ma non prima di guardare meglio al modello francese Macron, che è quello che ci aspetterà a primavera, notiamo: un incredibile 51,2 % che non hanno votato, (oltre la metà). Il partito artificiale di Macron, tenuto conto degli astenuti, non ha ottenuto il trionfale 32,9 per cento dichiarato, ma udite udite un miserabile 12,7%. L’astensione però non conta quindi, col 32% dei voti, il partito di Macron governa grazie al 75% dei seggi: mai si è visto un tale scollamento tra popolo e politica, una simile mancanza di rappresentatività  e  falsificazione del suffragio, è il “Sistema americano” dove un Obama veniva eletto con neanche il 10% dei consensi. Va da sè che i sudditi europei, Germania compresa, si debbano allineare ai poteri finanziario-massonici americani, come lo stesso Donald Trump sta facendo, e come per nostra disgrazia sta facendo la neochiesa del Gran Maestro gesuita Bergoglio con i suoi nuovi “consulenti” Bonino e Scalfari. Il venerabile Licio Gelli nella sua ultima intervista, giustificava i frequenti viaggi di Matteo Renzi a New York col fatto che andava a prendere ordini, dai suoi capi, la risposta a tutti gli interrogativi degli italiani stanno qui, ovvero tutti uniti in nome di San Coudenhove-Kalergi.