Se cade Teheran vince Davos
di Martino Mora - 17/06/2025
Fonte: Martino Mora
Se cade Tehran non cade soltanto un regime islamico, per quanto meno oppressivo di quello suadita,,o sudanese, o pakistano. Se così fosse non ci sarebbe granché di cui preoccuparsi, almeno da parte mia.
Se cade Teharan, invece, cade ogni possibilità di un mondo multipolare, anche se Mosca e Pechino restano in piedi.
La vittoria di Tel Aviv (e di Washington) contro Tehran infatti, sarebbe la vittoria di un mondo geopoliticamente unipolare, diun uni-verso geopolitico in cui l’America e Sion continueranno a dettare legge. Questo è il punto decisivo.
Perderebbe ogni concretezza la possibilità di pluri-verso politico al quale corrispondano modelli diversi di civiltà.
Se cade Tehran, perde geopoliticamente la Terra e vince il Mare. Lo spazio liscio della globalizzazione tecnico-mercantile e del mondialismo american-sionista.
E’ il mondo liberalcapitalista che ha voluto con forza l’utopia della globalizzazione, e che corrisponde a un ben preciso modello di civiltà dove il denaro, le merci, la tecnica scatenata dettano legge. Dove Il pansessualismo sterile e deteriore, il mondo Lgbt, il femminismo, l’abortismo, il gender, il dirittismo, il polticamente corretto e l’individualismo scatenato sono la norma.
Dove predomina la massificazione uniforme e ogni tipo di omologazione antiumana, ,dove tutte le differenze sono odiate e messe al bando, tranne la più volgare, quella della ricchezza.
Dove i valori spirituali sono negletti in ogni modo e oltre l’ateismo (ormai moneta vecchia) si affermano forme di spiritualità occultista, corrotta e deviata, persino rovesciata, accanto al transumanesimo e al materialismo più soffocante.
E’ il mondo della civilizzazione universale, il mondo di Davos e di Silicon Valley. Il mondo dei mercanti, dei banchieri, del rap, del trap, dei sodomiti tatuati e delle femministe urlanti.
Il mondo dove Cristo è al bando nella sua stessa Chiesa, ormai svuotata dall’autodemolizione.
Il mondo per il quale gli untori della globalizzazione unipolare, liberal-progressisti e liberal-conservatori, sinistra e destra, lottano insieme fingendo di azzannarsi, ma andando perfettamente d’accordo sulla meta da raggiungere; la nuova Babele.
Se cade Tehran vincono Davos, Washington e Tel Aviv. Non cade l’islam, che soprattutto nella versione sunnita non urta affatto i Padroni, perché serve, qui in Europa, al progetto del “meticciato”.
Cade invece ogni possibilità di un mondo multipolare, che corrisponda almeno in parte a spazi di civiltà diverse, non certo perfette, ma non del tutto travolte dalla plutocrazia finto-democratica, dal mercatismo selvaggio e dall’istintualismo orgiastico e tribale della civilizzazione occidentale, ormai non solo anticristiana ma persino anticristica nel suo nichilismo estremo.
Se cade Tehran vince Davos.