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Si parva magnis componere licet

di Franco Cardini - 06/03/2023

Si parva magnis componere licet

Fonte: Franco Cardini

SI PARVA MAGNIS COMPONERE LICET: FIRENZE 2023, CUBA 1963, IRAQ 2003, UCRAINA 2022
Quando noialtri poveri insegnanti magari ormai in pensione ci rifugiamo, sentenziosi e sconsolati, in quel che il buon Lorenzo Tramaglino detto Renzo definiva il latinorum, davanti alla maestà dei fati che incombono amiamo rispolverare auree massime quali Historia magistra vitae e ricorrere magari a lambiccate analogie, vere o supposte, tra fatti del presente ed eventi del passato: remoto o prossimo che sia.
In questi casi, chi non milita nelle schiere della musa Clio reagisce con fastidio. Oggi, i sicofanti indefessi del “C’è un aggressore e un aggredito: senza se e senza ma” replicano infastiditi o indignati a chi li accusa di usare due pesi e due misure con la perentoria replica: “Ma che c’entra?”, oppure tagliando corto: “Acqua passata!”. Come reagirebbero mai, a loro volta, se qualcuno reagisse nella stessa maniera a un loro dotto e solenne argomentare, che so io, sul Risorgimento e sulla Resistenza? In quel caso ci si attaccherebbe alla “questione morale”, al “passato-che-non-passa”, all’evocazione del Male Assoluto e così via. Venghino, signori, venghino al Gran Bazaar dei Due Pesi e Delle Due Misure, dove si acquista tutto a caro prezzo, si vende a due soldi e dove il Cliente, se è un Sincero Democratico che si muove nel mainstream del Pensiero Unico, ha sempre ragione. In questo modo un’Aggressione diventa qualche volta un Atto Necessario di Difesa Preventiva, un Massacro si trasforma in un Intervento Umanitario, certi politici autoritari tacciati di Tirannia e altri non meno duri denominati rispettosamente Presidenti (exempli gratia il Tiranno Assad versus il Presidente Bolsonaro, il Despota Putin versus il Democratico Zelensky).
Ma, di grazia, paulo minora canamus. Firenze, febbraio 2023. Davanti al liceo Michelangiolo un gruppetto di ragazzi di un’organizzazione di Destra ed estranei a quella scuola distribuisce manifestini; intervengono alcuni ragazzi di Sinistra, affermano che quell’istituto è una “scuola antifascista” e distruggono il materiale propagandistico; si viene alle mani, ma sembra che un commando di Destra fino ad allora rimasto nascosto emerga dal nulla e sbaragli il gruppo degli avversari. È un’applicazione della “trappola di Tucidide”, come ha spiegato Luciano Canfora a proposito del 24 febbraio 2022. Ma nel tafferuglio si registra un fatto ripugnante: un ragazzino di Sinistra cade a terra e viene ferocemente, vigliaccamente preso a pugni e a calci dagli avversari. Insurrezione generale: cortei cittadini in piazza, interrogazioni parlamentari, denunzie del “nuovo squadrismo”, circolari della preside del “Leonardo da Vinci” nella quale si tace il dilagante fenomeno odierno della violenza nella scuola e fuori di essa per denunziare invece in toni ideologici il “pericolo fascista” e circolare del Ministro della Scuola, Valditara, che censura il documento della preside ma la minaccia, senza legittimo fondamento, di sanzioni disciplinari.
In realtà, l’episodio è l’ennesimo squallido esempio di violenza e di prevaricazione. I “fascisti” sono gli aggressori, i ragazzi di Sinistra gli aggrediti. Come l’Ucraina nel 2022: senza se e senza ma. Senonché a questo punto entrano in gioco le regole sociologiche delle aggressioni, ad esempio quelle connesse con il “bullismo a scuola”. Il bullo di solito, conscio della sua superiorità muscolare, sceglie con cura la vittima più debole ma non l’aggredisce mai: la provoca, la esaspera, la obbliga ad aggredirlo anche se essa – a sua volta conscia della disparità fisica – non ne ha voglia alcuna. A questo punto aggredisce, magari debolmente: ma è fatta, lo si può massacrare impunemente invocando la legittima, sacrosanta autodifesa. Così, almeno nelle sue intenzioni, ha reagito il gruppo dei “provocati”, cadendo forse in quel caso in una trappola strategica messa in opera in quanto le provocazioni in casi del genere sono abituali.
Ma allora, se le cose stanno così, anche il 24 febbraio 2022 (esito di una strategia della provocazione che dura da almeno otto anni, dai fatti di Maidan, e si riallacciano ad ancor prima, alla “ridefinizione strategica” statunitense nei confronti del mondo caucasico nel 2008) acquista un differente valore e una ben diversa scala. Sintetizziamo così: “C’è un provocatore e un provocato; e ci sono provocazioni alle quali il provocato, per sostanziale legittima difesa, non può reagire se non con l’aggressione”. E quindi: se gli Usa di Kennedy avessero reagito alla provocazione dei missili sovietici a Cuba, non sarebbe stato tutto ciò in fondo legittimo (il che sottintende però la necessità di un ripensamento anche a proposito di Putin)? Ma andiamo oltre: non si può sottovalutare il fatto che la “provocazione” sovietica dei missili a testata atomica prossima al territorio statunitense rispondeva a sua volta a una provocazione precedente, quella statunitense dei missili Jupiter in Europa.
E ancora: come giudicare – lasciamo da parte l’aggressione statunitense al Vietnam – la scelta criminale nei confronti dell’Iraq nel 2003 (con l’aggravante della menzogna delle “temibili armi di distruzione di massa”), quella sì un’aggressione addirittura senza provocazione (a meno che non si ritenga tale nei confronti degli USA l’atteggiamento di Saddam nei confronti d’Israele)?
Da queste sparse considerazioni si evince quanto veramente infame sia il miscuglio di superficialità, di cinismo e di servilismo alla luce del quale c’è davvero di che vergognarsi come italiani del fatto che, da parte di una stragrande maggioranza della società civile italiana (quanto meno dell’“Italia legale”: dalla quale, soprattutto in tempi di crescente assenteismo elettorale divenuto ormai una tendenza di massa, va disgiunta con rigore “l’Italia reale”), si è accettato perfino con entusiasmo – magari inconscio oppure opportunisticamente simulato – il principio espresso dal mantra “C’è un aggressore e un aggredito” adottato acriticamente, in palese contraddizione con il contesto del tempo e con tutta una serie di eventi che senza possibilità di equivoco dimostrano come la categoria dell’aggressione sia attributo costante del ruolo di “gendarme del mondo” assunto dagli USA, quanto meno concettualmente, fin dal tempo nel quale il presidente Monroe formulò in funzione antieuropea la tesi del subcontinente americano come “cortile di casa” degli states.