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Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione

di Paolo Becchi - 10/02/2019

Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione

Fonte: Paolo Becchi

Il “sovranismo” è diventato la nuova categoria politica intorno alla quale si è orientato il dibattito pubblico, diviso tra i suoi sostenitori e la vecchia intellighenzia che ne denuncia le pericolose affinità con il fascismo o comunque con concezioni autoritarie e nazionalistiche. Per la verità il “sovranismo” oggi è solo una risposta a quella “voglia di nazione” che si sta esprimendo in tutta Europa contro le élites globaliste. Ma si sa, poi, che cosa sia la “sovranità”?
La sovranità di cui parlano oggi i “sovranisti” non è quella che ha segnato, a partire da Bodin e Hobbes, il pensiero politico e giuridico moderno, la sovranità, cioè, come potestas absoluta, potere “leviatanico” che non può essere in alcun modo limitato. I sovranisti di oggi pensano, piuttosto, a quella sovranità “debole”, teorizzata per la prima volta da Althusius, che vede lo Stato non come il risultato di un pactum unionis et subiectionis, mediante il quale i singoli individui si sottomettono direttamente ad un sovrano che si assume il compito di proteggerli, ma come l’effetto di una serie, di una pluralità di patti politici e sociali che formano associazioni o consociazioni autonome, naturali e artificiali, private e pubbliche: le famiglie, le corporazioni, le città, le province, e così via, fino ad arrivare alla Repubblica, allo Stato.
Si tratta di un modello a sovranità “debole”, cioè diffusa, “frammentata” nelle diverse organizzazioni di cui si compone la comunità. Se queste sono le due principali opzioni ideologiche, all’origine del concetto moderno di sovranità, bisognerà chiedersi come siano andate, storicamente, le cose. La storia conferma e indica una tendenza: se la modernità è iniziata con l’assolutismo politico, essa è giunta, infine, alla costruzione dello Stato costituzionale di diritto e, con essa, la sovranità dello Stato si è trasformata in sovranità del popolo. Sovrano in fondo non è più, oggi, lo Stato, ma il popolo. Ma che cosa vuol dire esercitare la sovranità? Come si riconosce chi è il sovrano? La formula coniata da Carl Schmitt, secondo cui «sovrano è chi decide sullo stato di eccezione», è ancora attuale. Finché un ordinamento funziona, nel senso che le leggi in vigore consentono di dare una risposta per ogni problema che si presenti, la questione del “sovrano” neppure si pone. Diversa è la situazione quando si verifica un caso “eccezionale”, un caso di emergenza, per il quale nessuna legge prevede con precisione qualcosa. È qui che la sovranità viene in gioco, perché “sovrano” sarà colui che, in questa situazione non regolata, ha l’ultima parola su come affrontarla.
Se questo è vero, dobbiamo ammettere che, al momento, in Italia la “sovranità” purtroppo non appartiene né allo Stato né al popolo. È stata l’Unione Europea a decidere per noi la legge di bilancio, costringendoci ad una manovra inadeguata in un momento di recessione del tutto prevedibile e da me prevista su questo giornale, quando Paolo Savona, per indorare la pillola di una manovra troppo debole, fantasticava di crescita. Ed è la magistratura a voler decidere la politica migratoria, incriminando un Ministro, Salvini, che cerca di attuare un controllo della immigrazione clandestina e non indagando invece Sindaci che si rifiutano di applicare una legge dello Stato.
Nei casi decisivi, l’ultima parola non l’ha avuta né il governo né il popolo. Anzi chi governa rischia persino di finire sotto processo per aver compiuto un atto politico. Se vi è bisogno di “sovranismo”, in questo Paese, non è perché si senta il bisogno di nuove forme di autoritarismo, o si abbia una qualche “nostalgia” per il fascismo. Piuttosto, il bisogno è quello di riattivare la capacità di decidere da parte di chi, in uno Stato costituzionale e democratico, ha il dovere di farlo, ossia il governo legittimamente eletto. Per ora, chi decide in Italia non è né il governo né il popolo: sono la Ue e la magistratura.